mercoledì 12 agosto 2009

Bieco illuminismo

Nella querelle sorta tra Vaticano e Tar, dopo la recente sentenza di quest'ultimo che sancisce che l'insegnamento della religione cattolica non può avere effetti sulla determinazione del credito scolastico, ci sono da registrare un paio di passaggi niente male.

Il primo, quello più divertente, riguarda le parole di tale monsignore Diego Coletti, che per non sbagliare riporto pari pari come trovate su adnkronos.

La sentenza del Tar che esclude l'insegnamento della religione cattolico dal percorso curriculare degli studenti, danneggia la laicita' ed e' sintomo del "piu' bieco illuminismo che vuole la cancellazione di tutte le identita".

Ora, se non ricordo male, nessun movimento è mai stato perfetto, nessuna grande rivoluzione culturale è stata esente da pecche o aspetti controversi. E quindi, giocoforza, anche quello che è nato nel famoso "Secolo dei lumi" sarà stato sicuramente caratterizzato da qualcuno di questi aspetti "biechi". Il problema è che il monsignore rimane sul vago ("cancellazione delle identità?") ed è quindi di ben poco aiuto a quelli come me che di tale grande movimento hanno solo vaghe reminescenze scolastiche. Istintivamente, per puro spirito di par condicio e non certo per indispettire l'alto prelato, io potrei allo stesso modo affermare che il cattolicesimo è una massa informe di antiche e anacronistiche superstizioni. Qualcuno me lo può vietare? Non credo. Ma non mi va di scendere a questo livello. Meglio lasciar stare.

L'altro aspetto, sicuramente comico, che sta creando un gran casino per niente, riguarda le dichiarazioni della Gelmini. Non quelle secondo cui ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza - liberissima di farlo se lo ritiene opportuno -, ma quelle secondo le quali (cito Repubblica) "Non è giusto sminuire il loro ruolo [dei docenti di religione, nda], come se esistessero docenti di serie a e di serie B". Stesse identiche parole pronunciate dalla Binetti (sarà un caso?).

Scusate, io non sono esperto di queste cose, ma a me risulta - correggetemi se sbaglio - che i docenti di religione siano già adesso "diversi" da tutti gli altri, in quanto mentre i docenti normali vengono assunti a ruolo tramite un normale concorso pubblico, quello di religione viene nominato dal Vescovo. Non solo: in alcuni casi quest'ultimo gode pure di uno stipendio mediamente più alto (seppur di poco) rispetto agli insegnanti "normali". E allora? Tutto questo casino per cosa? Per una presunta discriminazione tra insegnanti di serie "a" e "b" che di fatto c'è sempre stata?

2 commenti:

  1. Gli insegnanti di religione vengono scelti dalla curia, a suo insindacabile giudizio. Quindi lo Stato paga lo stipendio a persone su cui non ha il minimo controllo, e che utilizzano lo spazio concesso per un insegnamento di parte, spesso in contrasto con i principi di laicità dello Stato stesso.
    Per conservare il posto, costoro devono ogni dodici mesi chiedere il nulla osta all’autorità diocesana, dalla quale possono essere revocati anche per ragioni che non hanno nulla a che fare con le capacità dell’insegnante, ad esempio per «…condotta morale pubblica in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa».

    È noto il caso della professoressa in gravidanza «non canonica», licenziata dalla curia, che ha fatto ricorso contro tale provvedimento ottenendo anche un pronunciamento favorevole del Comitato Pari Opportunità del Ministero del Lavoro, per finire infine sconfitta da una sentenza della Corte di Cassazione del febbraio 2003, che ha rigidamente applicato la normativa vigente.

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  2. Un'altra cosa, poi, mi sono sempre chiesto: gli insegnanti di religione, alla fin fine, agli scrutini ci vanno? Andando un po' a spanne, mi pare che ogni insegnante di religione possa avere in media anche più di 15 classi. Riesce davvero, quindi, anche a livello organizzativo, a partecipare a 15 (se non di più) scrutini? Beh, allora non c'è dubbio: è un insegnante di serie "a". :-)

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