Alcuni mesi fa, in Uganda, in una comunità di scimpanzé è nato un cucciolo albino. Evento eccezionale, in natura, che gli etologi hanno potuto osservare e studiare fuori da un ambiente in cattività. L'albinismo è quella particolare anomalia genetica, presente anche negli umani, che consiste nell'assenza di melanina nella pelle, per cui gli individui che ne sono affetti risultano avere pelle chiarissima, capelli e peluria bianchi e occhi chiari. La mamma del piccolo scimpanzé, inizialmente perplessa, così come il resto del gruppo, ha poi accettato il piccolo nato e tra i due si è instaurato il normale rapporto mamma-cucciolo. Col passare del tempo, però, all'interno della comunità la perplessità e la diffidenza sono aumentate e la mamma è progressivamente diventata vittima di atteggiamenti ostili, ciò che tra noi umani chiameremmo intimidazioni, per capirci. L'epilogo della vicenda è tragico. Dopo un certo periodo, un gruppo di giovani scimpanzé guidati dal maschio alfa del gruppo ha portato via il cucciolo alla madre, cucciolo che è stato poi ucciso e smembrato da una delle matriarche del gruppo. I resti del cucciolo sono quindi stati portati sul ramo di un albero e diventati oggetto dell'osservazione di tutti gli altri, una sorta di macabro pellegrinaggio, si potrebbe dire. La spiegazione più plausibile di questo comportamento, elaborata dagli scienziati, è che l'eccezionale peculiarità del piccolo, quella appunto di essere albino e quindi diverso da tutti gli altri, è stata interpretata dal gruppo come una minaccia. Le sue caratteristiche hanno fatto sì che non sia stato riconosciuto come uno di loro, fosse cioè quello che si dice "altro da loro". Era diverso, quindi una potenziale minaccia.
Perché questo racconto? A partire dall'Illuminismo in qua, schiere di filosofi, pensatori, ma anche persone comuni, si sono interrogati relativamente al fatto se l'uomo sia buono o cattivo. L'uomo è per natura buono o cattivo? Per natura, adotta nei confronti dei suoi simili un comportamento di tipo cooperativo, altruistico e solidale, oppure egoistico e individualistico? La domanda, dal punto di vista scientifico, non ha senso. Ne acquista semmai in un dibattito di tipo ideologico o filosofico, ma dal punto di vista scientifico non ha senso perché, per natura, l'uomo, così come ogni appartenente a specie socialmente complesse, è ambivalente, ossia è buono o cattivo a seconda delle circostanze in cui si trova. Riassumendo, è altruista nei confronti di appartenenti al suo stesso gruppo, ma solamente in virtù del fatto che questo gruppo è in competizione con un altro gruppo, un altro gruppo potenzialmente nemico, quell'"altro da sé" che ha generato la tragica fine dello scimpanzé albino. L'altruismo e la solidarietà verso gli appartenenti al medesimo gruppo hanno funzione di coesione sociale, di "collante", ma solo in virtù del fatto che il gruppo in questione ha potenziali nemici esterni contro cui può avere la meglio in maniera proporzionale al livello di coesione interno.
Qui si apre un paradosso, chiamato appunto il paradosso dell'altruismo. Uno dei pilastri, oggi unanimemente riconosciuto dalla scienza, della evoluzione per selezione naturale elaborata da Darwin, vede infatti il comportamento egoistico come fondamentale nell'economia di tutto il sistema evolutivo. Io, individuo, ho tante maggiori probabilità di adattarmi, quindi di avere vantaggi che mi consentano di procreare e perpetuare i miei geni, quanto più adotto comportamenti che mi procurano un vantaggio immediato, che sono appunto i comportamenti di tipo egoistico. Il paradosso sta nel fatto che il comportamento egoistico da una parte, vedi Darwin, è considerato utile, ma allo stesso tempo può essere controproducente. E poi perché, se in natura è vincente il comportamento egoistico, si osservano anche comportamenti solidali, che in teoria dovrebbero essere svantaggiosi? Darwin si arrovellò per tutta la vita su questo problema senza venirne a capo, e ancora oggi questo paradosso è l'anello mancante per riuscire a comprendere compiutamente la situazione.
In realtà Darwin una risposta, abbastanza sofisticata, la elaborò, e un po' salomonicamente la racchiuse in questo concetto: in natura dovrebbe sempre prevalere l'egoismo, ma quando ciò non succede è perché, evidentemente, il comportamento dell'individuo ha un vantaggio per il gruppo che è più importante del vantaggio individuale. L'esempio classico è quello dell'ape. L'ape è un animale sociale, tra l'altro di una socialità molto più complessa di ciò che comunemente si pensa, ed è dotata del famoso pungiglione estraibile che se utilizzato ne provoca la morte. In pratica l'ape, quando punge, si suicida perché il suo pungiglione rimane conficcato nella vittima della sua puntura, provocando la lacerazione dell'addome. Dal punto di vista evolutivo, questo gesto suicida ma altruistico è ambivalente: svantaggioso per l'individuo, che muore, ma vantaggioso per il gruppo perché è una forma di difesa da una minaccia esterna.
Naturalmente, non tutti gli individui di uno stesso gruppo si mostrano altruisti nei confronti del gruppo stesso. Ci possono essere dei "furbetti", diciamo così. Un esempio interessante lo abbiamo sempre nei famosi scimpanzé. I gruppi di questi animali sono solitamente composti di alcune decine di individui e, di questi, alcuni tra i più giovani hanno il compito di fare da sentinelle. In praticano si aggirano attorno ai limiti del territorio per segnalare, con appositi versi, l'arrivo di un potenziale nemico, come un serpente, un felino, ecc. Il compito di sentinella, però, ha sia vantaggi che svantaggi. I vantaggi sono del gruppo, come si intuisce chiaramente, perché la segnalazione consente di avvisare dell'arrivo di una potenziale minaccia, ma è svantaggioso per la singola sentinella, perché il verso la rende facilmente individuabile. Non è infrequente, in queste situazioni, che si palesino quelli che gli scienziati hanno denominato free riders, battitori liberi, quelli cioè che all'arrivo di una potenziale minaccia se ne stanno zitti. Assumendo questo atteggiamento (egoistico) i battitori liberi hanno un doppio vantaggio: non sono identificabili dalla minaccia e, allo stesso tempo, vengono comunque difesi dal gruppo qualora venga attaccato.
Anche noi umani abbiamo i free riders, ad esempio gli evasori fiscali. Chi sono gli evasori fiscali? Sono quelli che non pagano le tasse ma che, all'occorrenza, vanno tranquillamente all'ospedale dove ricevono cure che vengono finanziate coi soldi di chi le tasse le paga. Restando a esempi più attuali, un free rider è ad esempio chi non si vaccina contro il covid, che può poi contare sulla protezione offerta da tutti quelli che si vaccinano. Qui gli esempi che si potrebbero fare sono infiniti. Qual è la differenza con gli scimpanzé? La prima è che tra questi animali i free riders sono una percentuale molto piccola (tra il 2 e il 4%). La seconda è che, se scoperti, vengono presi in consegna dalle famose matriarche come quella che ha ucciso il cucciolo albino e, la volta successiva, probabilmente ci pensano due volte prima di rifarlo. Da noi, invece, gli evasori sono una percentuale infinitamente superiore del 2% e, in genere, invece di essere puniti vengono spesso coccolati perché, a differenza degli scimpanzé, votano. Ma anche qui il discorso sarebbe lungo.
Quindi, provando ad arrivare a una conclusione, la domanda se in natura gli uomini siano buoni o cattivi, dal punto di vista scientifico non ha senso perché l'uomo, esattamente come qualsiasi altra specie animale sociale, è ambivalente, e si comporta coi suoi simili in maniera solidale o egoistica a seconda delle circostanze. Questo, tra l'altro, smonta definitivamente un altro luogo comune di cui è intrisa la cultura in cui viviamo, e cioè che la natura sia intrinsecamente buona. Chi, come lo scrivente, ha una certa età ed è cresciuto in un ambiente cattolico, ricorderà che la natura è sempre cosa buona, perché avendola creata Dio, per definizione non può essere cattiva. Tanto è vero che ci hanno insegnato a chiamarla addirittura madre, madre natura, e una madre per definizione può essere solo buona.
In realtà la natura è totalmente indifferente alla condizione umana, ed etichettarla ricorrendo a giudizi morali che abbiamo costruito noi, non ha alcun senso. In natura accadono cose buone e cose terribili. La matriarca di scimpanzé che uccide il cucciolo albino ci fa orrore. Perché ci fa orrore? Perché applichiamo a un fatto naturale un giudizio morale, quindi culturale, ma natura e cultura, come diceva già David Hume nel Settecento, non possono essere messe in relazione, è un non senso, così come è un non senso definire la natura "madre natura", dal momento che in natura le madri li uccidono anche, i loro figli (lo fa anche la nostra specie, en passant).
Le cose che ho scritto qui sono un mediocre e assolutamente incompleto riassunto della conferenza di Telmo Pievani di un mesetto fa che ripubblico qui di seguito. Se avete una cinquantina di minuti e pensate che la cosa vi interessi, provate ad ascoltarla, se volete, a me ha aperto un mondo. Ultima cosa veramente interessante, e poi chiudo, è il fatto che - e questo è veramente paradossale, a pensarci - le bolle sui social e in generale su internet, le cosiddette echo chambers, sono strutturate con le stesse modalità e lo stesso modus operandi evolutivo e antropologico che sta alla base del tribalismo descritto da Darwin, e di cui la cooperazione o l'egoismo ne sono i tratti distintivi (potete ascoltare questa interessantissima parte dal min. 48 in poi) . In pratica noi, pur essendo nell'era della modernità e di internet, ci muoviamo e agiamo col retaggio di quel grosso mammifero africano nato 200.000 anni fa nella parte orientale del continente africano e partito poi per il mondo.
Grazie 🤗
RispondiEliminaDi niente ;-)
EliminaRecentemente ho visto un film molto interessante che affronta in parte questo argomento, K-pax, dove ad un certo punto si afferma:
RispondiEliminaI K-paxiani (gli abitanti del pianeta K-PAX) vengono descritti da Prot come degli esseri straordinari, essi infatti vivono in un pianeta senza leggi, in quanto tutti sono in grado di seguire la strada del bene senza condizionamenti legali. Lo stesso Prot dice infatti che "chiunque nell'universo è in grado di distinguere il bene dal male" e che su queste cose anche da noi Buddha e Cristo avevano avuto delle idee diverse da quelle dei comuni uomini, ma non erano stati molto ascoltati.
Può darsi che Prot avesse letto Kant, il quale diceva che chiunque è in grado di sentire da sé la differenza tra bene e male.
EliminaNon è così, naturalmente, e probabilmente neppure Kant ci credeva davvero.
K- pax gran film comunque!
EliminaBell'articolo: non credo però che vedrò il video perché l'hai riassunto troppo bene! ;-)
RispondiEliminaSolo non condivido l'analogia con i no-vax ma sarebbe troppo lungo argomentare perché.
Vabbè ti scrivo la prima obiezione che mi viene in mente, così, come spunto di riflessione: gli evasori e gli scimpanzé-sentinella neghittosi agiscono protetti dall’anonimato. Le relative società di appartenenza non sanno chi sono: essi godono quindi i vantaggi di quello che fanno senza subire svantaggi o ripercussioni negative di sorta. Al contrario il no-vax è identificato dalla mancanza di green-pass: il suo comportamento non gli dà alcun vantaggio ma solo molti svantaggi sia economici che sociali (e, forse, medici). Già questa differenza mi sembra così significativa da rompere l’analogia...
>non credo però che vedrò il video perché l'hai riassunto troppo bene
EliminaFai male. La conferenza è molto più interessante è ricca di aneddoti, rispetto a ciò che ho riassunto malamente io :-)