domenica 19 dicembre 2021

La conquista della felicità


Confesso di avere iniziato questo libro con un po' di scetticismo e senza grosse aspettative. Me l'immaginavo come uno dei tanti manuali in circolazione che pretendono di spiegare (come se un manuale potesse fare questo) come fare a essere felici. Poi però mi sono detto: Uno come Russell, del quale avevo già letto il bellissimo Perché non sono cristiano, non è tipo da scrivere un banale manuale, ci dev'essere dell'altro. E così è stato.

Questo libro, sotto le apparenti spoglie di un manuale, è in realtà un vero e proprio trattato di sociologia, dove si analizzano in profondità le dinamiche sociali che coinvolgono l'essere umano e le sue interazioni e relazioni con altri essere umani (familiari, conoscenti, colleghi ecc.), comprese, naturalmente, le relazioni con una società in veloce e caotica trasformazione (Russell prende in esame la società inglese negli anni a cavallo tra i Quaranta e Cinquanta, ma sembra scritto ai giorni nostri, tanto è attuale). 

Il libro si divide in due parti. Nella prima analizza in dettaglio le principali cause che impediscono di essere felici (nell'elenco: competizione, noia, eccitamento, fatica, invidia, senso di colpa, mania di persecuzione, lavoro, ritmi imposti dalla società); nella seconda tenta di dare qualche indicazione su come farvi fronte. Il titolo del libro non è casuale. Scrive a tal proposito Russell: "La felicità, salvo casi molto rari, non è qualche cosa che caschi in bocca come un frutto maturo, per il puro intervento di circostanze fortunate. Ecco la ragione per la quale ho chiamato questo libro La conquista della felicità. Poiché in questo mondo così pieno di sfortune evitabili e inevitabili, di malattie e di garbugli psicologici, di lotta, povertà e cattiva volontà, l'uomo e la donna che vogliono essere felici devono trovare il modo di affrontare le molteplici cause di infelicità dalle quali ogni individuo è assalito."

Insomma, se si vuole essere felici (qualsiasi cosa si intenda con questo aggettivo) tocca darsi un po' da fare. Come per tutto, del resto. 

8 commenti:

Guchi chan ha detto...

Perfettamente vero! Io l'ho vissuta sulla mia pelle, perchè per anni ho creduto che se fosse successa una certa cosa sarei automaticamente stata felice (e lo sarei rimasta), ma quando poi è accaduta mi sono accorta che le cose non erano cambiate. Quindi ho finito per conquistarmela con le mie forze, questa benedetta felicità ^___^

kermitilrospo ha detto...

la felicità è una scelta (cit.)

siu ha detto...

"Ho sempre pensato, quando avrò questo sarò saziato, ma poi avevo questo, ed era lo stesso..." (Tricarico, "Vita tanquilla")
;-))

giorgio giorgi ha detto...

Un antico detto afferma: se vuoi essere felice un giorno bevi vino, se vuoi essere felice qualche anno sposati, ma se vuoi essere felice tutta la vita coltiva un giardino.

Enri1968 ha detto...

Sagge parole. Mi ha colpito la frase :...Poiché in questo mondo così pieno di sfortune evitabili e inevitabili,

Andrea Sacchini ha detto...

A volte sì, ma dipende.

Andrea Sacchini ha detto...

Bellissimo.

Andrea Sacchini ha detto...

Sarebbe stata ancora più bella: "Poiché in questo mondo così pieno di sfortune evitabili". Stop.

"Se nelle scuole si insegni"

"Se nelle scuole si insegni". Ma a parte gli svarioni grammaticali, questo post è di difficile interpretazione anche d...