mercoledì 12 agosto 2009

Fuori e dentro il carcere

Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione iniziale.

Parafrasando un celebre libro di Ligabue, volevo brevemente fare alcune riflessioni sulla vicenda di Luigi Campise.

Luigi Campise è il giovane trentenne di Catanzaro che nel 2007, in preda a un raptus di follia/gelosia, uccise con due colpi di pistola la fidanzata diciottenne, fatto per il quale si beccò una condanna a 30 anni in primo grado. Ieri, tutti i quotidiani hanno messo in prima pagina la notizia della sua scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare, naturalmente il tutto seguito dal solito, inutile strascico di polemiche sulla lentezza della giustizia, sui giudici che rimettono fuori i delinquenti e bla bla bla. Ormai ci siamo (purtroppo) abituati.

Il padre della ragazza, però, non ci sta; non sopporta - più che giustamente, direi - l'idea che chi ha ucciso sua figlia sia libero di andare a spasso per il paese dopo due soli anni e mezzo di galera. Prende quindi carta e penna e scrive una lettera al Corriere della Sera, che la pubblica. La vicenda esce dal paesello, diventa di dominio pubblico e da qui arriva alle orecchie del ministro della giustizia Alfano, il quale manda gli ispettori a Catanzaro. Nel giro di poche ore l'omicida è di nuovo dentro: la procura ne chiede infatti l'arresto per timore - lo so, sembra incredibile - che possa fuggire (prima no?). Da notare che, almeno stando a quanto dice il suo avvocato, la scarcerazione era, tecnicamente, perfettamente legittima in quanto rispettosa dei dettami previsti dalla nostra Costituzione in tema di libertà personale.

Adesso, dopo aver raccontato brevemente i fatti, dovrei fare come al solito alcune considerazioni, ma non mi vengono. Posso provare al limite a mettermi nei panni di quel padre, ma cambia poco. Istintivamente mi verrebbe da applicare la legge del taglione: andare a prendere il tipo a casa e ripagarlo della stessa moneta. Davanti allo sfacelo della nostra giustizia, infatti, forse la vendetta è l'unica soluzione possibile. Perché non penso che servano altre dimostrazioni (quante ne abbiamo già avute finora?) per renderci conto di questo sfacelo. Bisognerà trovare una soluzione prima o poi; bisognerà che qualcuno metta mano alla legislazione vigente per vedere di trovare una via che permetta di garantire i diritti di chi si trova in attesa temporanea di giudizio e chi, colpevole accertato di un crimine efferato, deve obbligatoriamente scontare tutta la pena inflittagli.

Per fare questo, però, occorre un sistema giudiziario e penale veloce, snello e possibilmente efficace. Il nostro non ha nessuna di queste tre prerogative. E non lo dico io, ma lo si evince dalle continue condanne inflitte all'Italia da Strasburgo proprio per questi motivi. Berlusconi ha annunciato giusto l'altro ieri di volere completare entro settembre la riforma del processo penale. Bene, faccia almeno una cosa giusta in questa legislatura, lasci stare la seprazione delle carriere, la subordinazione del pm alla polizia giudiziaria (quindi all'esecutivo), ma faccia qualcosa per cui casi come questo non si ripetano: dia più fondi alla giustizia, più risorse, rafforzi gli organici, snellisca le procedure ed elimini i cavilli che hanno permesso il generarsi di casi incredibili come quello di Catanzaro; non penso - ovviamente parlo da profano - che esistano altri sistemi per velocizzare la giustizia.

Altrimenti il ripetersi di casi come questo, per adesso finito bene (sperando che tra un po' non esca di nuovo dalla finestra), sarà solo questione di tempo.


Aggiornamento 17,45.

Marco Travaglio, nel suo blog, ha approfondito con maggior cognizione di causa della mia, la vicenda di Luigi Campise. Riporto qui sotto un breve estratto del suo articolo. La versione integrale la trovate qui.

Chiunque abbia a cuore la Giustizia, quella vera, dovrebbe chiedere la scarcerazione immediata di Campise e una condanna rapida in secondo e terzo grado, cosicchè possa finalmente scontare la pena, ma solo quando la legge lo prevede, e non quando lo chiedono i giornali o i politici. Ultimo particolare: senza l’indulto del 2006, Campise oggi sarebbe ancora in carcere a scontare la pena per l’estorsione, dunque la sua scarcerazione non è stata né facile né difficile: è stata disposta in base a una legge, quella dell’indulto, approvata con i voti del centrosinistra (tranne Idv e Pdci), dell’Udc e del centrodestra (tranne An e Lega). Cioè anche con il voto di Angelino Al Fano. Che gli ispettori non dovrebbe mandarli a Catanzaro, ma a casa propria.

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