giovedì 14 ottobre 2021

Tirare i remi in barca

Da qualche tempo ho cominciato a tirare i remi in barca. Intendo sul lavoro. Una volta ero più tollerante, più disponibile, se c'era da fare qualche ora di straordinario la cosa non mi creava nessun problema. E di straordinari ne ho fatti, specialmente all'inizio, oltre trent'anni fa, quando cominciai a lavorare nell'azienda in cui sono tutt'ora. 

Poi, col tempo, le cose sono cambiate; l'azienda si è progressivamente ingrandita, ha fatto delle acquisizioni, quell'aura di familiarità che si respirava quando era ancora piccola, intraprendente, quasi pionieristica, è andata persa (ne avevo già scritto qui). Oggi è tutto più asettico, più meccanico, più rigidamente strutturato. È andato perso anche quel senso di solidarietà, di mutua assistenza che legava noi dipendenti. Siamo più "distanti", più parcellizzati, più individualisti. 

Quindi faccio le mie otto ore e poi me ne vado, anche se a volte ci sarebbe bisogno di restare di più, specie nel turno pomeriggio-notte; ma dico di no, non ho più voglia, non mi sento più incentivato. Ho tirato i remi in barca.

10 commenti:

  1. Purtroppo è diventato tutto meno spontaneo, meno semplice, in una parola meno umano.
    Ci credo che la voglia passi. Buona serata Andrea.
    sinforosa

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    1. Sì, purtroppo è così.
      Buona serata, sinforosa.

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  2. Lo vedo su tutti i posti di lavoro. Ormai è diventata una questione di mera sopravvivenza: si va a lavorare perché bisogna portare a casa la pagnotta, non perché si trovi interesse nel lavoro. E quella pagnotta è sempre più esigua: l'Italia è l'unico paese europeo dove gli stipendi vanno alla rovescia, calando anziché aumentare. Incentivi a lavorare? Inesistenti.

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    1. Che poi, alla fine, è una pagnotta sempre più risicata. La questione degli stipendi l'avevo letta anch'io.

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  3. Dopo i trenta/quaranta anni di lavoro la stanchezza è fisiologica, le innovazioni strutturali e manageriali sono viste sempre con sospetto, e inizia a scarseggiare l'entusiasmo; le aziende stesse tendono a "scivolarti" la quiescenza perché, a dispetto dell'esperienza e della qualità, gli costi come due giovani virgulti spiritati ed entusiasti. Appena puoi, o te lo offrono, tela.

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    1. Sono troppo giovane per telare, altrimenti a quest'ora l'avrei già fatto.

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  4. Impersonalizzazione è il nome del virus che ha picchiato duro in ogni settore della società e il mondo del lavoro non è quello maggiormente colpito. Che tristezza...
    Otto ore di lavoro credo siano sufficienti... il resto è per affetti, progetti e interessi di cui sei ricchissimo.
    Ciao Andrea.

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    1. Hai detto bene: impersonalizzazioe. Siamo ormai diventati quei "funzionari di apparati" di cui parla Galimberti.
      Ciao Sari.

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  5. Hai fatto bene. Quando ci si sente più un numero che una risorsa, quel dare di più perde entusiasmo, passione... Te ne accorgi dopo la prima volta che sei rimasto, e allora preferisci goderti qualche ora in più la famiglia, cui forse ti accorgi di aver sacrificato fin troppo tempo a favore di chi non ti ha gratificato professionalmente come speravi giusto.
    Considerazioni promiscue tra tua esperienza lavorativa e mia, s'intende.

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