lunedì 10 agosto 2009

Anche noi eravamo migranti (un secolo fa)

Spiacente, ma ha ragione Bossi (e torto Fini): è ora di farla finita con la retorica per cui anche noi siamo stati emigranti un secolo fa. Era, appunto, un secolo fa. Per dire che la globalizzazione non scaricava valanghe umane di tutte le etnie, spesso indistinguibili fra chi cercava rifugio e chi veniva per piazzare una bomba in una metropolitana. Sbarcavano gli italiani disperati, ma per lavorare. Venivano trattati non meglio degli emigranti di oggi, e non si lamentavano. Sottostavano alle regole dei Paesi ospitanti, che erano (e altrove restano) durissime. Sopportavano i loro pregiudizi, il loro razzismo, si adattavano obtorto collo, cioè mandando giù tutti i rosponi del caso. Se poi non tornavano più, è perchè, nel saldo tra il dare e l'avere, trovavano conveniente fermarsi, e i figli non parlavano più la lingua dei padri: si erano integrati.

Ho scritto in numerosi precedenti articoli che non condivido molti aspetti della nuova legge appena varata, quella sulla "sicurezza" (o almeno quella che di questa ha il pretesto). Tra questi aspetti, quello più controverso è ovviamente quello che criminalizza a priori il clandestino in base al suo status e non in base a eventuali illeciti commessi.

Intendiamoci, io non sono contrario a una qualche forma di regolarizzazione del fenomeno dell'immigrazione, ma se questa si vuole fare, il metodo scelto dalla Lega è quello a mio parere più sbagliato. Ritengo infatti, semplificando, che una politica seria in tal senso debba obbligatoriamente passare tra una distinzione tra chi viene con le più buone intenzioni (integrazione, lavoro, ecc...) e chi viene per altri scopi, nel qual caso il rimpatrio mi sembra il rimedio più giusto. Evidentemente, e l'operato dei vari governi finora lo dimostra, questa è la strada più difficile da percorrere, tanto è vero, e arriviamo a oggi, che ritenendo impraticabile la via della gestione seria e responsabile del fenomeno, si è preferito abbandonarla in favore della più "sbrigativa" criminalizzazione di massa.

Ecco perché alcuni spunti di Massimo (qui trovate il suo articolo in forma integrale) li condivido.

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