lunedì 31 gennaio 2011
Retromarcia (l'ennesima) sul Wifi
Tutti quelli, compreso lo scrivente, che avevano gioito alla notizia che nell'ultimo milleproroghe non era stato inserito il famoso decreto Pisano sulla regolamentazione del Wifi nei locali pubblici, hanno preso una cantonata.
Quest'uomo è un capolavoro
Non ci sono storie: quest'uomo è un grande! Al di là del fatto che sia simpatico o antipatico. Non solo propone in zona cesarini un patto a Bersani basato sul nulla, che è solo un estremo tentativo di salvare le chiappe, ma quando quest'ultimo, Bersani, gli risponde picche ha pure il coraggio di dargli dell'insolente. Geniale!
E per cosa? Per non avere voluto fare le riforme per il bene del paese: quelle stesse riforme che lui è da 17 anni che promette. Che il crepuscolo dei regimi non fosse indolore lo sapevo, ma che fosse anche comico in questo modo, non me lo sarei mai aspettato.
E per cosa? Per non avere voluto fare le riforme per il bene del paese: quelle stesse riforme che lui è da 17 anni che promette. Che il crepuscolo dei regimi non fosse indolore lo sapevo, ma che fosse anche comico in questo modo, non me lo sarei mai aspettato.
Fessi sì, però...
Pare che la mossa disperata di Berlusconi per salvarsi, non solo non abbia convinto il Pd (per una volta sono riusciti a dire di no senza litigare), ma neppure i lettori del Corriere. Insomma, c'è un limite anche al farsi prendere per fessi, no?
Piccola nota a margine. Maroni, tra una cosa e l'altra, ha detto: "se giovedi’ il federalismo non passa andiamo tutti a casa". E ancora: "nel centrodestra comunque 'ci sono tanti uomini e donne capaci, competenti e dotati di leadership in grado di guidare un governo'".
Io se fossi in qualcuno di nostra conoscenza comincerei a preoccuparmi, ma seriamente.
Il quartier generale racconta/49
Il disfacimento di una leadership, di una compagine di governo e del suo "capo", non si evince solo da certi eloquenti segnali, ma anche da come i relativi house organ iniziano a sbranarsi tra loro. Stamattina il leggendario Giornale di Sallusti, specchio fedele del Berlusconi-pensiero delle ultime ore, se la prende col fronte sempre più ampio che vuole andare a votare.
Un fronte che parte da D'Alema e comprende "Fini, Casini, Di Pietro e Vendola". E che naturalmente comprende anche dei giornali: "Corriere, Repubblica e..." Libero! Libero? Proprio così, la guerra tra i due quotidiani berlusconiani, iniziata ormai un mesetto fa col passaggio di Feltri accanto a Belpietro, prosegue, tanto che stamattina Libero viene buttato nello stesso calderone in cui c'è Repubblica - probabilmente in seguito a quanto scriveva ieri il quotidiano di Belpietro.
A corredare il tutto, un pregevolissimo articolo a firma Salvatore Tramontano, in cui si spara ad alzo zero contro tutti i cattivoni che vorrebbero andare a votare convinti che sia l'unica soluzione per togliere il paese dall'impasse. La cosa curiosa è che il prode articolista finge di dimenticarsi di menzionare l'unico partito e l'unico leader che le elezioni non le chiede da oggi, ma almeno dall'estate scorsa, se non prima: la lega di Bossi. Come avrà fatto a dimenticarsi?
Transizione paracula?
Senza scendere in articolate e complesse analisi geopolitiche, mi pare abbastanza "paracula" la presa di distanza degli USA (Obama e la Clinton hanno auspicato una "transizione disciplinata") da Mubarak. Gli USA sono da più 30 anni fedeli alleati dell'Egitto; un'alleanza che è iniziata addirittura col precedente presidente, Sadat.
Insomma, chiedere oggi, dopo più di 150 morti e quasi una settimana di guerra nelle strade, che Mubarak si tolga dalle scatole mi sembra una pretesa un po' strumentale e facile. Se agli USA stava effettivamente sulle scatole il nonno di Ruby, perché non hanno chiesto questa famosa "transizione" quando ancora non vacillava?
Insomma, chiedere oggi, dopo più di 150 morti e quasi una settimana di guerra nelle strade, che Mubarak si tolga dalle scatole mi sembra una pretesa un po' strumentale e facile. Se agli USA stava effettivamente sulle scatole il nonno di Ruby, perché non hanno chiesto questa famosa "transizione" quando ancora non vacillava?
Alla frutta
Ci sono molti modi per capire quando un politico è alla frutta e alla disperazione. Uno di questi è quello di vedere il suddetto politico, che evidentemente conosce i sondaggi e il relativo rischio qualora si andasse a votare, cercare di aggrapparsi pure all'opposizione proponendo un impossibile e irrealizzabile "piano bipartisan per la crescita".
Ovviamente, al suddetto politico del famoso piano importa un fico secco, ma quanto vogliamo scommettere che per l'ennesima volta l'opposizione ci cascherà e gli getterà l'ennesima stampella?
domenica 30 gennaio 2011
Senti chi parla
D'Alema non ha mai cessato di colludere con il primo ministro, cui si è rivolto per averne l'appoggio prima per tentare la scalata al Quirinale, dicendosi disposto alle riforme volute dal Cavaliere, poi chiedendo il suo consenso per diventare Ministro degli Esteri della UE e infine avendo i voti del PDL per diventare Presidente del Copasir. Tutto questo in continuità con le scelleratezze del passato. Che, è bene ricordarlo anche al popolo viola, rischia di ritornare.
Repubblica, stamattina, pubblica un'intervista a D'Alema che si colloca tra il patetico e il ridicolo. In pratica, uno dei maggiori responsabili dell'affermazione e consolidamento del berlusconismo viene oggi a darci suggerimenti su come liberarcene.
(citazione tratta da Partiti 2010. Pericoli d'involuzione della democrazia, pubblicato su Facebook dal giudice Ferdinando Imposimato)
Ripensamenti
All'inizio doveva essere una grande manifestazione, quella contro i giudici, in ogni parte dello stivale, poi solo a Milano, poi più niente. "Ma chi ti ci veniva a inneggiare la Minetti? via...", dice un pidiellino di spicco. Qualcuno che non ha del tutto mandato il cervello in rottamazione c'è ancora, evidentemente.
sabato 29 gennaio 2011
Comunque andrà a finire...
Penso che qualunque sarà l'epilogo del conflitto in corso in Egitto, qualcosa di incredibile sia comunque successo.
(immagini tratte da questa rassegna di repubblica.it)
Più internet per tutti, vero?
Pensate se, come forma di protesta, ogni utente Vodafone cambiasse operatore.
Incazzarsi ancora
Diciamo la verità: fanno quasi tenerezza quei magistrati che ancora hanno il fiato e la voglia di rispondere, di incazzarsi, di controbattere alle offese e alle denigrazioni che ormai ogni giorno arrivano loro da quell'avanzo di galera che ci governa.
E' meglio continuare a pagare, no?
Dalla relazione annuale sullo stato della giustizia elaborata da Ernesto Lupo, primo presidente della Cassazione.
Avete presente quando si sentono i vari berluscones (compreso il capo) blaterare di riforma della giustizia? Non è una cosa difficile, in fondo. Come diceva il buon Travaglio qualche tempo fa, per fare una riforma seria della giustizia non occorre mettere al relativo ministero un genio o un mago. E' sufficiente anche solo un bravo avvocato penalista che conosca un po' il problema.
E la soluzione, come del resto vanno dicendo da anni quelli che vogliono fare una riforma degna di questo nome, è quella suggerita dallo stesso Lupo: depenalizzare i reati cosiddetti "bagatellari", organizzare meglio le risorse, la geografia dei tribunali, il personale, aumentare le risorse. Non è un'impresa lunare; basta un pochino di buona volontà. Quella che evidentemente manca a chi per riforma della giustizia intende la limitazione delle intercettazioni, il processo breve, il legittimo impedimento, i vari lodi Alfani (a proposito, c'era anche Alfano ad ascoltare) e le varie immunità.
Nel frattempo lo stato continuerà a pagare cifre colossali in risarcimenti e l'Italia continuerà ad avere una giustizia simile al Burkina Faso.
Avete presente quando si sentono i vari berluscones (compreso il capo) blaterare di riforma della giustizia? Non è una cosa difficile, in fondo. Come diceva il buon Travaglio qualche tempo fa, per fare una riforma seria della giustizia non occorre mettere al relativo ministero un genio o un mago. E' sufficiente anche solo un bravo avvocato penalista che conosca un po' il problema.
E la soluzione, come del resto vanno dicendo da anni quelli che vogliono fare una riforma degna di questo nome, è quella suggerita dallo stesso Lupo: depenalizzare i reati cosiddetti "bagatellari", organizzare meglio le risorse, la geografia dei tribunali, il personale, aumentare le risorse. Non è un'impresa lunare; basta un pochino di buona volontà. Quella che evidentemente manca a chi per riforma della giustizia intende la limitazione delle intercettazioni, il processo breve, il legittimo impedimento, i vari lodi Alfani (a proposito, c'era anche Alfano ad ascoltare) e le varie immunità.
Nel frattempo lo stato continuerà a pagare cifre colossali in risarcimenti e l'Italia continuerà ad avere una giustizia simile al Burkina Faso.
Palle quotidiane
Gilioli e Carletto segnalano due panzane grosse come una casa contenute nell'ultimo messaggio video del Bin Laden nostrano. Una è qui e l'altra è qui. Poi, ovviamente, chi ha voglia può cercare anche tutte le altre.
venerdì 28 gennaio 2011
Mubarak ad libitum
Leggendo qua e là alcune cose su quanto sta accadendo in Egitto, ne ho scoperto una interessante che non sapevo: il presidente egiziano Mubarak è al potere da quasi 30 anni, e precisamente dal 6 ottobre 1981, quando fu assassinato Sadat. E' abbastanza comprensibile che gli egiziani ne abbiano le scatole piene.
Se qualcuno fosse interessato, quelli del Post fanno liveblogging qui.
Se qualcuno fosse interessato, quelli del Post fanno liveblogging qui.
Donare banda all'Egitto
Mentre noi stiamo qua, monopolizzati dal bunga bunga e dalle abitudini sessuali di un vecchio settantaquattrenne che per disgrazia qualcuno ha messo a capo del governo, il mondo intorno a noi sta bruciando: Tunisia, Albania, l'attentato di alcuni giorni fa a Mosca. E poi l'Egitto in queste ore. Penso che la gravità di una rivolta in un paese dipenda anche dalla possibilità o meno che filtrino le notizie.
In Egitto Mubarak pare che abbia chiuso internet e la telefonia cellulare. Niente sms, Twitter e Facebook, quindi. Daniele segnala sul suo blog che chi vuole smanettare un po' può dare una mano al progetto TOR.
In Egitto Mubarak pare che abbia chiuso internet e la telefonia cellulare. Niente sms, Twitter e Facebook, quindi. Daniele segnala sul suo blog che chi vuole smanettare un po' può dare una mano al progetto TOR.
Pronto, c'è Fini?
A scanso di equivoci, vorrei qui rimarcare che io sono tra quelli fermamente convinti che se quanto pubblicato dal Giornale e da altri corrisponde a verità, Fini se ne deve andare. Lo so, qualcuno dirà: ma è il Giornale! Certo, ma finché non uscirà fuori qualcuno - e finora non è uscito - che dimostrerà che quel "beneficial owner" è una patacca, Fini è appeso alla sua promessa di qualche mese fa: "Se verrà dimostrato che la casa è sua, non esiterò a dimettermi".
Poi, se vorrà tenere fede o meno, affari suoi. Come sua è la faccia.
Di nipote in nipote
Concita De Gregorio, in questo suo editoriale, ipotizza che la nuova minorenne, questa volta brasiliana, approdata alla corte del sultano sia la nipote di Lula.
Lui, Masi
Secondo voi, se Masi avesse anche solo minimamente immaginato di fare una figura di questo genere, avrebbe telefonato lo stesso?
Tutti in piazza contro i giudici
Il 13 febbraio i berluscones, su ordine del capo, scenderanno in piazza per protestare contro la cosiddetta "giustizia politicizzata". Ma che cosa si intende di preciso con questa definizione? Per saperlo bisognerebbe chiederlo a colui che l'ha coniata, Berlusconi, il quale crede che i magistrati che si occupano di lui siano comunisti, di sinistra, e quindi facenti parte di una sorta di complotto ordito per tentare di buttarlo giù.
Questa panzana è stata da sempre un cavallo di battaglia del premier, ed è stata in questi anni riproposta con un'intensità mediatica talmente elevata che molti hanno finito per crederci veramente. Dimostrazione che il famoso detto "racconta una balla 100 volte e diventerà realtà" non è poi così campato per aria. La cosa divertente (si fa per dire) di questa bella trovata, è che in linea teorica ogni persona che in Italia ha un'idea politica di un certo tipo e si trovasse per caso alle prese con qualche grana giudiziaria potrebbe partecipare alla grande manifestazione.
Un ipotetico assessore regionale di centrosinistra indagato, che ne so?, per corruzione, potrebbe ad esempio partecipare perché convinto che il pm che lo tiene sotto torchio sia di destra e ce l'abbia quindi con lui. Un ipotetico consigliere provinciale di centrodestra, imputato, che ne so?, per concussione, potrebbe partecipare e protestare perché pensa magari che il giudice che lo sta processando sia di sinistra e lo voglia morto (politicamente).
Ovviamente sto ragionando per assurdo, ma è solo per cercare di far capire appunto quanto sia assurda e "lunare" una manifestazione di questo tipo: un capo di governo pluri-indagato e con tre processi attualmente in corso che prima minaccia di punire i giudici per via parlamentare, e poi organizza una manifestazione basata sulle balle per cercare di delegittimarli. In quale altro paese democratico e civile accadrebbe? In nessun altro. Infatti accade da noi.
Questa panzana è stata da sempre un cavallo di battaglia del premier, ed è stata in questi anni riproposta con un'intensità mediatica talmente elevata che molti hanno finito per crederci veramente. Dimostrazione che il famoso detto "racconta una balla 100 volte e diventerà realtà" non è poi così campato per aria. La cosa divertente (si fa per dire) di questa bella trovata, è che in linea teorica ogni persona che in Italia ha un'idea politica di un certo tipo e si trovasse per caso alle prese con qualche grana giudiziaria potrebbe partecipare alla grande manifestazione.
Un ipotetico assessore regionale di centrosinistra indagato, che ne so?, per corruzione, potrebbe ad esempio partecipare perché convinto che il pm che lo tiene sotto torchio sia di destra e ce l'abbia quindi con lui. Un ipotetico consigliere provinciale di centrodestra, imputato, che ne so?, per concussione, potrebbe partecipare e protestare perché pensa magari che il giudice che lo sta processando sia di sinistra e lo voglia morto (politicamente).
Ovviamente sto ragionando per assurdo, ma è solo per cercare di far capire appunto quanto sia assurda e "lunare" una manifestazione di questo tipo: un capo di governo pluri-indagato e con tre processi attualmente in corso che prima minaccia di punire i giudici per via parlamentare, e poi organizza una manifestazione basata sulle balle per cercare di delegittimarli. In quale altro paese democratico e civile accadrebbe? In nessun altro. Infatti accade da noi.
giovedì 27 gennaio 2011
Bunga bunga in tre D
Per quelli che, presi da irresistibile curiosità, volessero sapere di preciso cos'è la stanza del bunga bunga, l'Espresso pubblica un'immagine tridimensionale e interattiva.
E c'è ancora gente che guarda Zelig
Nel chiedere alla Camera di sollevare il conflitto di attribuzione, il membro della Giunta del Pdl Maurizio Paniz ha esposto la tesi che competente sull'inchiesta non può essere il tribunale di Milano bensì il Tribunale dei ministri, dal momento che Silvio Berlusconi avrebbe agito per motivi istituzionali quando si è mosso per Ruby fermata dalla questura di Milano, pensando che fosse la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak.
Io sono convinto che anche mia nonna, se glielo raccontassi, riderebbe.
Io sono convinto che anche mia nonna, se glielo raccontassi, riderebbe.
Il quartier generale racconta/48
Articolo aggiornato.
Avete presente i vari Maroni, Alfano e compagnia bella (Berlusconi compreso) che ogni giorno sono in tv a raccontare i successi di questo governo contro la criminalità organizzata, il numero di mafiosi arrestati, ecc.? Il magistrato Ilda Boccassini è uno di quelli che nel corso della sua carriera non l'ha fatto a chiacchiere, come i politici, ma l'ha fatto sul campo, occupandosi di criminalità organizzata, mafia, terrorismo e stragi, contribuendo a scoprire, tra le altre cose, esecutori e mandanti della stragi Falcone e Borsellino e fornendo un contributo determinante alla cattura di Totò Riina.
Però ha una macchia. Una macchia gravissima: è una delle titolari dell'inchiesta in cui Berlusconi è indagato per prostituzione minorile e concussione. Potevano quelli del Giornale perdonargli una cosa del genere? No di certo. Ecco infatti, stamattina, il prestigioso quotidiano diretto da Sallusti tirare fuori un fattaccio gravissimo commesso da Ilda la rossa ben 29 anni fa: un bacio galeotto, sulla pubblica via, dato a un giornalista. Terribile! Come può un magistrato che ha commesso una cosa tanto grave occuparsi delle escort del presidente del Consiglio?
Ieri è toccato a Vendola, oggi alla Boccassini (anche se a quest'ultima è già da un po' che gli house organ di casa Berlusconi stanno col fiato sul collo). Domani?
Aggiornamento 14,23.
Dopo quanto pubblicato dal Giornale, è intervenuto il capo della procura di Milano in difesa della Boccassini. E guardate cosa sono riusciti a scrivere questi qui: "La procura attacca il Giornale". Avete capito, no? Nonostante stiano usando con la Boccassini lo stesso metodo di Boffo e del giudice Mesiano, sono loro a sentirsi sotto attacco solo perché un procuratore ha fatto notare che razza di ciarpame sia le cose che pubblicano.
Diciamo la verità: non sono straordinari?
Avete presente i vari Maroni, Alfano e compagnia bella (Berlusconi compreso) che ogni giorno sono in tv a raccontare i successi di questo governo contro la criminalità organizzata, il numero di mafiosi arrestati, ecc.? Il magistrato Ilda Boccassini è uno di quelli che nel corso della sua carriera non l'ha fatto a chiacchiere, come i politici, ma l'ha fatto sul campo, occupandosi di criminalità organizzata, mafia, terrorismo e stragi, contribuendo a scoprire, tra le altre cose, esecutori e mandanti della stragi Falcone e Borsellino e fornendo un contributo determinante alla cattura di Totò Riina.
Però ha una macchia. Una macchia gravissima: è una delle titolari dell'inchiesta in cui Berlusconi è indagato per prostituzione minorile e concussione. Potevano quelli del Giornale perdonargli una cosa del genere? No di certo. Ecco infatti, stamattina, il prestigioso quotidiano diretto da Sallusti tirare fuori un fattaccio gravissimo commesso da Ilda la rossa ben 29 anni fa: un bacio galeotto, sulla pubblica via, dato a un giornalista. Terribile! Come può un magistrato che ha commesso una cosa tanto grave occuparsi delle escort del presidente del Consiglio?
Ieri è toccato a Vendola, oggi alla Boccassini (anche se a quest'ultima è già da un po' che gli house organ di casa Berlusconi stanno col fiato sul collo). Domani?
Aggiornamento 14,23.
Dopo quanto pubblicato dal Giornale, è intervenuto il capo della procura di Milano in difesa della Boccassini. E guardate cosa sono riusciti a scrivere questi qui: "La procura attacca il Giornale". Avete capito, no? Nonostante stiano usando con la Boccassini lo stesso metodo di Boffo e del giudice Mesiano, sono loro a sentirsi sotto attacco solo perché un procuratore ha fatto notare che razza di ciarpame sia le cose che pubblicano.
Diciamo la verità: non sono straordinari?
La fiducia di Bertolaso
"Sognavo di poter commentare con voi l'archiviazione o lo stralcio della mia posizione nella nota vicenda di questo procedimento penale in corso. Mi auguravo che potesse essere possbile e che la posizione potesse essere chiarita. Ma e' probabile che l'inchiesta sia destinata a protrarsi nel tempo e quindi, visti i riferimenti e il trattamento riservato alla Protezione civile per cose che nulla hanno a che fare con quello che abbiamo realizzato alla Maddalena, era opportuno chiarire". (Guido Bertolaso - 8 maggio 2010).
Naturalmente, visto che le indagini hanno preso una piega un pelino diversa da quella auspicata dall'ex sottosegretario alla protezione Civile, ci auguriamo che la fiducia nella magistratura rimanga comunque inalterata.
Naturalmente, visto che le indagini hanno preso una piega un pelino diversa da quella auspicata dall'ex sottosegretario alla protezione Civile, ci auguriamo che la fiducia nella magistratura rimanga comunque inalterata.
Risvegli
"Cioè io - dice la Minetti in una telefonata - per la prima volta ho realizzato che lui (Berlusconi) non mi ha dato quel ruolo perché pensava che io fossi idonea e adatta, mi ha dato quel ruolo perché in quel momento è la prima cosa che gli è venuta in mente. Se non ci fossi stata io, ma ci fosse stata un'altra, l'avrebbe dato a un'altra".
[...]
Berlusconi si vanta sempre di conoscere le donne, ma perduta la tutela amorevole della mamma Rosa e della moglie Veronica, dimostra di non capirle più. Sedici giorni fa Nicole Minetti chiama l'amica Clotilde e dice: "L'uomo sta invecchiando ma a me non frega niente. Si sta comportando da pezzo di merda. Mi ha tirato nei festini... io sono una brava persona, al massimo faccio contravvenzioni, ma non arrivavo a commettere reati".
[...]
"Perché uno che fa così è un pezzo di m. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa.... In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l'impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così. Non mi faccio più prendere in giro così"
Magari ci vuole un pochino, eh, a svegliarsi da certi sogni (o incubi?), a ritornare nel mondo reale, ma comunque a volte accade.
[...]
Berlusconi si vanta sempre di conoscere le donne, ma perduta la tutela amorevole della mamma Rosa e della moglie Veronica, dimostra di non capirle più. Sedici giorni fa Nicole Minetti chiama l'amica Clotilde e dice: "L'uomo sta invecchiando ma a me non frega niente. Si sta comportando da pezzo di merda. Mi ha tirato nei festini... io sono una brava persona, al massimo faccio contravvenzioni, ma non arrivavo a commettere reati".
[...]
"Perché uno che fa così è un pezzo di m. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa.... In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l'impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così. Non mi faccio più prendere in giro così"
Magari ci vuole un pochino, eh, a svegliarsi da certi sogni (o incubi?), a ritornare nel mondo reale, ma comunque a volte accade.
mercoledì 26 gennaio 2011
Apparizioni mistiche
Pare che la Minetti abbia ricevuto dalla procura di Milano un invito a comparire. Non dovrebbe essere un problema per lei.
Il quartier generale racconta/47
No, Vendola non può fare la morale a Berlusconi. Lo dice Il Giornale spiattellando in prima pagina la foto che spiega perché: un ragazzotto a un gay pride gli avvicina scherzosamente la lingua all'orecchio. Terribile e gravissimo!
E ha fatto tutto questo senza che Vendola neppure lo pagasse o lo ricompensasse in qualche modo. E senza neanche - badate bene! - fare nessuna telefonata a qualche questura. Non c'è niente da dire: il governatore della Puglia è proprio l'ultimo che può fare la morale a Berlusconi!
Tanto poi si scordano
Del resto questa strategia, che fa leva sulla sostanziale acquiescenza delle italiche genti, ha funzionato per quasi 20 anni. Perché non dovrebbe funzionare ancora?
martedì 25 gennaio 2011
Stefania Craxi e i professionisti dell'antimafia
Non avrei mai pensato di vestire i panni, un giorno, dell'esegeta del Stefania Craxi-pensiero. Ma alcune sue dichiarazioni, fatte in occasione della visita in carcere a Totò Cuffaro, mi hanno abbastanza incuriosito. E quindi perché non analizzarle?
"In questa triste e dolorosa vicenda vi sono aspetti poco chiari. Lo scontro in Sicilia tra guardie e ladri, ad esempio, e coloro che hanno fatto dell'antimafia una professione". Chissà che cosa c'è di poco chiaro in questa vicenda? Totò Cuffaro è stato condannato in via definitiva dopo tre gradi di giudizio, come prevede il nostro ordinamento giuridico. E in tre gradi di giudizio e un processo che è durato più di 5 anni mi pare difficile che non sia stato sviscerato tutto quello che c'era da sviscerare. Per la signora Craxi, invece, ci sono aspetti poco chiari. Prendiamo atto.
Non ho ben capito, poi, cosa c'entrano "coloro che hanno fatto dell'antimafia una professione". C'è qualcosa di male a fare un simile mestiere? Hanno qualcosa da rimproverarsi i magistrati in prima linea contro la mafia? Probabilmente sono io che come esegeta non sono granché, ma sinceramente non riesco a capire il senso di questa affermazione.
"Lo stesso reato di concorso esterno in associazione mafiosa e' un reato che non si riesce a configurare e che pero' e' sottoposto alle stesse misure riservate ai mafiosi". Senza scendere in articolate dissertazioni - oltretutto non sarei neppure all'altezza - sul reato per cui è stato condannato Cuffaro (e Dell'Utri in appello), mi limito a far presente alla signora Craxi che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è espressamente previsto dal nostro codice penale e si configura quando viene provato un rapporto stabile di scambio di favori fra Cosa Nostra (o altra associazione mafiosa) e chi, pur non essendovi affiliato, è a sua disposizione. Proprio come Cuffaro. Se la signora Craxi non riesce a configurarlo può provare a chiedere a qualche giurista, forse le potrebbe essere d'aiuto.
"Fa impressione vedere in prigione un uomo che sicuramente non e' un delinquente". In genere io non sono pignolo, ma la definizione del termine delinquente data dalla Treccani, ad esempio, mi pare abbastanza chiara: "Nel linguaggio giur., persona che ha commesso un fatto previsto dalla legge come delitto; in senso più generico, chiunque abbia commesso reato". Se non siamo di fronte a dei giudici giocherelloni o rimbecilliti, direi che la condanna a 7 anni Cuffaro se l'è beccata perché un reato l'ha commesso, no? Non è finito in galera solo perché magari era antipatico o, che ne so?, sovrappeso.
Per quanto riguarda il "fa impressione vedere in prigione un uomo", penso che sia una impressione più che comprensibile. Specie se si considera che l'uomo in questione è un politico di spicco e, a differenza di qualcun altro, non è scappato in qualche paese africano per non finire dentro.
"In questa triste e dolorosa vicenda vi sono aspetti poco chiari. Lo scontro in Sicilia tra guardie e ladri, ad esempio, e coloro che hanno fatto dell'antimafia una professione". Chissà che cosa c'è di poco chiaro in questa vicenda? Totò Cuffaro è stato condannato in via definitiva dopo tre gradi di giudizio, come prevede il nostro ordinamento giuridico. E in tre gradi di giudizio e un processo che è durato più di 5 anni mi pare difficile che non sia stato sviscerato tutto quello che c'era da sviscerare. Per la signora Craxi, invece, ci sono aspetti poco chiari. Prendiamo atto.
Non ho ben capito, poi, cosa c'entrano "coloro che hanno fatto dell'antimafia una professione". C'è qualcosa di male a fare un simile mestiere? Hanno qualcosa da rimproverarsi i magistrati in prima linea contro la mafia? Probabilmente sono io che come esegeta non sono granché, ma sinceramente non riesco a capire il senso di questa affermazione.
"Lo stesso reato di concorso esterno in associazione mafiosa e' un reato che non si riesce a configurare e che pero' e' sottoposto alle stesse misure riservate ai mafiosi". Senza scendere in articolate dissertazioni - oltretutto non sarei neppure all'altezza - sul reato per cui è stato condannato Cuffaro (e Dell'Utri in appello), mi limito a far presente alla signora Craxi che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è espressamente previsto dal nostro codice penale e si configura quando viene provato un rapporto stabile di scambio di favori fra Cosa Nostra (o altra associazione mafiosa) e chi, pur non essendovi affiliato, è a sua disposizione. Proprio come Cuffaro. Se la signora Craxi non riesce a configurarlo può provare a chiedere a qualche giurista, forse le potrebbe essere d'aiuto.
"Fa impressione vedere in prigione un uomo che sicuramente non e' un delinquente". In genere io non sono pignolo, ma la definizione del termine delinquente data dalla Treccani, ad esempio, mi pare abbastanza chiara: "Nel linguaggio giur., persona che ha commesso un fatto previsto dalla legge come delitto; in senso più generico, chiunque abbia commesso reato". Se non siamo di fronte a dei giudici giocherelloni o rimbecilliti, direi che la condanna a 7 anni Cuffaro se l'è beccata perché un reato l'ha commesso, no? Non è finito in galera solo perché magari era antipatico o, che ne so?, sovrappeso.
Per quanto riguarda il "fa impressione vedere in prigione un uomo", penso che sia una impressione più che comprensibile. Specie se si considera che l'uomo in questione è un politico di spicco e, a differenza di qualcun altro, non è scappato in qualche paese africano per non finire dentro.
Neanche da morti?
Ma è mai possibile che in questo benedetto paese non si possa stare in pace neppure da morti?
lunedì 24 gennaio 2011
Passi per Napolitano...
Passi per Napolitano ("fare chiarezza prima possibile"), la cui opinione, come è noto, non ha mai tolto il sonno al cavaliere. Ma dopo l'intervento di Bertone, dell'Osservatore Romano e oggi di Bagnasco ("occorre fare chiarezza nelle sedi opportune"), sarà curioso vedere come faranno i berluscones, compreso Berlusconi, a fare spallucce.
Non è lui, infatti, che da tempo immemorabile millanta una "speciale sintonia" con quelli di oltre Tevere?
Non è lui, infatti, che da tempo immemorabile millanta una "speciale sintonia" con quelli di oltre Tevere?
Lacune colmate
Adesso che anche il papa, pur con un decennio abbondante di ritardo, ha messo in guardia i giovani dall'internet-dipendenza, dalla creazione di mondi paralleli e ha caldamente raccomandato di non creare falsi profili sui social network, penso che non manchi più niente per vivere felici.
Speranze...
"Non si può prescindere da Berlusconi", ha dichiarato oggi un azzerbinato Cicchitto. "Berlusconi si ricandiderà anche nel 2013", ha blaterato ieri un altrettanto appecoronato Alfano. Va a finire che mi tocca sperare che i Maya abbiano ragione.
Eroi?
"...non sono d'accordo con una certa esaltazione retorica, non facciamone degli eroi. Magari poi si scopre che un soldato è morto per una mina fabbricata in Italia [...] quelle non sono missioni di pace. I nostri soldati vanno lì con le armi".
Pure un vescovo è riuscito a capirlo. Che poi la Russa si sia incavolato, dimostra solo la bontà delle dichiarazioni del suddetto vescovo.
domenica 23 gennaio 2011
Orrori diversi
E' in corso una guerra tra Roberto Saviano e Marina Berlusconi sulla definizione di orrore. Ognuno dei due soggetti ne ha infatti una diversa visione. Ma facciamo un breve riepilogo.
Roberto Saviano riceve una laurea honoris causa in giurisprudenza dall'università di Genova con la seguente motivazione: "per l'importante contributo prestato, attraverso la sua coraggiosa attivita' di giornalista e di scrittore, alla lotta contro la criminalita' organizzata e alla difesa nel nostro Paese del principio di legalita', asse portante dello Stato costituzionale e democratico di diritto".
Saviano ringrazia e dedica questo riconoscimento a tre magistrati: Boccassini, Forno e Sangermano, i tre pm titolari della delicata inchiesta che ruota attorno all'allegro giro di donzelle (Ruby compresa) alla corte del presidente del Consiglio. A Marina Berlusconi, però, questa dedica non va affatto giù; dice che le fa "orrore", perché attraverso di essa Saviano sarebbe arrivato a "calpestare e di conseguenza a rinnegare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi", e cioè la legalità e la dignità delle persone. Nel caso specifico, la dignità calpestata sarebbe quella del padre, Silvio Berlusconi, vittima di una "persecuzione personale [...] sotto gli occhi di tutti".
Ribatte a stretto giro lo scrittore, il quale afferma invece che il vero orrore è isolare i magistrati, o peggio prenderli di mira solo perché hanno osato andare a toccare certi fili. Chi segue un po' la cronaca, avrà notato ad esempio che la stampa berlusconiana, ultimamente, ha messo nel mirino proprio "la rossa", Ilda Boccassini, con certe prime pagine e articoli poco lusinghieri apparsi su il Giornale e Panorama.
Si sta insomma ripetendo quello che accadde col giudice Raimondo Mesiano, messo alla gogna dalla stampa e tv berlusconiane per la famosa sentenza CIR/Fininvest. Saviano, con la sua dedica, ha quindi solo voluto mettere in evidenza come il vero orrore sia questo: la delegittimazione della magistratura da parte di un potere politico che non vuole essere giudicato in nessun modo. Chissà, forse la signora Marina avrebbe preferito che Saviano dedicasse la sua laurea a Mangano? O magari a Dell'Utri? Le avrebbe fatto meno orrore? Bastava dirlo.
Roberto Saviano riceve una laurea honoris causa in giurisprudenza dall'università di Genova con la seguente motivazione: "per l'importante contributo prestato, attraverso la sua coraggiosa attivita' di giornalista e di scrittore, alla lotta contro la criminalita' organizzata e alla difesa nel nostro Paese del principio di legalita', asse portante dello Stato costituzionale e democratico di diritto".
Saviano ringrazia e dedica questo riconoscimento a tre magistrati: Boccassini, Forno e Sangermano, i tre pm titolari della delicata inchiesta che ruota attorno all'allegro giro di donzelle (Ruby compresa) alla corte del presidente del Consiglio. A Marina Berlusconi, però, questa dedica non va affatto giù; dice che le fa "orrore", perché attraverso di essa Saviano sarebbe arrivato a "calpestare e di conseguenza a rinnegare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi", e cioè la legalità e la dignità delle persone. Nel caso specifico, la dignità calpestata sarebbe quella del padre, Silvio Berlusconi, vittima di una "persecuzione personale [...] sotto gli occhi di tutti".
Ribatte a stretto giro lo scrittore, il quale afferma invece che il vero orrore è isolare i magistrati, o peggio prenderli di mira solo perché hanno osato andare a toccare certi fili. Chi segue un po' la cronaca, avrà notato ad esempio che la stampa berlusconiana, ultimamente, ha messo nel mirino proprio "la rossa", Ilda Boccassini, con certe prime pagine e articoli poco lusinghieri apparsi su il Giornale e Panorama.
Si sta insomma ripetendo quello che accadde col giudice Raimondo Mesiano, messo alla gogna dalla stampa e tv berlusconiane per la famosa sentenza CIR/Fininvest. Saviano, con la sua dedica, ha quindi solo voluto mettere in evidenza come il vero orrore sia questo: la delegittimazione della magistratura da parte di un potere politico che non vuole essere giudicato in nessun modo. Chissà, forse la signora Marina avrebbe preferito che Saviano dedicasse la sua laurea a Mangano? O magari a Dell'Utri? Le avrebbe fatto meno orrore? Bastava dirlo.
"Affronterò la pena come è giusto che sia"
"Adesso affronterò la pena come è giusto che sia, questo è un insegnamento che lascio come esempio ai miei figli". "Sono stato un uomo delle istituzioni e ho un grande rispetto della magistratura che è una istituzione, quindi la rispetto anche in questo momento di prova".
Al di là dell'opinione personale che ognuno può avere su Totò Cuffaro, mi pare che le dichiarazioni rilasciate dopo aver appreso la sentenza della Cassazione siano da tenere a mente. Anzi, forse sarebbero anche da incorniciare a futura memoria, specialmente pensando a come viene continuamente bollata la magistratura da qualcuno di nostra conoscenza.
sabato 22 gennaio 2011
E noi abbassiamo la maggiore età
Quando ho letto questa cosa, mi è istintivamente venuta in mente la vicenda di quello che è passato alla storia come "decreto interpretativo". Vi ricordate? La leggina ad hoc presentata dai berluscones per far ammettere le liste del Pdl, presentate fuori tempo massimo alle regionali di marzo dell'anno scorso.
Ovviamente si tratta solo di ipotesi sulla carta, ma che delineano ancora una volta il modus operandi del peggior esecutivo della storia dell'umanità: le regole ci sono contro? E noi modifichiamo le regole! Nel caso delle regionali, ad esempio, le liste erano state presentate fuori tempo massimo. Ecco quindi un bel decreto che stabiliva che gli orari andavano interpretati, non presi alla lettera. Adesso il premier rischia un'incriminazione per prostituzione minorile. E loro cosa escogitano? Abbassiamo il raggiungimento della maggiore età da 18 a 17 anni e il gioco è fatto.
Adesso commentate voi, se ce la fate.
Si può fare
Sarà anche un covo di giustizialisti forcaioli (c'è qualcosa di male?). Ma con pochissima pubblicità e zero sovvenzioni statali il Fatto Quotidiano fa introiti senza pesare sui bilanci pubblici. Qualcun altro può dire altrettanto?
Preghiere e cannoli
La cosa che mi ha colpito di più nella sentenza definitiva di condanna a Totò Cuffaro, non è tanto che non mangerà i cannoli (non li mangiò neppure dopo la sentenza d'appello), ma la preghiera per scongiurare la condanna. "Questa mattina Cuffaro si è raccolto in preghiera in una chiesa nei pressi della sua abitazione romana, di fronte al Pantheon, in attesa della sentenza".
Mi ha ricordato un po' quand'ero giovinetto e mia madre mi diceva, prima di un compito particolarmente difficile, un'interrogazione o un esame: "pregaci su". E io lo facevo. Poi sono cresciuto.
Mi ha ricordato un po' quand'ero giovinetto e mia madre mi diceva, prima di un compito particolarmente difficile, un'interrogazione o un esame: "pregaci su". E io lo facevo. Poi sono cresciuto.
Tardive inutilità
Il centrosinistra che in queste ore si dà da fare con la raccolta di 10.000.000 di firme per mandarlo a casa, non è lo stesso che in 5 anni di governo (1996-2001) ha accuratamente evitato, per connivenza/convenienza, di fare la legge sul conflitto di interessi che avrebbe risolto il problema alla radice?
Il problema dei cattolici
Ci ha messo un po', il Vaticano, a farsi sentire, ma alla fine la sua (sommessa) presa di posizione è arrivata con le parole rispettivamente di Bertone prima e di Ratzinger poi. Il tergiversare delle alte sfere vaticane è tutto sommato abbastanza comprensibile. La chiesa, si sa, ha sempre avuto un certo feeling con questo governo; feeling che è una risposta a precise strategie dell'esecutivo berlusconiano volte a tenersi buono l'elettorato cattolico (sì al crocifisso, no all'eutanasia, ai diritti degli omosessuali, alle coppie di fatto, al testamento biologico, ecc...).
Ma molti esponenti del Pdl sono perfettamente consci che gestire il rapporto coi militanti cattolici del partito è una partita non facile. I pidiellini, si sa, in genere adorano il loro leader e sono pure disposti a perdonargli qualche marachella. Però è difficile che tutti riescano a fare tranquillamente spallucce alla questione Ruby e collegate, specialmente dopo che le critiche sono piovute non tanto e non solo da Repubblica o L'Unità, ma anche da Avvenire, Osservatore Romano, Famiglia Cristiana e compagnia bella (senza dimenticare i già citati Bertone e Ratzinger).
Che fare per evitare il temuto allontamento in massa dei pidiellini cattolici? Semplice: si pubblica una lettera aperta in cui si chiede pazienza perché tutto si risolverà. L'idea è venuta a Maurizio Sacconi ed altri illustri esponenti di governo, ed è stata pubblicata stamattina anche sul Corriere. Sacconi e soci, in pratica, chiedono di "sospendere" il giudizio su Berlusconi, di non farsi ingannare dalle apparenze perché alla fine la verità verrà fuori.
"Chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato". In linea di principio non fa una piega, ma Sacconi e soci dovrebbero anche spiegare ai pidiellini cattolici quando si arriverà ad accertare i fatti. E' noto infatti che il premier non ha alcuna intenzione, come ha dichiarato lui stesso, di presentarsi ai pm di Milano per essere interrogato. Ed è altrettanto noto che la maggioranza delle leggi ad personam di questi ultimi anni (vedi ad esempio i vari lodi, il tentato processo breve, il legittimo impedimento e altre) sono nate esclusivamente per impedire gli accertamenti dei fatti, come quelli auspicati nella famosa lettera aperta.
Berlusconi in tribunale non ci vuole andare. E non ci andrà mai. E Sacconi lo sa benissimo. Il "diamo tempo alla verità e alla giustizia" è solo una presa in giro perché loro per primi sanno benissimo che questo tempo non arriverà mai. Ma il cavaliere non si deve preoccupare, perché i cattolici gli hanno sempre perdonato tutto (il divorzio, la separazione, le bestemmie, la vicenda Noemi, D'Addario, i puttanai di villa Certosa, l'avallo alle leggi di stampo razzista sui clandestini, l'amicizia coi vari Gheddafi, Putin, ecc...). Alla fine gli perdoneranno anche questa. E senza bisogno della lettera aperta.
Ma molti esponenti del Pdl sono perfettamente consci che gestire il rapporto coi militanti cattolici del partito è una partita non facile. I pidiellini, si sa, in genere adorano il loro leader e sono pure disposti a perdonargli qualche marachella. Però è difficile che tutti riescano a fare tranquillamente spallucce alla questione Ruby e collegate, specialmente dopo che le critiche sono piovute non tanto e non solo da Repubblica o L'Unità, ma anche da Avvenire, Osservatore Romano, Famiglia Cristiana e compagnia bella (senza dimenticare i già citati Bertone e Ratzinger).
Che fare per evitare il temuto allontamento in massa dei pidiellini cattolici? Semplice: si pubblica una lettera aperta in cui si chiede pazienza perché tutto si risolverà. L'idea è venuta a Maurizio Sacconi ed altri illustri esponenti di governo, ed è stata pubblicata stamattina anche sul Corriere. Sacconi e soci, in pratica, chiedono di "sospendere" il giudizio su Berlusconi, di non farsi ingannare dalle apparenze perché alla fine la verità verrà fuori.
"Chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato". In linea di principio non fa una piega, ma Sacconi e soci dovrebbero anche spiegare ai pidiellini cattolici quando si arriverà ad accertare i fatti. E' noto infatti che il premier non ha alcuna intenzione, come ha dichiarato lui stesso, di presentarsi ai pm di Milano per essere interrogato. Ed è altrettanto noto che la maggioranza delle leggi ad personam di questi ultimi anni (vedi ad esempio i vari lodi, il tentato processo breve, il legittimo impedimento e altre) sono nate esclusivamente per impedire gli accertamenti dei fatti, come quelli auspicati nella famosa lettera aperta.
Berlusconi in tribunale non ci vuole andare. E non ci andrà mai. E Sacconi lo sa benissimo. Il "diamo tempo alla verità e alla giustizia" è solo una presa in giro perché loro per primi sanno benissimo che questo tempo non arriverà mai. Ma il cavaliere non si deve preoccupare, perché i cattolici gli hanno sempre perdonato tutto (il divorzio, la separazione, le bestemmie, la vicenda Noemi, D'Addario, i puttanai di villa Certosa, l'avallo alle leggi di stampo razzista sui clandestini, l'amicizia coi vari Gheddafi, Putin, ecc...). Alla fine gli perdoneranno anche questa. E senza bisogno della lettera aperta.
Parla con me?
Ieri Bertone, oggi il papa. Ammesso e non concesso che il Vaticano abbia titolo per chiedere una maggiore moralità, stupisce la risposta di Berlusconi: "il Vaticano non si riferisce a noi". Che si riferisse alla strega cattiva di Biancaneve?
giovedì 20 gennaio 2011
Tra turbamento e preoccupazione
Dunque, il buon Napolitano, l'altro ieri aveva manifestato turbamento. Oggi, dopo un lungo e insolito silenzio (qualcuno era giustamente preoccupato), si è fatto vivo il Vaticano, il quale, per bocca di Bertone, ha manifestato preoccupazione.
Oh, ce ne fosse uno che oltre a turbarsi e a preccuparsi si indigna anche un po' (non chiedo l'incazzatura, mi pare troppo).
Oh, ce ne fosse uno che oltre a turbarsi e a preccuparsi si indigna anche un po' (non chiedo l'incazzatura, mi pare troppo).
Deve essere chiaro a tutti (che Bondi ci sta prendendo in giro)
"Deve essere chiaro a tutti che il nostro impegno politico è un impegno
per il rispetto della nostra costituzione, per la difesa dei principi
fondamentali della democrazia e quindi dei diritti di ogni cittadino".
Che detto dall'esponente di un governo che si è visto bocciare tre leggi dalla Corte Costituzionale (lodo Schifani, lodo Alfano e - parzialmente - legittimo impedimento), è tutto dire.
Giornalisti Mediaset
Anche a Mediaset esistono ancora, evidentemente, dei giornalisti. Nello specifico, quelli che ancora possono vantarsi di appartenere alla suddetta categoria chiedono ai vertici dell'azienda che l'informazione sul caso Ruby "sia equilibrata". Non solo: chiedono pure che Emilio Fede chiarisca la sua posizione.
Dico, non staranno un tantino esagerando, adesso, con le richieste?
Dico, non staranno un tantino esagerando, adesso, con le richieste?
mercoledì 19 gennaio 2011
La frase clou
La frase più significativa, all'interno della marea di stupidaggini contenute nell'ultimo messaggio video (una conferenza stampa, mai?), è quella finale: "il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini". Come dire: non solo io non ci penso neanche farmi giudicare da voi, ma se non la smettete di rompermi le palle, qualche modo, in Parlamento, per mettervi i bastoni tra le ruote lo trovo di sicuro.
Tutto questo accade nel 2011 in Italia, ancora considerata in molti posti del mondo una grande democrazia occidentale.
Tutto questo accade nel 2011 in Italia, ancora considerata in molti posti del mondo una grande democrazia occidentale.
Dove finisce il privato
Vorrei solo ricordare, da avvocato garantista ma onesta, che fu una grande conquista sociale quando lo Stato e i suoi poteri di controllo e prevenzione non si dovettero più fermare sull’uscio delle case.
Fino agli anni ’70, fino alla legge sul divorzio, al nuovo diritto di famiglia, fino alla nuova sensibilità dei magistrati di ogni grado, dal pretore fino alla Cassazione, se un marito spaccava il viso alla moglie in fondo erano affari di famiglia. I carabinieri ti dicevano: «Ma su signora, vada a casa; ne parlate un po’ in famiglia e, vedrà, si risolverà tutto».
(avvocato Maddalena Claudia del Re tramite Alessandro Gilioli. Articolo integrale qui)
Fino agli anni ’70, fino alla legge sul divorzio, al nuovo diritto di famiglia, fino alla nuova sensibilità dei magistrati di ogni grado, dal pretore fino alla Cassazione, se un marito spaccava il viso alla moglie in fondo erano affari di famiglia. I carabinieri ti dicevano: «Ma su signora, vada a casa; ne parlate un po’ in famiglia e, vedrà, si risolverà tutto».
(avvocato Maddalena Claudia del Re tramite Alessandro Gilioli. Articolo integrale qui)
martedì 18 gennaio 2011
Raggiungere traguardi impensabili
A parte il divertimento nel sentire la Gelmini pontificare su attribuzioni e competenze dei tribunali (Monza? Milano?). Vi rendete conto che è riuscita a dire che le risorse pubbliche utilizzate per questa inchiesta potevano essere utilizzate per Yara?
(via metilparaben)
Turbamenti
Napolitano, di fronte a tutto il porcaio che sta venendo fuori dice che "il paese è turbato". E' sempre stato amante degli eufemismi.
lunedì 17 gennaio 2011
Fino a che punto sono disposti a difenderlo
"Un rilevante numero di giovani donne si sono prostituite con Silvio Berlusconi presso le sue residenze, dietro pagamento di corrispettivo in denaro da parte di quest'ultimo". Non c'è niente di inventato. E' tutto scritto nella richiesta inviata dai magistrati di Milano alla Camera dei deputati (pdf qui).
Dopo tutto quello che sta venendo fuori mano a mano che passano le ore, la domanda non è: cosa deve accadere ancora perché quest'"uomo" sparisca? Ma è: fino a che punto i suoi sono disposti a difenderlo? Angelino Alfano ha poco fa dichiarato: "C'é un contrasto tra la politica e la magistratura, riteniamo che la politica debba rappresentare il presidio della democrazia [e della legalità? ndr], dove per democrazia intendiamo il rispetto della sovranità popolare". Non manca certo la battagliera Gelmini: "E' solo fango il governo va avanti, non servono le elezioni".
Ora, è perfettamente naturale (si fa per dire) che dei ministri nominati - non scelti dagli elettori - da Berlusconi proprio per questo scopo, facciano quello che devono fare. Ma non c'è un limite? Non c'è una sorta di "point of no return" oltrepassato il quale anche le coscienze più servili dovrebbero ribellarsi all'evidenza?
Dopo tutto quello che sta venendo fuori mano a mano che passano le ore, la domanda non è: cosa deve accadere ancora perché quest'"uomo" sparisca? Ma è: fino a che punto i suoi sono disposti a difenderlo? Angelino Alfano ha poco fa dichiarato: "C'é un contrasto tra la politica e la magistratura, riteniamo che la politica debba rappresentare il presidio della democrazia [e della legalità? ndr], dove per democrazia intendiamo il rispetto della sovranità popolare". Non manca certo la battagliera Gelmini: "E' solo fango il governo va avanti, non servono le elezioni".
Ora, è perfettamente naturale (si fa per dire) che dei ministri nominati - non scelti dagli elettori - da Berlusconi proprio per questo scopo, facciano quello che devono fare. Ma non c'è un limite? Non c'è una sorta di "point of no return" oltrepassato il quale anche le coscienze più servili dovrebbero ribellarsi all'evidenza?
domenica 16 gennaio 2011
Il suo primo ventennio
20 anni fa Emilio Fede inaugurava Studio Aperto e il via dell'informazione targata Mediaset. I risultati, oggi, sono sotto gli occhi di tutti.
Atti di solidarietà
Quello che ho fatto con Ruby non è stato altro che un atto di solidarietà che mi sarei vergognato di non fare, e invece l'ho fatto, lo faccio continuamente perché sono fatto così da sempre... poi se a volte mi capita di guardare una bella ragazza... meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay... (fonte)
Infatti.
Infatti.
Ovviamente fuori dalle mura vaticane
Naturalmente sono esclusi il crac del Banco Ambrosiano e annessa vicenda Calvi, il cardinale Marcinkus ("la chiesa mica si amministra con le Ave Maria"), parte della tangente Enimont e altri simpatici affari, passati più o meno direttamente attraverso lo IOR.
Mangiare facendosi il segno di croce
Dalle cozze «tossiche» allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell'epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l'anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e «rinfrescati» cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia «ringiovanita» con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all'olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi... L'elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge.
Pare che da oggi in avanti i NAS avranno molto più tempo libero a disposizione. Grazie a Calderoli.
sabato 15 gennaio 2011
Il parkinson della suora
Altrettanto impertinente (cioè, sensata) sarebbe la domanda sul perchè la Madonna, di Fatima o di Piazza San Pietro che dir si voglia, era stata in grado di evitare il peggio, deviando la pallottola, ma non di ottenere il meglio, facendole mancare il bersaglio. Se proprio voleva esibirsi, non poteva prodursi in qualche effetto speciale? Ad esempio, far volteggiare la pallottola sul pontefice, o rincularla sull’attentatore?
Anche la domanda sul perché Wojtyla sia riuscito a intercedere per guarire il parkinson della suora, ma non sia riuscito a fare niente per il suo, è piuttosto interessante.
Anche la domanda sul perché Wojtyla sia riuscito a intercedere per guarire il parkinson della suora, ma non sia riuscito a fare niente per il suo, è piuttosto interessante.
Impiegati
Pare che i sì abbiano vinto, seppure di misura, grazie agli impiegati. Quelli che stanno in ufficio, al caldo, seduti comodamente dietro la scrivania.
venerdì 14 gennaio 2011
Notizie che non lo erano
Con tutta la buona volontà, la vicenda della prossima beatificazione di Wojtyla non solo non riesco a considerarla una notizia degna di nota, ma neppure una notizia.
Tempismi straordinari
"Straordinario tempismo delle toghe", scrivono quelli del Giornale lamentandosi perché i nuovi avvisi di garanzia sono stati mandati a Berlusconi e soci a neanche 24 ore dalla sentenza della Consulta. Non oso pensare cosa avrebbero scritto se fossero stati mandati alla vigilia della sentenza.
Sempre alto il nome dell'Italia nel mondo
A stabilire cosa ha effettivamente combinato il premier
Noi, come al solito, ci accontentiamo di essere sulla CNN, sulla BBC, su Le Monde, sul Wall Street Journal, ecc... Diciamo la verità: sono soddisfazioni!
giovedì 13 gennaio 2011
Quel maledetto art. 3
Per la terza volta la Corte Costituzionale boccia una legge voluta da Berlusconi (nell'ordine lodo Schifani, lodo Alfano e legittimo impedimento). In tutti e tre i casi l'articolo che, tra gli altri, viene sempre violato è il meraviglioso art. 3 della nostra Costituzione: "tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge".
Vorrà pur dire qualcosa, no?
Vorrà pur dire qualcosa, no?
Legittimo impedimento? Lo decide il giudice
Articolo aggiornato.
Se le anticipazioni dell'Ansa saranno confermate, i processi a Berlusconi riprenderanno praticamente da subito. E' vero che alcune parti della legge sono state giudicate legittime (anche se interpretate), ma il fatto che i magistrati della Corte abbiano stabilito che sia il giudice, di volta in volta, a decidere se l'imputato (Berlusconi) può avvalersi del legittimo impedimento, rimette praticamente il premier nelle mani dei giudici.
Prepariamoci a un'altra furiosa ondata dei soliti ritornelli: giudici comunisti, Consulta di sinistra, la magistratura è una patologia, vogliono farmi fuori, ecc...
Coraggio: dovrebbero essere gli ultimi rantoli.
Aggiornamento 19:35.
Sono stato facile profeta (non che ci volesse poi molto, intendiamoci). Domattina partirà infatti l'offensiva mediatica del premier, dalle sue televisioni (Mattino 5, da Belpietro), per spiegare agli italiani... indovinate cosa?
Tra le reazioni schiumanti di rabbia di molti esponenti del Pdl, c'è sicuramente da segnalare quella di Bondi. "Siamo di fronte al rovesciamento dei cardini della nostra Costituzione e dei principi fondamentali di ogni ordine democratico". Bello, no? Secondo il sommo poeta, quindi, il massimo organo giuridico di un paese che sentenzia che il capo del governo deve farsi processare come tutti gli altri cittadini va contro i principi democratici.
Naturalmente a Bondi non sfiora neanche di passaggio il dubbio che un rovesciamento dei principi democratici di un paese potrebbe semmai essere rappresentato dai parlamentari nominati dalle segreterie di partito invece che eletti dai cittadini. Ma che volete che sia? Queste sono quisquilie. Che danno comunque ancora di più - non che ce ne fosse bisogno, ovviamente - l'idea di che pasta sia fatta la gente che ci governa.
Se le anticipazioni dell'Ansa saranno confermate, i processi a Berlusconi riprenderanno praticamente da subito. E' vero che alcune parti della legge sono state giudicate legittime (anche se interpretate), ma il fatto che i magistrati della Corte abbiano stabilito che sia il giudice, di volta in volta, a decidere se l'imputato (Berlusconi) può avvalersi del legittimo impedimento, rimette praticamente il premier nelle mani dei giudici.
In particolare, la Consulta avrebbe bocciato la certificazione di Palazzo Chigi sull'impedimento e l'obbligo per il giudice di rinviare l'udienza fino a sei mesi, dichiarando illegittimo il comma 4 dell'art.1 della legge 51 del 2010. E avrebbe bocciato in parte il comma 3, affidando al giudice la valutazione del 'legittimo impedimento'.
Prepariamoci a un'altra furiosa ondata dei soliti ritornelli: giudici comunisti, Consulta di sinistra, la magistratura è una patologia, vogliono farmi fuori, ecc...
Coraggio: dovrebbero essere gli ultimi rantoli.
Aggiornamento 19:35.
Sono stato facile profeta (non che ci volesse poi molto, intendiamoci). Domattina partirà infatti l'offensiva mediatica del premier, dalle sue televisioni (Mattino 5, da Belpietro), per spiegare agli italiani... indovinate cosa?
Tra le reazioni schiumanti di rabbia di molti esponenti del Pdl, c'è sicuramente da segnalare quella di Bondi. "Siamo di fronte al rovesciamento dei cardini della nostra Costituzione e dei principi fondamentali di ogni ordine democratico". Bello, no? Secondo il sommo poeta, quindi, il massimo organo giuridico di un paese che sentenzia che il capo del governo deve farsi processare come tutti gli altri cittadini va contro i principi democratici.
Naturalmente a Bondi non sfiora neanche di passaggio il dubbio che un rovesciamento dei principi democratici di un paese potrebbe semmai essere rappresentato dai parlamentari nominati dalle segreterie di partito invece che eletti dai cittadini. Ma che volete che sia? Queste sono quisquilie. Che danno comunque ancora di più - non che ce ne fosse bisogno, ovviamente - l'idea di che pasta sia fatta la gente che ci governa.
I conti pubblici? "Sotto controllo"
Marco Calì, sul suo blog, si chiede di cosa parlino i vari tromboni che un giorno sì e l'altro pure si vantano di avere tenuto i conti a posto.
Ci voleva Wikileaks?
E' incredibile come i files di Wikileaks che mano a mano vengono pubblicati contengano le stesse cose che qui in italia dicono da sempre le persone di buon senso.
mercoledì 12 gennaio 2011
Il quartier generale racconta/46
Ormai quello che scrive il Giornale non stupisce più. Ma è sempre divertente vedere fino a che punto riescono a spingersi Sallusti e soci quando è ora di raccontare balle.
Ieri, se ricordate, avevo fatto le pulci all'editoriale di domenica scorsa di Alessandro Sallusti. Stamattina c'è da segnalare quello che il Giornale scrive in prima pagina riguardo al famoso caso bunga bunga. "Il bunga bunga ha fatto flop", titola il prestigioso quotidiano, riferendosi al fatto che la prima commissione del CSM ha chiesto al plenum di archiviare l'esposto presentato dal pm Annamaria Fiorillo in cui evidenziava discrepanze tra quanto disposto da lei stessa in merito al caso Ruby e quanto affermato da Maroni.
E il Giornale, naturalmente, arriva a conclusioni che non c'entrano assolutamente niente, scrivendo: "la minorenne fu rilasciata senza pressioni di palazzo Chigi". In realtà, come capiscono tutti quelli che non hanno il prosciutto davanti agli occhi (quindi i lettori del Giornale sono esclusi), la richiesta della prima commissione del CSM riguarda solamente la diatriba tra la Fiorillo e Maroni; niente a che vedere con le pressioni di palazzo Chigi. Pressioni che invece ci sono state eccome, visto che il premier stesso telefonò affermando che la minorenne trattenuta in questura era la nipote di Mubarak.
Ma, come dico sempre, per i lettori del Giornale questo e altro.
Solo in Italia
Solo nel nostro paese succede che un tribunale è costretto a ribadire ciò che è già scritto nella Costituzione: "la liberta' di scegliere a quali trattamenti sanitari essere sottoposti e' garantita da numerose norme costituzionali".
Ha giurato sui suoi figli
Le ultime dichiarazioni (dichiarazioni? Vabbè...) del premier mi hanno suggerito qualche domandina. Lui dice: "Sono totalmente indifferente al fatto che ci possa essere un fermo o meno dei processi, che considero ridicoli, su fatti per i quali ho avuto modo di garantire che sono inesistenti, giurando sui miei figli e sui miei nipoti". E poi quest'altra perla, riferita al legittimo impedimento: "io non l'ho mai richiesta; è un'iniziativa portata avanti dai gruppi parlamentari".
Se avete finito di ridere, vi dico qual è la domandina che mi è sorta spontanea: se è convinto, come pare esserlo realmente, che i suoi processi sono delle farse, sono ridicoli, al punto di arrivare a giurarlo sui suoi figli e i suoi nipoti, perché non si è mai presentato a un'udienza? Scusate, eh, ma se uno è convinto che le accuse contro di lui siano tutte una montatura, va in tribunale e sbugiarda i suoi accusatori. Non vi pare una cosa logica?
E mettiamo pure, anche se non è vero niente, che lui il legittimo impedimento non l'abbia mai chiesto. Cosa cambia, alla fine? Il legittimo impedimento, se non ricordo male, è una legge a cui si può rinunciare. Sarebbe bastato che avesse deciso di non utilizzarlo e la questione sarebbe finita lì.
Vabbè, meglio lasciar perdere.
Se avete finito di ridere, vi dico qual è la domandina che mi è sorta spontanea: se è convinto, come pare esserlo realmente, che i suoi processi sono delle farse, sono ridicoli, al punto di arrivare a giurarlo sui suoi figli e i suoi nipoti, perché non si è mai presentato a un'udienza? Scusate, eh, ma se uno è convinto che le accuse contro di lui siano tutte una montatura, va in tribunale e sbugiarda i suoi accusatori. Non vi pare una cosa logica?
E mettiamo pure, anche se non è vero niente, che lui il legittimo impedimento non l'abbia mai chiesto. Cosa cambia, alla fine? Il legittimo impedimento, se non ricordo male, è una legge a cui si può rinunciare. Sarebbe bastato che avesse deciso di non utilizzarlo e la questione sarebbe finita lì.
Vabbè, meglio lasciar perdere.
martedì 11 gennaio 2011
Il quartiere generale racconta/45
Come sapete, in questi giorni ci sono un paio di appuntamenti che, ognuno nel rispettivo ambito, hanno una certa rilevanza e interesse per l'opinione pubblica. Uno è il famoso (famigerato?) referendum, voluto da Marchionne, che stabilirà se la maggioranza degli operai Fiat interpellati è disposta o meno ad accettare le condizioni imposte dal manager per poter investire in Italia. L'altro è la decisione della Consulta, attesa per giovedì prossimo, che stabilirà se il legittimo impedimento, la legge ad personam voluta da Berlusconi per scansare i suoi processi, è conforme o no alla Carta Costituzionale.
Domenica scorsa, il Giornale, attraverso la penna del direttore, Alessandro Sallusti, ha pubblicato uno spettacolare editoriale che merita di essere analizzato perché è troppo divertente, sembra una barzelletta. E invece è tutto vero; cioè, Sallusti è riuscito veramente a scrivere quelle cose. E allora partiamo. Ah, dimenticavo, il pezzo è qui.
Già il titolo è emblematico: "Ultima chiamata al buonsenso per giudici e operai". Naturalmente è superfluo spiegare che il buonsenso visto da Sallusti sarebbe che gli operai votassero in massa sì al referendum di Marchionne e i giudici della Consulta approvassero allegramente il legittimo impedimento. Ma cominciamo a ridere.
Innanzitutto non è affatto vero che i giudici della Consulta sono nominati dal presidente della Repubblica. O meglio, sono nominati anche dal presidente della Repubblica, me nella sola quota di un terzo dei quindici; i rimanenti due terzi sono nominati uno dal Parlamento in seduta comune e un altro da altri organi amministrativi dello Stato. Naturalmente questa cosa Sallusti la sa benissimo, ma si sa com'è, ai lettori del Giornale si può dare a bere qualsiasi panzana.
Ovviamente è falso anche che gli ultimi presidenti della Repubblica "provengano tutti da quelle parti", cioè da sinistra. Solo quello attuale, infatti, può vantare una tale "ascendenza" (che guarda caso è anche quello che a Berlusconi ha firmato praticamente tutto: dal lodo Alfano, poi bocciato dalla Consulta nel 2009, allo scudo fiscale, al legittimo impedimento, attualmente al vaglio della già citata Consulta; ma questo Sallusti si guarda bene dal farlo notare).
Prima di Napolitano, infatti, c'era il buon vecchio Carlo Azeglio Ciampi, che di sinistra non aveva praticamente niente (figurarsi, veniva da Bankitalia). E prima di Ciampi c'era Oscar Luigi Scalfaro, un democristiano che più democristiano non si può. Dove siano quindi tutti questi presidenti che vengono da sinistra, solo Sallusti lo sa (a meno di provare a chiedere ai lettori del Giornale).
Il Sallusti si lamenta del fatto che siamo l'unico paese "che non offre nessuna protezione a chi ci governa". Naturalmente sono tutte balle. Non esiste infatti nessun paese estero che abbia una legge che salvaguardi capi di governo e ministri dai processi, specialmente per reati commessi al di fuori delle loro funzioni (vedi Berlusconi e i suoi processi). Esiste una qualche forma di immunità per i capi di stato (anche Napolitano ce l'ha, è prevista dalla Costituzione), ma non certo per i capi di governo, e solo per eventuali reati attinenti alla funzione svolta. E mi risulta - spero risulti anche a Sallusti - che Berlusconi è un capo di governo, non di stato (almeno non ancora: tocchiamo ferro).
Quindi, la vecchia storiella che all'estero i governanti hanno tutti una qualche forma di protezione giudiziaria, è una sonora bufala a cui solo i lettori del Giornale possono credere - non me ne vogliano i lettori di Sallusti, non ce l'ho con loro; ma d'altra parte se uno spende soldi per comprare il Giornale poi non si può lamentare se legge qualche balla. Forse, invece di lamentarsi del fatto che da noi i politici non sono sufficientemente protetti, potrebbe ad esempio menzionare il fatto che siamo l'unico paese al mondo in cui quasi un decimo dei parlamentari ha problemi con la giustizia. Ma forse è pretendere troppo.
Chissà quali sono gli "indizi" citati da Sallusti che farebbero pensare che quei manigoldi di magistrati se la prendono solo col centrodestra? Potrebbe fare qualche esempio. Se si va a vedere nel dettaglio, ad esempio, si scopre che è vero che la maggioranza degli inquisiti in Parlamento sono nelle file del centrodestra, ma non mancano neppure dall'altra parte. Per non parlare naturalmente delle giunte regionali e provinciali del centrosinistra che in mezza Italia sono sotto inchiesta. Ma anche qui Sallusti glissa. Chissà come mai?
Pensate se si facesse una misurazione cronometrica per verificare se stanno più in televisione i magistrati o i politici. Naturalmente non è vero niente che i magistrati che vanno in tv perdono autorevolezza (quella che i politici hanno già perso da tempo anche senza andare in tv): semplicemente, quelle poche volte che lo fanno è solo per tentare di spiegare alla gente cosa c'è dietro alle balle che raccontano i politici, ad esempio quando parlano di riforma della giustizia o cose simili.
Poi il prode articolista prosegue, elencando una sfilza di politici che avrebbero usufruito di qualche sorta di immunità alla bisogna: Bocchino, D'Alema, De Magistris, Di Pietro, Fini; come se il fatto che altri ne hanno - forse - usufruito alleggerisse la posizione di chi s'è fatto quasi una quarantina di leggi ad personam negli ultimi 16 anni. Qui, per controbattere a Sallusti dovrei andare a cercare in rete situazione per situazione, e sinceramente non ho né voglia né tempo(se qualcuno ha voglia si accomodi pure, i commenti sono a disposizione). Ricordo solo, a proposito di Di Pietro, che è stato forse l'unico politico che ogni volta che si è visto arrivare addosso qualche inchiesta giudiziaria è sempre andato di corsa a farsi giudicare, e ne è sempre uscito pulito. Ma questi dettagli a Sallusti in fondo non interessano.
Domenica scorsa, il Giornale, attraverso la penna del direttore, Alessandro Sallusti, ha pubblicato uno spettacolare editoriale che merita di essere analizzato perché è troppo divertente, sembra una barzelletta. E invece è tutto vero; cioè, Sallusti è riuscito veramente a scrivere quelle cose. E allora partiamo. Ah, dimenticavo, il pezzo è qui.
Già il titolo è emblematico: "Ultima chiamata al buonsenso per giudici e operai". Naturalmente è superfluo spiegare che il buonsenso visto da Sallusti sarebbe che gli operai votassero in massa sì al referendum di Marchionne e i giudici della Consulta approvassero allegramente il legittimo impedimento. Ma cominciamo a ridere.
Innanzitutto non è affatto vero che i giudici della Consulta sono nominati dal presidente della Repubblica. O meglio, sono nominati anche dal presidente della Repubblica, me nella sola quota di un terzo dei quindici; i rimanenti due terzi sono nominati uno dal Parlamento in seduta comune e un altro da altri organi amministrativi dello Stato. Naturalmente questa cosa Sallusti la sa benissimo, ma si sa com'è, ai lettori del Giornale si può dare a bere qualsiasi panzana.
Ovviamente è falso anche che gli ultimi presidenti della Repubblica "provengano tutti da quelle parti", cioè da sinistra. Solo quello attuale, infatti, può vantare una tale "ascendenza" (che guarda caso è anche quello che a Berlusconi ha firmato praticamente tutto: dal lodo Alfano, poi bocciato dalla Consulta nel 2009, allo scudo fiscale, al legittimo impedimento, attualmente al vaglio della già citata Consulta; ma questo Sallusti si guarda bene dal farlo notare).
Prima di Napolitano, infatti, c'era il buon vecchio Carlo Azeglio Ciampi, che di sinistra non aveva praticamente niente (figurarsi, veniva da Bankitalia). E prima di Ciampi c'era Oscar Luigi Scalfaro, un democristiano che più democristiano non si può. Dove siano quindi tutti questi presidenti che vengono da sinistra, solo Sallusti lo sa (a meno di provare a chiedere ai lettori del Giornale).
Il Sallusti si lamenta del fatto che siamo l'unico paese "che non offre nessuna protezione a chi ci governa". Naturalmente sono tutte balle. Non esiste infatti nessun paese estero che abbia una legge che salvaguardi capi di governo e ministri dai processi, specialmente per reati commessi al di fuori delle loro funzioni (vedi Berlusconi e i suoi processi). Esiste una qualche forma di immunità per i capi di stato (anche Napolitano ce l'ha, è prevista dalla Costituzione), ma non certo per i capi di governo, e solo per eventuali reati attinenti alla funzione svolta. E mi risulta - spero risulti anche a Sallusti - che Berlusconi è un capo di governo, non di stato (almeno non ancora: tocchiamo ferro).
Quindi, la vecchia storiella che all'estero i governanti hanno tutti una qualche forma di protezione giudiziaria, è una sonora bufala a cui solo i lettori del Giornale possono credere - non me ne vogliano i lettori di Sallusti, non ce l'ho con loro; ma d'altra parte se uno spende soldi per comprare il Giornale poi non si può lamentare se legge qualche balla. Forse, invece di lamentarsi del fatto che da noi i politici non sono sufficientemente protetti, potrebbe ad esempio menzionare il fatto che siamo l'unico paese al mondo in cui quasi un decimo dei parlamentari ha problemi con la giustizia. Ma forse è pretendere troppo.
Chissà quali sono gli "indizi" citati da Sallusti che farebbero pensare che quei manigoldi di magistrati se la prendono solo col centrodestra? Potrebbe fare qualche esempio. Se si va a vedere nel dettaglio, ad esempio, si scopre che è vero che la maggioranza degli inquisiti in Parlamento sono nelle file del centrodestra, ma non mancano neppure dall'altra parte. Per non parlare naturalmente delle giunte regionali e provinciali del centrosinistra che in mezza Italia sono sotto inchiesta. Ma anche qui Sallusti glissa. Chissà come mai?
Pensate se si facesse una misurazione cronometrica per verificare se stanno più in televisione i magistrati o i politici. Naturalmente non è vero niente che i magistrati che vanno in tv perdono autorevolezza (quella che i politici hanno già perso da tempo anche senza andare in tv): semplicemente, quelle poche volte che lo fanno è solo per tentare di spiegare alla gente cosa c'è dietro alle balle che raccontano i politici, ad esempio quando parlano di riforma della giustizia o cose simili.
Poi il prode articolista prosegue, elencando una sfilza di politici che avrebbero usufruito di qualche sorta di immunità alla bisogna: Bocchino, D'Alema, De Magistris, Di Pietro, Fini; come se il fatto che altri ne hanno - forse - usufruito alleggerisse la posizione di chi s'è fatto quasi una quarantina di leggi ad personam negli ultimi 16 anni. Qui, per controbattere a Sallusti dovrei andare a cercare in rete situazione per situazione, e sinceramente non ho né voglia né tempo(se qualcuno ha voglia si accomodi pure, i commenti sono a disposizione). Ricordo solo, a proposito di Di Pietro, che è stato forse l'unico politico che ogni volta che si è visto arrivare addosso qualche inchiesta giudiziaria è sempre andato di corsa a farsi giudicare, e ne è sempre uscito pulito. Ma questi dettagli a Sallusti in fondo non interessano.
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