Il 13 febbraio i berluscones, su ordine del capo, scenderanno in piazza per protestare contro la cosiddetta "giustizia politicizzata". Ma che cosa si intende di preciso con questa definizione? Per saperlo bisognerebbe chiederlo a colui che l'ha coniata, Berlusconi, il quale crede che i magistrati che si occupano di lui siano comunisti, di sinistra, e quindi facenti parte di una sorta di complotto ordito per tentare di buttarlo giù.
Questa panzana è stata da sempre un cavallo di battaglia del premier, ed è stata in questi anni riproposta con un'intensità mediatica talmente elevata che molti hanno finito per crederci veramente. Dimostrazione che il famoso detto "racconta una balla 100 volte e diventerà realtà" non è poi così campato per aria. La cosa divertente (si fa per dire) di questa bella trovata, è che in linea teorica ogni persona che in Italia ha un'idea politica di un certo tipo e si trovasse per caso alle prese con qualche grana giudiziaria potrebbe partecipare alla grande manifestazione.
Un ipotetico assessore regionale di centrosinistra indagato, che ne so?, per corruzione, potrebbe ad esempio partecipare perché convinto che il pm che lo tiene sotto torchio sia di destra e ce l'abbia quindi con lui. Un ipotetico consigliere provinciale di centrodestra, imputato, che ne so?, per concussione, potrebbe partecipare e protestare perché pensa magari che il giudice che lo sta processando sia di sinistra e lo voglia morto (politicamente).
Ovviamente sto ragionando per assurdo, ma è solo per cercare di far capire appunto quanto sia assurda e "lunare" una manifestazione di questo tipo: un capo di governo pluri-indagato e con tre processi attualmente in corso che prima minaccia di punire i giudici per via parlamentare, e poi organizza una manifestazione basata sulle balle per cercare di delegittimarli. In quale altro paese democratico e civile accadrebbe? In nessun altro. Infatti accade da noi.
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