La manifestazione, come al solito, ha messo tutti d'accordo:
- Rutelli ha detto che se non fosse ministro ci andrebbe
- la Bindi, ministro della famiglia, non ci va perché la ritiene una manifestazione antigovernativa
- Mastella (in guerra con la Bindi, in quanto firmataria del progetto di legge sui Dico) ci va
- Ferrero (solidarietà sociale) pare (il condizionale è d'obbligo) non vada
- D'Alema non andrebbe neanche se lo pagassero
- la Pollastrini non sta "né di qua né di là" (?), quindi al momento non è chiaro se parteciperà o no
- Pezzotta va e invita tutti ad andarci
- Calderoli ci va e, anzi, "bisognerebbe farne una ogni anno"
- la Binetti, senatrice della margherita, ha detto che "non sarà una piazza né di destra né di sinistra ma bipartisan. Non sarà cattolica né laica” (ma cosa sarà allora?)
- Mantovano e Gasparri (AN) ci vanno
- i preti ci vanno
- Grillini andrà invece al "coraggio laico"
A margine di tutto ciò leggo che alla manifestazione di sabato saranno presenti trampolieri e clown.
Appunto.
Bisognerebe andare a tirargli un po di CACCA DI MUCCA ai nostri cari politici.
RispondiEliminaE' il solito teatrino dei politici. Privi di dignità. No comment.
RispondiEliminaNon posso esprimere il mio giudizio sulle persone menzionate nel post, per rispetto al blog di Andrea e per evitare di essere bannato per...
RispondiEliminaturpiloquio!!!!!
BigFab.
A me questa storia del giorno della famiglia sa davvero tanto di pagliacciata. Sono sessant'anni che la nostra Costituzione dice a chiare lettere che la famiglia ha precisi diritti, che i figli ne hanno fuori e dentro il matrimonio, ed in più che partiolare riguardo (aiuti) lo Stato deve fornire alle famiglie numerose. Io sono d'accordo con questi principi, ma sono decenni che vengono disattesi, dacenni che le famiglie che vogliono crescere una prole sono lasciate a sé stesse.
RispondiEliminaMi sembra da cretini e ipocriti allora organizzare questo giorno della famiglia (e basta con questi inglesismi derivanti da parole di origine latina) proprio nell'anno in cui si parla di riconoscere altre forme di unione. Cioè, essere trattati male va bene, ma non più quando lo Stato propone di "trattare male" anche altre unioni? Tutt'a un tratto la famiglia diventa non più una formazione sociale che gode di speciali diritti (peraltro in parte disattesi) bensì una istituzione nominale privilegiata ed elitaria? Da difendere perché si "chiama" famiglia e non perché trattata dallo Stato come tale?
Mi pare tutta una messa in scena con lo scopo non tanto di promuovere i sacrosanti diritti delle famiglie italiane, quanto di mettere in contrapposizione alcuni cittadini con altri cittadini. Perché in sessant'anni proprio adesso questa manifestazione?
Non so, l'unica cosa che posso confermare per esperienza diretta è che tirare su una famiglia non è semplice.
RispondiEliminaHanno voglia lo stato e la chiesa a spingere affinché i giovani si sgancino dai genitori e mettano su famiglia: facile a dirsi, più difficile metterlo in pratica: considerando poi il fatto che oggi, volenti o nolenti, la regola è il lavoro precario, non quello stabile e fisso. Come fa un giovane a prendersi una responsabilità così e fare progetti a lunga scadenza sapendo che per i prossimi tre mesi lavorerà e poi chissà?
Questo è solo un piccolo esempio, ma la questione della famiglia è complessa e comprende varie sfaccettature e punti di vista: impossibile sviscerarla nel piccolo spazio di un blog.
Condivido in pieno, ed è il motivo per cui sono curioso di capire quali saranno i temi affrontati domani. È anche un motivo in più per ridicolizzare chi sta al Governo e si sente in dovere di partecipare: se lo scopo è promuovere aiuti alle famiglie (dubito che però sia questo) allora chi governa, invece che manifestare, dovrebbe risolvere la faccenda.
RispondiEliminaQuello che non posso condividere è il porre le legittime questioni di aiuti alle famiglie in contrapposizione ad altre forme di unioni, et simila. Promuovere la famiglia non implica dover stoppare tutti gli altri tentativi di allargamenti di alcuni diritti (connessi a doveri, certo).
Facendo un paragone, mi parrebbe come mettere in contrapposizione disabili contro non disabili quando (per ipotesi) si discutesse di aiuti di Stato o generiche migliorie in seno alla sanità pubblica, siano esse dirette a strutture per i disabili o normali migliorie diagnostiche per chi disabile non è: porli in contrapposizione sarrebbe come sostenere che dare agli uni volesse dire togliere agli altri, vorrebbe dire mettere i cittadini gli uni contro gli altri.
È una contrapposizione perciolosa quella che si vuole proporre, e gratuita. Lo Stato si deve operare per garantire i diritti di tutti, ciascuno in proporzione alle necessità ed anche alle responsabilità che egli vuole prendersi (ma senza necessariamente porre una divisione del tipo, o tutto o niente).
Staremo a vedere quando istituiranno il giorno della salute...