giovedì 31 maggio 2007

Udite udite, la Siae sciopera

E' una di quelle notizie che lasciano un pò sorpresi: la Siae scende in sciopero. Se non cambierà niente, infatti, durante la settimana a cavallo tra i mesi di giugno e luglio l'associazione che tutela il copyright e il diritto d'autore (quella che è stata definita il "braccio armato" dell'industria discografica) scenderà in sciopero.

Le ragioni di questa agitazione, a detta dei promotori dell'iniziativa, risiederebbero nel tentativo di sensibilizzare il governo e le istituzioni circa la salvaguardia del diritto d'autore, messo in pericolo dai cattivoni che scaricano a scrocco dai circuiti p2p materiale protetto da copyright.

Su tutta la questione del copyright e della libera circolazione della cultura ho già parlato fin troppo, sia sul mio sito che in questo blog; e, sostanzialmente, il tutto si può riassumere in questo bellissimo scritto di Renzo Davoli.

Quello che lascia perplessi di tutta questa faccenda è che un organismo come la Siae, ideatrice di un'aberrazione chiamata equo compenso, una sorta di tassa su qualsiasi tipo di supporto vergine (digitale e non), frutto della presunzione (da dimostrare) che tali supporti vengano utilizzati per registrarvi materiale protetto da copyright, metta in campo un'iniziativa simile (insieme ad altre che hanno fatto storia).

Cosa teme la Siae, il dilagare del peer to peer? Il marocchino sotto i portici della Coin che vende cd contraffatti? O piuttosto teme chi si batte per il diritto al libero accesso alla cultura?

Auguri vivissimi per il buon esito dell'iniziativa.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

si potrebbe aggiungere che se ti iscrivi ad un'università, una quota delle tue tasse vanno alla siae, e comunque quando poi vai a farti delle fotocopie anche qui una parte del prezzo va alla siae...

Andrea Sacchini ha detto...

Già, la famosa tassa sulle attività didattiche.

Michela ha detto...

Forse dico una sciocchezza, ma di solito, col sorgere di nuovi mezzi tecnologici, cambia anche lo stile di vita e il comportamento che ci sta dietro.
Per fare un esempio banale-banale, con l'introduzione dei computer nei luoghi di lavoro, anni fa, si ridusse il numero dei dipendenti, e quei pochi dovevano conoscere il suo utilizzo.
Da qualche anno ciò sta avvenendo sul fronte dell'acquisto della musica e quant'altro.
Occorre solo che chi di dovere si adatti.
Per esempio, lungi da me sapere se questa è una soluzione giusta, ma è un'idea:

http://punto-informatico.it/p.aspx?id=2005738&r=PI

All'interno di questo articolo, ho trovato interessante anche questo:

Licenza Volontaria Collettiva

L'importante è affrontare i cambiamenti con serenità, e non con la repressione forzata.
Ciao
Michela

Andrea Sacchini ha detto...

> Forse dico una sciocchezza, ma di solito, col sorgere di nuovi mezzi tecnologici, cambia anche lo stile di vita e il comportamento che ci sta dietro.

Esatto, è questo il senso di tutto il discorso. Ed è questo che ancora i "tifosi" della difesa a oltranza del copyright non vogliono capire.

Non fraintendiamo: io non sono contro la tutela del diritto d'autore, anzi. Sono contro il sistema adottato per tutelare questo diritto. La Siae è un'organismo fondato in epoca fascista, tremendamente obsoleto oggi, sia nell'impostazione che nel metodo di lavoro.

Io non sono qui a dire che bisogna infrangere la legge e scaricare tranquillamente tutto quello che si vuole, dico semplicemente che la legge va cambiata perché com'è impostata e concepita oggi non ha più ragione di esistere.

Nessuno vuole togliere il diritto all'autore di vedere riconosciuta la paternità della sua opera e l'eventuale profitto, ma non coi metodi che ci vengono imposti dalle varie leggi liberticide tipo il famoso decreto Urbani.

Ciao.

Anonimo ha detto...

Il vero problema degli autori è, secondo me, non la pirateria o il download atraverso il file sharing, ma il prezzo dei film e dei cd. Gli autori dovrebbero pensare a un nuovo modo i distribuzione che passi per la Rete che, al contraio di quello che loro pensano, non è loro nemica, anzi...

Mi spiego meglio: invece di vendere il supporto fisico del CD in cui sono registrati i brani, le case discografiche potrebbero distribuitre i loro prodotti solo tramite il Web con il download legale gratuito a prezzi bassisimi. Non è la stessa cosa, ad esempio, per una casa discografica vendere online tramite il download 10.000 brani a 10 centesimi di euro (ma anche molto di meno!) o vendere 100 CD a 10 €!?
C'è poi Peter Gabriel che a Luglio lancerà un nuovo progetto in base al quale si potrà scaricare musica in modo legale da Internet da un sito che inserise 10 secondo di pubblicità all'inizio d ogni brano. A pagare gli autori ci penserebbe la pubblicità, come nella televisione generalista, e il download sarebbe free. Anche questa soluzione non è piaciuta alle case discografiche.

Scioperare contro i propri clienti per sensibilzare i governi ad asprire le pene nei confronti della “pirateria” e del download free, credo che non risolva affatto il problema, anzi aumenta gli screzi tra gli autori e i potenziali aquirenti delle loro opere che già si lamentanoi per i prezzi e per le modalità di fruizione. Servono nuovi canali di sdistribuione che tengano conto della Rete e delle tecnologie digitali!!!

salpetti.wordpress.com

Andrea Sacchini ha detto...

> Gli autori dovrebbero pensare a un nuovo modo i distribuzione che passi per la Rete che, al contraio di quello che loro pensano, non è loro nemica, anzi...

Non ti preoccupare, sta già cominciando ad accadere...

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