domenica 24 ottobre 2021

Semestre bianco

Se potessi, ma non posso, farei come Corrado: sei mesi di lavoro e sei mesi a casa. Ma non posso, purtroppo. Ciò che mi ha colpito della sua lettera è il rendersi conto che viviamo in una società troppo veloce, una società che impone all'uomo ritmi diversi da quelli che gli sono propri, e chi oggi ha la possibilità di poterli recuperare, probabilmente non si rende conto della fortuna che ha. 

Scrive Corrado: "Ho quanto mi basta per vivere, esattamente come dici tu. Buona parte del mio stipendio è sostituita dal tempo. Quello stesso tempo che non tornerà e che, per quelli come me, ha un valore non quantificabile in denaro. Il tempo per me non è denaro, è fare ciò che più mi piace. È vero, si rinuncia a qualcosa, si spende meno. Ma ha poi così tanto senso lavorare per spendere?"

No, non ne ha, ma a volte, purtroppo, non si può fare diversamente, e non possiamo rimproverare nessuno eccetto noi stessi per questo, perché i criteri con cui abbiamo definito la società e instaurato le condizioni per poterci vivere non sono piovuti dal cielo come entità immutabili imposte da un ente superiore, ma li abbiamo scelti noi.

9 commenti:

  1. Sono anni che sostengo che ormai la vera ricchezza è rappresentata dal tempo a propria disposizione. Purtroppo la maggioranza delle persone non può scegliere, ma è perfettamente vero quello che dici, ovvero che siamo noi ad aver scelto di accettare certe condizioni, oltre ad abbracciare la convinzione che se non si lavora si è dei fannulloni.

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    1. Sì, la ricchezza è il tempo, e questa cosa si comprende con sempre maggiore contezza col progredire dell'età (ahimè!).

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  2. Io seguo la solita regola che poi in me è insita nel dna : lavoro per vivere e non il contrario.
    Quindi il mio tempo libero me lo gestisco a seconda di quanto me ne lascia il mio lavoro.
    Ed è prezioso e per adesso son sempre riuscito a valorizzarlo.
    Buona domenica

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    1. Anche io, specie da alcuni anni (quando iniziai a lavorare, più di trent'anni fa, non era così), cerco di lavorare per vivere e di non fare io contrario. A volte ci riesco, a volte no.
      Ciao Max.

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  3. Bisogna regalarsi dei momenti per sé (da trascorrere soli o con i propri cari, se ci sono) ogni giorno. Le batterie vanno ricaricate, specie coi ritmi imposti dalla società attuale, dove devi finire in fretta qualcosa non per andare prima a casa ma perché devi iniziarne assolutamente un'altra.
    Il mio smartphone ogni tanto ha iniziato a spegnersi da solo, ed è uno smartphone, un prodotto artificiale privo di sistema nervoso e incapace di emozionarsi. Ho detto tutto.

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    1. Vero, bisogna prendersi dei momenti per sé, momenti liberi in cui bisogna staccare da tutto, anche a costo di annoiarsi. La noia, nonostante ciò che comunemente si pensa, non è un sentimento negativo ma positivo, e anche utile perché è un potente stimolatore di creatività. E questo succede perché quando ci annoia ci si ingegna per combatterla, e questo ingegnarsi stimola la creatività. Ma oggi non ci si annoia più, le giornate sono piene, sempre di corsa per arrivare dappertutto. Dopo dice che la gente sbrocca: per forza...

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    2. Vero che la noia non è per forza negativa, così come non è per forza negativo lo stress se si riesce a trasformarlo in eustress, cioè in stress al termine del quale hai un appagamento di quanto fatto, e perciò ti ricarichi mentre produci anziché consumare le energie.

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  4. "...ma li abbiamo scelti noi". Sono di diverso parere, in realtà non scegliamo quasi nulla, se non quello che la politica e il mercato hanno già scelto per noi. Se i cambiamenti che oggi ci inorridiscono fossero avvenuti in breve tempo, saremmo davvero scesi in piazza, uniti e solidali, ma ce li hanno furbescamente propinati poco per volta, come si fa con il veleno che uccide, e noi non sappiamo neppure quando e come ci siamo lasciati prendere per mano per finire all'oggi, proni e disposti a sopportare di tutto.
    Buona domenica Andrea.

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  5. Sì, hai ragione, Sari, oggi sono la politica e il mercato che decidono per noi. Specialmente il mercato, dal momento che la politica per decidere guarda quest'ultimo. Ma quel "noi" io lo intendo in senso lato, come categoria umana che storicamente ha scelto di elevare l'economia, quindi il denaro, come valore unico a cui appellarsi e a cui consegnare le nostre vite, scelta di cui noi oggi paghiamo le conseguenze. Questi concetti li spiega in maniera chiara ed esemplare, sicuramente meglio di me, il filosofo Umberto Galimberti in questa sua bellissima lezione.

    Buona domenica, Sari.

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