Sabato scorso, nelle mie ultime "pillole", segnalavo velocemente la vicenda RaiSat, in particolare lo strano (neanche tanto, in fondo) atteggiamento della Rai che non ha rinnovato il contratto con Sky rinunciando così a incamerare circa 50 milioni di euro annui per i prossimi sette anni.
Tra le tante letture di questa vicenda che ho trovato in rete, sintetizzate tutte da questo articolo di Aldo Grasso (cito la chiusura: "L’impressione, auguriamoci smentita dai fatti, è che la Rai si sia messa al servizio di quello che un tempo era il suo principale competitor. Già nel 1964 Indro Montanelli lamentava che Viale Mazzini era oggetto di «interferenze »; figuriamoci oggi."), c'è appunto quella che la Rai l'avrebbe fatto in ossequio a una preciso desiderio del cavaliere, che notoriamente non ha mai visto di buon occhio il connubio Rai-Sky.
Tutto l'accaduto, che magari poteva essere ascritto - nella normale indifferenza generale - al solito viavai di inciuci politico-televisivi di questi ultimi anni, ha però attirato l'attenzione del buon Napolitano, il quale ha preso il telefono e ha chiesto chiarimenti sulla vicenda direttamente al direttore generale della Rai, Mauro Masi. Ovviamente quest'ultimo si è immediatamente messo al lavoro, e pare stia adesso preparando una sorta di relazione con la quale tentare di spiegare a Napolitano i reali motivi della rottura dell'accordo con Sky.
A parte i dettagli della vicenda, personalmente mi sento di condividere le impressioni del buon Pierani, il quale vede questo continuo scendere in campo di Napolitano (da quando è in carica questo governo, vi sarete accorti, è capitato molto di frequente) come il sintomo di una democrazia in affanno.
Non so come finirà la vicenda Rai-Sky - come ho scritto nelle mie pillole che citavo prima, della vicenda non è che poi mi freghi granché -, adesso come adesso sono più preoccupato di come finirà la questione ben più importante su dove stia andando la nostra democrazia e quel barlume di informazione che ancora è rimasto.
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