La morte di Pasolini, scritto dallo storico Davide Serafino, non aggiunge niente al mistero che ruota attorno al suo efferato omicidio, né offre elementi di maggiore chiarezza rispetto a quanto già (non) si sa. Il libro è però interessante dal punto di vista storico per la panoramica sul contesto sociale e politico dell'epoca in cui è maturato il delitto.
I primi anni Settanta (Pier Paolo Pasolini fu assassinato nel 1975) sono gli anni della cosiddetta "strategia della tensione", un ampio disegno, riduttivamente rappresentato con lo stragismo quando in realtà fu soprattutto pressioni politiche, trame, violenze, che aveva come scopo l'instaurazione di un clima di allarmismo diffuso che rendesse "accettabili" restrizioni delle libertà civili, dei diritti costituzionali e dei poteri del parlamento. In questo particolare periodo si ebbe il maggiore sviluppo e rilancio sia dell'eversione di destra che della lotta armata di sinistra, che di lì a poco avrebbe preso il sopravvento. Il libro in questione fornisce una pregevole descrizione di ciò che succedeva in quegli anni, avvenimenti di cui ho vaghe memorie, reminiscenze dei discorsi che sentivo dai miei genitori.
Per quanto riguarda l'omicidio del grande poeta, scrittore, saggista e regista, nulla di nuovo, come ho detto. Il libro esamina le già note teorie alternative alla frettolosa verità ufficiale e giudiziaria, che riconobbe nel reo confesso Pino Pelosi l'autore del crimine e che rubricò altrettanto frettolosamente (Pasolini fu sempre considerato un intellettuale estremamente scomodo, oltre che controverso) l'omicidio come degenerazione di una lite tra omosessuali. La versione fornita all'epoca dal giovane reo confesso suscitò subito molte perplessità, così come la sua completa ritrattazione trent'anni dopo i fatti, ma a tutt'oggi è quella che rimane in piedi, anche se si tratta di piedi non molto solidi.
Ho letto proprio di recente la teoria secondo la quale sarebbe stato assassinato dai servizi segreti francesi: ne parla in questo libro?
RispondiEliminaNo, nessun accenno. Il libro prende in esame la pista della mafia, dei servizi segreti (italiani), delle implicazioni e dei collegamenti col caso ENI di Enrico Mattei, e anche della rapina finita in tragedia e del ricatto (Pasolini si sarebbe recato all'Idroscalo di Ostia, quella notte, per pagare il riscatto per la restituzione delle bobine rubate che contenevano un suo film ancora in lavorazione). Dei servizi segreti francesi non fa menzione. C'è da notare, comunque, che qualsiasi altra pista diversa da quella ufficiale è molto più plausibile di quest'ultima.
EliminaUna cosa che mi ha sorpreso, e che non sapevo, é che dopo il pronunciamento giudiziario ufficiale Oriana Fallaci, sua grande amica, diede avvio dalle colonne dell'Europeo una contro-inchiesta con l'obiettivo di mettere in risalto le palesi contraddizioni e incongruenze della versione ufficiale, inchiesta che non venne presa in considerazione ma che è a tutt'oggi molto più plausibile della versione ufficiale.
Grande Personaggio.
RispondiEliminaNon lo conosco approfonditamente, ma recupererò. Da quel poco che so, e dai pochi cenni sul suo pensiero riportati nel libro, sì, è stato indubbiamente un grande personaggio.
EliminaGli Scritti corsari, sono tuttora validi.
EliminaHo vissuto, e in parte vivo ancora, nel culto di Pasolini. A partire da quando, quindicenne, lessi per la prima volta i suoi “Scritti corsari”, libro profetico, se mai ve ne furono. Iniziò una vera e propria venerazione, per il suo stile di scrittura, per le sue idee. Conosco tutta la sua opera, poetica, narrativa, saggistica, cinematografica. Ignoro solo il suo teatro. Ciao, Andrea.
RispondiEliminaCiao Ettore. Devo assolutamente colmare questa lacuna. Comincerò appunto con Scritti corsari. Grazie della segnalazione.
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