Ci ha messo un po', il Vaticano, a farsi sentire, ma alla fine la sua (sommessa) presa di posizione è arrivata con le parole rispettivamente di Bertone prima e di Ratzinger poi. Il tergiversare delle alte sfere vaticane è tutto sommato abbastanza comprensibile. La chiesa, si sa, ha sempre avuto un certo feeling con questo governo; feeling che è una risposta a precise strategie dell'esecutivo berlusconiano volte a tenersi buono l'elettorato cattolico (sì al crocifisso, no all'eutanasia, ai diritti degli omosessuali, alle coppie di fatto, al testamento biologico, ecc...).
Ma molti esponenti del Pdl sono perfettamente consci che gestire il rapporto coi militanti cattolici del partito è una partita non facile. I pidiellini, si sa, in genere adorano il loro leader e sono pure disposti a perdonargli qualche marachella. Però è difficile che tutti riescano a fare tranquillamente spallucce alla questione Ruby e collegate, specialmente dopo che le critiche sono piovute non tanto e non solo da Repubblica o L'Unità, ma anche da Avvenire, Osservatore Romano, Famiglia Cristiana e compagnia bella (senza dimenticare i già citati Bertone e Ratzinger).
Che fare per evitare il temuto allontamento in massa dei pidiellini cattolici? Semplice: si pubblica una lettera aperta in cui si chiede pazienza perché tutto si risolverà. L'idea è venuta a Maurizio Sacconi ed altri illustri esponenti di governo, ed è stata pubblicata stamattina anche sul Corriere. Sacconi e soci, in pratica, chiedono di "sospendere" il giudizio su Berlusconi, di non farsi ingannare dalle apparenze perché alla fine la verità verrà fuori.
"Chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato". In linea di principio non fa una piega, ma Sacconi e soci dovrebbero anche spiegare ai pidiellini cattolici quando si arriverà ad accertare i fatti. E' noto infatti che il premier non ha alcuna intenzione, come ha dichiarato lui stesso, di presentarsi ai pm di Milano per essere interrogato. Ed è altrettanto noto che la maggioranza delle leggi ad personam di questi ultimi anni (vedi ad esempio i vari lodi, il tentato processo breve, il legittimo impedimento e altre) sono nate esclusivamente per impedire gli accertamenti dei fatti, come quelli auspicati nella famosa lettera aperta.
Berlusconi in tribunale non ci vuole andare. E non ci andrà mai. E Sacconi lo sa benissimo. Il "diamo tempo alla verità e alla giustizia" è solo una presa in giro perché loro per primi sanno benissimo che questo tempo non arriverà mai. Ma il cavaliere non si deve preoccupare, perché i cattolici gli hanno sempre perdonato tutto (il divorzio, la separazione, le bestemmie, la vicenda Noemi, D'Addario, i puttanai di villa Certosa, l'avallo alle leggi di stampo razzista sui clandestini, l'amicizia coi vari Gheddafi, Putin, ecc...). Alla fine gli perdoneranno anche questa. E senza bisogno della lettera aperta.
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