Mi sono sempre chiesto - e forse anche qualcuno di voi lo ha fatto a volte - cos'abbiano da festeggiare quelli (come definirli?) che saltano e urlano fuori e dentro le ricevitorie quando esce una vincita grossa al superenalotto, magari prima ancora che si sappia che è il fortunato di turno - sempre che ciò accada.
Assieme a questo, mi chiedo anche il senso di quella che sembra essere l'ultima tendenza del momento: il "turismo della fortuna", che altro non è che il pellegrinaggio nella ricevitoria dove si è verificata la vincita (e dove fino a poco prima gli innominabili stappavano le bottiglie). Pare infatti che Bagnone, paesino del nord della Toscana recentemente baciato dalla fortuna, da sabato scorso sia méta di vere e proprie spedizioni vacanziere da parte di turisti che vogliono respirare l'aria della fortuna. Addirittura, scrive Repubblica, "I telefoni squillano senza sosta, gli assessori si riuniscono perché - dice il sindaco - c'è da sfruttare turisticamente la vincita più alta d'Europa: l'immagine del paese della fortuna va spesa sul mercato delle vacanze".
Probabilmente il senso di tutto questo si inserisce in qualcosa di più grande, qualcosa che ha un respiro più ampio e che passa attraverso il boom di maghi e cartomanti, della superstizione e di telegiornali che trasmettono cose simili senza che nessuno si indigni.
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