Un concetto interessante espresso nel libro Manifesto del libero pensiero (avevo già citato un altro passo qui) riguarda la "dittatura dell'utile", secondo cui, nella società odierna, l'arte acquista un suo valore nella misura in cui è utile a veicolare messaggi positivi, edificare gli animi, promuovere il Bene. Diventa sempre più difficile, ad esempio, accettare che qualcosa possa non servire a niente e valere di per sé, che sia soltanto un piacere fine a se stesso, o mera espressione di una bellezza.
Cito dal testo: "La letteratura, per esempio: o la releghiamo agli ultimi posti dell'istruzione oppure, ben peggio, ci arrampichiamo sugli specchi per trovarle un'utilità sociale, snaturandola così nella sua sostanza. Nella scuola è più che altrove evidente: tolleriamo che sia ancora materia d'insegnamento solo perché le abbiamo inventato degli scopi e l'abbiamo piegata a "servire". La letteratura sì, ma solo in quanto educa alla cittadinanza, è strumento di democrazia, è utile ad acquisire competenze poi spendibili nel mondo del lavoro. Non la accettiamo per quel che è, come una delle più alte espressioni dell'ingegno umano, nonché fonte di personale e non spendibile godimento. Tutto dev'essere speso, finalizzato e usato. Nulla può rimanere al fondo del forziere come un tesoro nascosto, il cui mero possesso arricchisca il senso, impalpabile, della nostra vita. Anche di questa triste sostanza utilitaristica è fatta la cappa che ci sovrasta."
Questo estratto mi ha fatto venire in mente un vecchio post di una blogger che amo molto, Galatea Vaglio, là dove spiega, come solo lei sa fare, cosa significa leggere per il gusto di leggere.
Il discorso è vastissimo. Ti consiglio un libro di Bataille: “Il limite dell’utile”, dove questa cultura utilitaristica viene contestata proprio alla radice storica e antropologica, in nome di un’altra economia, “economia gloriosa”, che ha permesso la costruzione di cattedrali magnifiche fatte non per mera utilità ma per la gloria di Dio. Ti cito solo questo esempio delle riflessioni vertiginose che ci sono in questo libro inquietante.
RispondiEliminaSulla scuola sono dalla parte di Ivan Ilich specie quando scrive: “La scuola è un’agenzia di collocamento che ti fa pensare di avere bisogno del mondo così com’è. ”Ci sarebbe da dire molto altro ma cambiare i nostri paradigmi culturali non è cosa facile in un commento o in un post. Grazie Andrea, per la tua opera di divulgazione, ti leggo sempre volentieri.
Grazie a te, Ettore. Siamo giusto sotto Natale e sto compilando in questi giorni la lista di libri che spero di trovare sotto l'albero. Ho appena aggiunto Il limite dell'utile da te citato.
EliminaPer il resto, cosa aggiungere? Sulla cultura utilitaristica oggi dominante ha scritto pagine bellissime anche Umberto Galimberti, e ne parla spesso, diffusamente, nelle sue conferenze. Ci sarebbero tante cose da dire su come siamo ormai ridotti. Ciò che rincuora un po' è che, fortunatamente, molti hanno coscienza di questo problema e cercano di sensibilizzare altri. Ma temo serva a poco, siamo talmente impregnati di utilitarismo; siamo talmente immersi in una società "disumanizzata", dove ormai vale solo ciò che è utile, che non credo ne verremo più fuori.
Ciao Ettore. Grazie.
Temo tu abbia ragione.
RispondiEliminaSe ci pensi, le cose più belle sono quasi sempre inutili.
RispondiEliminaVerissimo, e le cose più inutili, o almeno quelle considerate inutili dalla società, sono quasi sempre quelle che contraddistinguono il nostro essere umani.
EliminaLe cose utili normalmente sono orrende... almeno in campo tecnologico.
RispondiEliminaL'arte ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della civiltà, sotto vari aspetti, il fatto che oggi si stia cercando di relegarla di un ruolo di comparsa dovrebbe far riflettere sulla strada che viene tracciata
Dovrebbe, ma sono concetti controintuitivi, difficili anche solo da prendere in considerazione.
EliminaE ci sarebbe da chiedersi pure: utile a che?
RispondiEliminaA correre sempre più veloce verso la distruzione?
Comunque non è per tutti così. Credo che siano più di quanti crediamo quelli che ricercano il bello per il bello. Perché la bellezza è utile di per sé
Sì, probabilmente è così, anche se non so quanti siano quelli capaci di apprezzare il bello per il solo fatto che è bello. Ma voglio essere ottimista.
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