Cosa c'è di meglio di una bella accusa di plagio per tenere sveglia l'attenzione del sonnolento target di lettori estivi di quotidiani? Questa volta è toccato niente meno che a Jovanotti (foto), accusato - pare - da un blog spagnolo di aver copiato la sua canzone "A te" dal cantante madrileno Alejandro Sanz (se volete ascoltare un raffronto tra i due pezzi potete farlo qui).
Ci sono alcune cose, che forse non tutti sanno, da dire. Innanzitutto una cosa è un plagio e un'altra è una "somiglianza". Il plagio è la ripetizione uguale (melodia e armonia) di una parte di un'altra opera, mentre la somiglianza, come dice appunto il termine stesso, è un qualcosa che ci assomiglia.
Nel caso specifico è innegabile che le due canzoni siano molto simili, ma da qui a parlare di plagio mi pare che ce ne passi. Chi ha un po' di dimestichezza con le sette note ed è anche dotato di un po' di "orecchio musicale", infatti, si accorge subito, ad esempio, che l'accompagnamento (la struttura armonica che "sottolinea" la melodia) delle strofe delle due canzoni è praticamente identico, ma la melodia - seppur simile - è differente.
Già questo è sufficiente perché venga scartata l'ipotesi di plagio. In tali cause, infatti - se non ricordo male -, non si tiene conto della composizione della struttura armonica dei brani in causa, ma solamente di eventuali analogie della melodia (in pratica se esistono o no note uguali racchiuse in uno stesso numero di battute). La cosa è facilmente spiegabile: se si analizzassero le canzoni dal punto di vista dell'armonia avremmo probabilmente miliardi di cause di plagio (pensate solo a quante canzoni e melodie vengono costruite sul classico giro di accordi maggiore: Do maggiore, Re maggiore, Mi maggiore, ecc...).
Nel caso specifico, le due canzoni hanno in comune, come ho già detto, solo la struttura armonica delle strofe, mentre tutto il resto (melodia e accompagnamento del ritornello) è pura somiglianza.
Ma perché sono così diffusi i casi di somiglianza e plagio (qui ne trovate un elenco) che ogni tanto balzano agli onori della cronaca? Semplicemente perché le possibilità di combinazioni dei suoni non sono infinite (qui ci viene in aiuto la matematica: come è noto matematica e musica vanno a braccetto). Sintetizzando in modo molto brutale (perché in realtà andrebbero messi in conto altri parametri, ma il discorso diventerebbe pesante), le note - escludendo ovviamente le loro varianti, e cioè i diesis, i bemolli, ecc... - sono solo 7, e le combinazioni sono quindi limitate a questi sette suoni. Quando un compositore scrive una melodia non fa altro che mettere insieme questi sette suoni secondo quello che gli suggerisce la sua fantasia, e qualche volta può accadere che la stessa sequenza, o qualcosa di simile, sia già stata pensata da qualcun altro (un po' quello che è probabilmente accaduto a Jovanotti).
Ecco spiegato perché spesso, quando sentiamo una canzone nuova, può capitare di avere la sensazione di averla già sentita.
Insomma, per farla breve, mi pare che il caso Jovanotti sia solo una sorta di forzatura: un mega spot che consentirà a Jovanotti e al suo collega spagnolo di vendere qualche cd in più.
giovedì 31 luglio 2008
Mediaset vuole 500 milioni da Youtube
Come probabilmente avrete letto - in rete non si parla d'altro - Mediaset ha depositato presso il tribunale civile di Roma un atto di citazione contro Youtube (comunicato ufficiale qui), chiedendo la bella somma di 500 milioni di euro a titolo di risarcimento.
Scrive l'azienda nel comunicato:
Alla data del 10 giugno 2008, dalla rilevazione a campione effettuata da Mediaset sono stati infatti individuati sul sito YouTube almeno 4.643 filmati di nostra proprietà, pari a oltre 325 ore di materiale emesso senza possedere i diritti. Alla luce dei contatti rilevati e vista la quantità dei documenti presenti illecitamente sul sito, è possibile stabilire che le tre reti televisive italiane del Gruppo abbiano perduto ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori.
Ora, non avendo altra possibilità, siamo costretti a prendere per buono quello che dice Mediaset. Tuttavia penso che sarebbe stato interessante riuscire a sapere grazie a quale calcolo o algoritmo sono riusciti a quantificare il numero delle giornate di trasmissione perse in base al numero dei filmati e i contatti rilevati.
Penso comunque che se il contenzioso non si risolverà per conciliazione, come è stato per la celebre causa recentemente intrapresa da Viacom, qualcosa di più si verrà a sapere (Google lo vorrà certamente sapere).
Nel frattempo sarebbe bello che qualcuno si prendesse la briga di contare i filmati prelevati su Youtube ad esempio da Studio Aperto; come sarebbe altrettanto bello - visto che siamo in tema di risarcimenti - che qualcuno, oltre a Di Stefano, chiedesse i danni a Mediaset per la questione mai risolta delle frequenze utilizzate da Rete4.
Alla fine, comunque, mi pare che la conclusione migliore sia quella di Mante.
Aggiornamento 09,19.
I commenti in rete riguardo alla vicenda, come era prevedibile, si sprecano. Tra i tanti vi segnalo questo articolo di Daniele Martinelli, che come al solito sa andare al nocciolo della questione.
Scrive l'azienda nel comunicato:
Alla data del 10 giugno 2008, dalla rilevazione a campione effettuata da Mediaset sono stati infatti individuati sul sito YouTube almeno 4.643 filmati di nostra proprietà, pari a oltre 325 ore di materiale emesso senza possedere i diritti. Alla luce dei contatti rilevati e vista la quantità dei documenti presenti illecitamente sul sito, è possibile stabilire che le tre reti televisive italiane del Gruppo abbiano perduto ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori.
Ora, non avendo altra possibilità, siamo costretti a prendere per buono quello che dice Mediaset. Tuttavia penso che sarebbe stato interessante riuscire a sapere grazie a quale calcolo o algoritmo sono riusciti a quantificare il numero delle giornate di trasmissione perse in base al numero dei filmati e i contatti rilevati.
Penso comunque che se il contenzioso non si risolverà per conciliazione, come è stato per la celebre causa recentemente intrapresa da Viacom, qualcosa di più si verrà a sapere (Google lo vorrà certamente sapere).
Nel frattempo sarebbe bello che qualcuno si prendesse la briga di contare i filmati prelevati su Youtube ad esempio da Studio Aperto; come sarebbe altrettanto bello - visto che siamo in tema di risarcimenti - che qualcuno, oltre a Di Stefano, chiedesse i danni a Mediaset per la questione mai risolta delle frequenze utilizzate da Rete4.
Alla fine, comunque, mi pare che la conclusione migliore sia quella di Mante.
Aggiornamento 09,19.
I commenti in rete riguardo alla vicenda, come era prevedibile, si sprecano. Tra i tanti vi segnalo questo articolo di Daniele Martinelli, che come al solito sa andare al nocciolo della questione.
mercoledì 30 luglio 2008
La calda estate di Lapo by RCS
Nell'home page del Corriere campeggia da stamattina l'immagine che vedete qui sopra. Ora, che d'estate il livello di qualità delle notizie scenda a livelli ancora più bassi di quelli a cui siamo abituati (di per sé già non troppo elevati) è assodato.
Rimane, almeno a me, il dubbio se la calda estate del nobile rampollo (nipote prediletto dell'avvocato) sia una di quelle notizie che meritino di restare per così tanto tempo in home page di uno dei più seguiti portali di informazione italiani (personalmente avrei relegato la notizia in un trafilettino anche piuttosto nascosto).
Poi, però, si legge che il tutto è riportato sul nuovo numero di Novella 2000, che guarda a caso appartiene alla stessa famiglia (RCS periodici) del Corriere. Tutto spiegato: una piccola marchetta a fin di bene.
Come dire: se non ci si aiuta tra parenti...
Una domanda a Maroni
Dunque è fatta: da lunedì prossimo 3.000 militari - di cui una parte, a seconda del tipo di compito affidato, in mimetica e mitraglietta - presidieranno le maggiori città d'Italia. Il tutto per rispondere a una precisa e impellente richiesta di sicurezza da parte degli italiani (o almeno così dicono).
Ora, per carità, nessuno (tanto meno io) pensa che con questa operazione il fascismo o qualche altra forma di regime autoritario sia alle porte, ci mancherebbe, ma la cosa non è che mi convinca fino in fondo. Staremo in ogni caso a vedere nel corso del tempo gli sviluppi.
Certe mie perplessità sono sorte leggendo qua e là alcune notizie correlate all'"evento", in particolare dal raffronto tra questa sorta di militarizzazione delle città e alcuni provvedimenti della recente finanziaria:
Ora, per carità, nessuno (tanto meno io) pensa che con questa operazione il fascismo o qualche altra forma di regime autoritario sia alle porte, ci mancherebbe, ma la cosa non è che mi convinca fino in fondo. Staremo in ogni caso a vedere nel corso del tempo gli sviluppi.
Certe mie perplessità sono sorte leggendo qua e là alcune notizie correlate all'"evento", in particolare dal raffronto tra questa sorta di militarizzazione delle città e alcuni provvedimenti della recente finanziaria:
Un taglio che ammonta, nel triennio, ad oltre tre miliardi di euro sui capitoli della Sicurezza e della Difesa. Ciò, lamentano i sindacati, “impedirà l’acquisto di autovetture, mezzi, nonché la possibilità di avere risorse sufficienti per l’addestramento, per rinnovare le armi in dotazioni, per l’acquisto di munizioni, divise e per la ordinaria manutenzione degli uffici”.A questo punto, ad esempio, mi piacerebbe chiedere a Maroni o a La Russa: ma non sarebbe stato più semplice dare più risorse al già disastrato comparto delle forze dell'ordine, invece di imbarcarsi in questa sorta di "pagliacciata"?
La riduzione di organico comporterà inoltre “migliaia di operatori in meno sul territorio, con conseguente riduzione dei servizi e dei controlli”.
Il decreto, ha spiegato il segretario nazionale del Siulp, Felice Romano, “taglia un miliardo di euro solo alle polizia e ciò porterà ad un collasso della parte operativa del sistema sicurezza, con il dimezzamento delle volanti sul territorio e la chiusura di oltre un terzo dei commissariati”.
In cinque anni, è la stima del segretario del Silp, Claudio Giardullo, “ci saranno 7.000 poliziotti in meno che, sommati agli attuali 9.000 vuoti d’organico, porteranno il deficit di agenti a 16.000”.
Con le risorse attuali, prosegue, “ad ottobre non saremo più in grado di riparare i mezzi e di rifornirli di carburanti: ma con i tagli previsti non superermo il mese di luglio”. (fonti 1 - 2)
martedì 29 luglio 2008
Scafisti: i magistrati sono compiacenti?
Ieri mattina, mentre ero in attesa di entrare al tribunale di Rimini - no, non pensate male: solo per consegnare i giornali all'edicola situata all'interno - sfogliavo Il Resto del Carlino. Ad un certo punto trovo pubblicata un'intervista a Franco Frattini, attuale Ministro degli Affari Esteri, che, parlando un po' del più e del meno circa alcune cose che sta facendo il governo, arriva al problema dell'immigrazione clandestina.
E qui leggo alcune dichiarazioni che mi lasciano un po' perplesso: una di queste riguarda presunte "compiacenze" - parole del ministro - di certi magistrati nei confronti degli scafisti, i noti criminali che lucrano sul traffico di esseri umani.
Poi, tornato a casa dal lavoro, decido di dare un'occhiata sul sito del quotidiano per vedere se ci fosse pubblicata l'intervista letta al mattino. C'è. Vi riporto alcune frasi (il neretto è mio):
Ora, per carità, per avere affermato una cosa del genere, il ministro avrà certamente le sue fonti e i suoi dati. Peccato che nell'intervista non li citi. Io, personalmente, se appartenessi alla categoria dei magistrati un pochino mi incavolerei. E infatti qualcuno si è incavolato. E, guarda a caso, proprio qualcuno appartenente alla tanto vituperata categoria. Si legge infatti su toghe.blogspot.com (qui):
Non mi pare ci sia molto da aggiungere al tutto. Come mia impressione personale, penso che di articoli come questi ne troveremo in sempre maggior numero da qui a settembre, perché, se ricordate, al rientro dalla pausa estiva dei nostri parlamentari, una delle riforme (l'ennesima) non più rimandabili che il cavaliere ha detto di voler fare è appunto quella della giustizia.
Ovvio, quindi, che, come è già successo per la questione sicurezza, sia necessario lanciare una campagna che giustifichi tale riforma, che convinca la gente che sia una cosa effettivamente improcrastinabile e urgentissima, altrimenti qualche sprovveduto potrebbe pensare che in realtà non sia così (guai!).
Ecco perché, come dicevo (impressione ovviamente personale), penso proprio che articoli simili saranno sempre meno rari.
E qui leggo alcune dichiarazioni che mi lasciano un po' perplesso: una di queste riguarda presunte "compiacenze" - parole del ministro - di certi magistrati nei confronti degli scafisti, i noti criminali che lucrano sul traffico di esseri umani.
Poi, tornato a casa dal lavoro, decido di dare un'occhiata sul sito del quotidiano per vedere se ci fosse pubblicata l'intervista letta al mattino. C'è. Vi riporto alcune frasi (il neretto è mio):
A proposito di immigrazione, c’è chi giudica esorbitante lo ‘stato di emergenza nazionale’...
«Vedo, ma vedo anche che l’ultimo sondaggio di Sky Tg24 dice che l’80 per cento degli italiani è d’accordo. A spaventare è forse la dizione ‘stato di emergenza’, ma vorrei fosse chiaro che l’obiettivo è solo quello di affrontare con efficacia i nuovi arrivi e combattere con fermezza i criminali che li gestiscono. Di leggi speciali non ne abbiamo fatte né ne faremo».
Bastano quelle attuali?
«Bastano le norme previste dal pacchetto sicurezza, ma è vitale che siano applicate per intero».
Perché lo dice?
«Perché abbiamo ad esempio stabilito che chi è riconosciuto responsabile di tratta degli esseri umani debba essere punito al pari dei mafiosi, ma ci sono magistrati, evidentemente compiacenti nei confronti degli scafisti, che si ostinano a non voler applicare la norma». (intervista intera qui)
Ora, per carità, per avere affermato una cosa del genere, il ministro avrà certamente le sue fonti e i suoi dati. Peccato che nell'intervista non li citi. Io, personalmente, se appartenessi alla categoria dei magistrati un pochino mi incavolerei. E infatti qualcuno si è incavolato. E, guarda a caso, proprio qualcuno appartenente alla tanto vituperata categoria. Si legge infatti su toghe.blogspot.com (qui):
"E' di oggi l'affermazione di un Ministro della Repubblica (quello degli Affari Esteri Frattini) secondo la quale alcuni magistrati - quali? I nomi per favore! - sono "compiacenti" con gli scafisti che praticano la tratta di esseri umani.
Essere compiacenti vuol dire tollerare altrui condotte disoneste; se questa ipotesi viene formulata nei riguardi di chi ha un obbligo giuridico di contrastare quelle condotte, e cioè contro i magistrati, essa si traduce in un'accusa, tanto generica quanto grave, verso l'Ordine Giudiziario e rappresenta l'ennesimo esempio del crollo verticale del costume istituzionale."
Non mi pare ci sia molto da aggiungere al tutto. Come mia impressione personale, penso che di articoli come questi ne troveremo in sempre maggior numero da qui a settembre, perché, se ricordate, al rientro dalla pausa estiva dei nostri parlamentari, una delle riforme (l'ennesima) non più rimandabili che il cavaliere ha detto di voler fare è appunto quella della giustizia.
Ovvio, quindi, che, come è già successo per la questione sicurezza, sia necessario lanciare una campagna che giustifichi tale riforma, che convinca la gente che sia una cosa effettivamente improcrastinabile e urgentissima, altrimenti qualche sprovveduto potrebbe pensare che in realtà non sia così (guai!).
Ecco perché, come dicevo (impressione ovviamente personale), penso proprio che articoli simili saranno sempre meno rari.
lunedì 28 luglio 2008
Norma anti-precari: perché tutto questo casino?
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Francamente non capisco il motivo di tutto il "rumore" sorto attorno a questo piccolo emendamento inserito - quatto quatto - nel testo della finanziaria: prima cosa il tutto è ancora al vaglio del Senato (e quindi suscettibile di modifiche), e in secondo luogo basta leggere il programma elettorale del Pdl, il quale nel capitolo "lavoro" recita:
Scusate, ma qualcuno di voi legge per caso nel suddetto programma che fosse in preventivo una legge urgentissima che rende immuni le quattro più alte cariche dello Stato da qualsiasi processo penale? Qualcuno legge che fosse in previsione il blocco di 100.000 processi poco urgenti - e uno in particolare - per agevolare gli altri (norma poi stralciata per manifesta assurdità)? E pensate che se tali norme fossero state anche solo ipotizzate in campagna elettorale le elezioni avrebbero avuto questo esito? Può darsi di sì come può darsi di no (io penso di no). E' possibile che ci siano ancora così tante persone in Italia che pensano che l'esecutivo che viene incaricato di governare rispetterà poi quanto promesso? (quanti, ad esempio, hanno veramente creduto che sarebbero state aumentate le risorse per la sicurezza? Suvvia...)
E non è un problema di questo governo o di quello precedente o di quello prima ancora (che poi è sempre questo): disattendere quanto promesso e attuare cose mai menzionate è prassi consolidata di qualunque schieramento che ambisce a governare. Provate ad esempio a spulciare il programma elettorale del governo Prodi: trovate da qualche parte l'indulto, o l'allargamento della base americana di Vicenza, o - chessò - l'invio delle truppe in Libano? Ecco quindi che scandalizzarsi perché il governo sta facendo, in tema di precariato, esattamente l'opposto di quanto annunciato non ha senso.
Sapete quale è un metodo sicuro e infallibile per capire senza timore di sbagliare cosa farà un governo che vince le elezioni? Prendere il suo programma elettorale e pensare che una volta vinte le elezioni farà esattamente il contrario.
Aggiornamento 30/07/2008.
Dopo accese polemiche e proteste, la cosiddetta norma anti-precari pare sia stata stralciata dal testo della finanziaria (dettagli qui).
Francamente non capisco il motivo di tutto il "rumore" sorto attorno a questo piccolo emendamento inserito - quatto quatto - nel testo della finanziaria: prima cosa il tutto è ancora al vaglio del Senato (e quindi suscettibile di modifiche), e in secondo luogo basta leggere il programma elettorale del Pdl, il quale nel capitolo "lavoro" recita:
obiettivo della piena occupazione per trasformare la flessibilitàEcco qua, che bisogno c'è di fare tutto questo casino? Come da copione (visto e rivisto), gran parte di ciò che è stato tanto strombazzato in campagna elettorale rimane lettera morta, mentre ciò di cui non c'è traccia diventa legge in tempo record (vedi lodo Alfano).
di ingresso nel mondo del lavoro in opportunità di stabilità del rapporto
e di crescita professionale, eliminando alla radice il fenomeno della
precarietà;
Scusate, ma qualcuno di voi legge per caso nel suddetto programma che fosse in preventivo una legge urgentissima che rende immuni le quattro più alte cariche dello Stato da qualsiasi processo penale? Qualcuno legge che fosse in previsione il blocco di 100.000 processi poco urgenti - e uno in particolare - per agevolare gli altri (norma poi stralciata per manifesta assurdità)? E pensate che se tali norme fossero state anche solo ipotizzate in campagna elettorale le elezioni avrebbero avuto questo esito? Può darsi di sì come può darsi di no (io penso di no). E' possibile che ci siano ancora così tante persone in Italia che pensano che l'esecutivo che viene incaricato di governare rispetterà poi quanto promesso? (quanti, ad esempio, hanno veramente creduto che sarebbero state aumentate le risorse per la sicurezza? Suvvia...)
E non è un problema di questo governo o di quello precedente o di quello prima ancora (che poi è sempre questo): disattendere quanto promesso e attuare cose mai menzionate è prassi consolidata di qualunque schieramento che ambisce a governare. Provate ad esempio a spulciare il programma elettorale del governo Prodi: trovate da qualche parte l'indulto, o l'allargamento della base americana di Vicenza, o - chessò - l'invio delle truppe in Libano? Ecco quindi che scandalizzarsi perché il governo sta facendo, in tema di precariato, esattamente l'opposto di quanto annunciato non ha senso.
Sapete quale è un metodo sicuro e infallibile per capire senza timore di sbagliare cosa farà un governo che vince le elezioni? Prendere il suo programma elettorale e pensare che una volta vinte le elezioni farà esattamente il contrario.
Aggiornamento 30/07/2008.
Dopo accese polemiche e proteste, la cosiddetta norma anti-precari pare sia stata stralciata dal testo della finanziaria (dettagli qui).
domenica 27 luglio 2008
En el muelle de San Blas
I Manà sono un gruppo rock messicano. Non godono di eccessiva notorietà qui da noi, anche se alcune loro ballate sono state in passato più volte proposte dalle radio di casa nostra.
Alla banda è sempre stato a cuore la tutela dell'ambiente e l'attenzione verso l'ecologia. I membri del gruppo hanno da subito affermato che non è sufficiente fermarsi alle dichiarazioni pubbliche in favore della natura e degli animali e per questo nel 1995 hanno creato la fondazione Selva Negra che promuove la salvaguardia dell'ambiente in America. Selva Negra ha già finanziato e dato supporto a numerosi progetti volti alla tutela dell'ambiente. Nell'ottobre 2003 i membri del gruppo messicano furono nominati ambasciatori FAO. E la speranza di Maná è proprio quella che, tramite la loro attività artistica, il messaggio e l'attività della FAO possa raggiungere anche i più giovani. Il gruppo stesso ha affermato che la canzone "Justicia, Tierra y Libertad" dall'album Revolución de Amor, è ispirata all'ideale di un mondo senza fame e senza povertà. Parte dei ricavi di numerosi concerti sono stati destinati ad associazioni benefiche. Il 29 marzo del 2007, il Canale 4 di Porto Rico WAPA riportò pubblicamente la notizia che Maná supporta espressamente le istanze di indipendenza di Porto Rico. In un'intervista successiva, sempre di Canale 4 WAPA, i componenti della banda confermarono il loro supporto al Movimento Indipendentista Portoricano. (fonte)
Quella che segue è la versione live del brano "En el muelle de San Blas", una poetica ballata (traduzione qui) che probabilmente qualcuno conoscerà già o comunque avrà magari già sentito.
Buona domenica.
Alla banda è sempre stato a cuore la tutela dell'ambiente e l'attenzione verso l'ecologia. I membri del gruppo hanno da subito affermato che non è sufficiente fermarsi alle dichiarazioni pubbliche in favore della natura e degli animali e per questo nel 1995 hanno creato la fondazione Selva Negra che promuove la salvaguardia dell'ambiente in America. Selva Negra ha già finanziato e dato supporto a numerosi progetti volti alla tutela dell'ambiente. Nell'ottobre 2003 i membri del gruppo messicano furono nominati ambasciatori FAO. E la speranza di Maná è proprio quella che, tramite la loro attività artistica, il messaggio e l'attività della FAO possa raggiungere anche i più giovani. Il gruppo stesso ha affermato che la canzone "Justicia, Tierra y Libertad" dall'album Revolución de Amor, è ispirata all'ideale di un mondo senza fame e senza povertà. Parte dei ricavi di numerosi concerti sono stati destinati ad associazioni benefiche. Il 29 marzo del 2007, il Canale 4 di Porto Rico WAPA riportò pubblicamente la notizia che Maná supporta espressamente le istanze di indipendenza di Porto Rico. In un'intervista successiva, sempre di Canale 4 WAPA, i componenti della banda confermarono il loro supporto al Movimento Indipendentista Portoricano. (fonte)
Quella che segue è la versione live del brano "En el muelle de San Blas", una poetica ballata (traduzione qui) che probabilmente qualcuno conoscerà già o comunque avrà magari già sentito.
Buona domenica.
sabato 26 luglio 2008
Ai politici niente test antidroga
Da questo articolo de La Stampa di ieri:
Il relativo servizio, come avete visto, venne poi censurato e bloccato dal garante della privacy poco prima della messa in onda, ma questo è un altro discorso.
Si legge sempre nello stesso articolo del quotidiano di Torino:
Alcune considerazioni mie. Non vi fa un certo effetto questa cosa? Cioè, voglio dire, non trovate anche voi che ci sia qualcosa che stona nel fatto che i politici discutano se fare o no un test antidroga? Ma cosa combinano lì dentro? Stare in parlamento è un'attività così stressante e faticosa?
Probabilmente il provvedimento casiniano è stato ieri definitivamente cancellato perché l'argomento è passato di moda, alla vicenda non pensa più nessuno e quindi perché andare a rivangare il passato? E ciò mi fa pensare che probabilmente all'epoca il buon Casini abbia tirato fuori l'idea per tentare un po' di salvare la faccia (non solo sua, ma di tutto il gregge), per cercare di inculcare l'idea nell'opinione pubblica che il fatto che lorsignori accettassero di sottoporsi a tale test voleva dire che in fondo non avevano niente da temere, e di conseguenza fossero puliti.
Alla fine di tutto, comunque, a me personalmente non è che interessi granché. Il sospetto che di qualcosa si facciano viene anche senza bisogno di specifici test, basta sentire alcune delle cose che dicono e molte loro dichiarazioni per capire che legittimi legittimi forse non sono, ma vabbè...
E comunque sono ben altre le cose che mi preoccupano. E molto.
Saranno gli autisti di autobus, i ferrovieri, quelli che maneggiano esplosivi e fuochi d’artificio a doversi sottoporre al test antidroga. I parlamentari no. Per loro, niente controlli nel momento in cui entrano a Palazzo. Nemmeno quelli facoltativi che avrebbe voluto il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: la sua proposta di legge è stata bocciata ieri in Commissione Affari Costituzionali della Camera.Brevemente, il buon Casini poco meno di un annetto fa si era fatto promotore di una proposta che prevedeva l'obbligo del test antidroga ai politici. Proposta nata in seguito all'incursione delle Iene in Parlamento, che all'epoca, con la scusa di asciugare ai malcapitati il sudore (sapete com'è, lì si suda assai), riuscirono a fare a chi gli capitava a tiro un vero e proprio test antidroga.
Il relativo servizio, come avete visto, venne poi censurato e bloccato dal garante della privacy poco prima della messa in onda, ma questo è un altro discorso.
Si legge sempre nello stesso articolo del quotidiano di Torino:
Un test antidoping che si sarebbe dovuto fare una volta eletti: l’interessato avrebbe anche potuto sottrarsi, ma il suo rifiuto sarebbe stato pubblico, così come i risultati delle analisi. La proposta l’avevano firmata in 89: tutto il gruppo Udc, ma anche esponenti di Forza Italia e An, due ulivisti e un Verde. Eppure ieri, al momento del voto, erano presenti per l’opposizione solo i compagni di partito di Casini, che avrebbero voluto far passare la proposta. Inutilmente: la maggioranza ha approvato un emendamento soppressivo del testo.La storia, ricorderete, provocò all'epoca parecchie polemiche: pubbliche prese di posizione, sollecitazioni di intervento della magistratura, querele alle Iene, tanto che Casini per cercare di "sedare gli animi" fece la famosa proposta del test obbligatorio a tutti. Oggi, appunto, la proposta è stata definitivamente cassata: niente obbligo di test ai parlamentari.
Alcune considerazioni mie. Non vi fa un certo effetto questa cosa? Cioè, voglio dire, non trovate anche voi che ci sia qualcosa che stona nel fatto che i politici discutano se fare o no un test antidroga? Ma cosa combinano lì dentro? Stare in parlamento è un'attività così stressante e faticosa?
Probabilmente il provvedimento casiniano è stato ieri definitivamente cancellato perché l'argomento è passato di moda, alla vicenda non pensa più nessuno e quindi perché andare a rivangare il passato? E ciò mi fa pensare che probabilmente all'epoca il buon Casini abbia tirato fuori l'idea per tentare un po' di salvare la faccia (non solo sua, ma di tutto il gregge), per cercare di inculcare l'idea nell'opinione pubblica che il fatto che lorsignori accettassero di sottoporsi a tale test voleva dire che in fondo non avevano niente da temere, e di conseguenza fossero puliti.
Alla fine di tutto, comunque, a me personalmente non è che interessi granché. Il sospetto che di qualcosa si facciano viene anche senza bisogno di specifici test, basta sentire alcune delle cose che dicono e molte loro dichiarazioni per capire che legittimi legittimi forse non sono, ma vabbè...
E comunque sono ben altre le cose che mi preoccupano. E molto.
venerdì 25 luglio 2008
Quando lo spammer si becca quattro anni
Ogni tanto fa piacere leggere notizie come questa, riportata ieri da Punto Informatico e da qualche testata online, perché significa che gli spammer continuano a essere bene o male nel mirino della giustizia. E a volte finiscono anche dentro.
Questa volta è toccato a Robert Soloway, che si è visto infliggere quattro anni di galera da un tribunale di Seattle, Washington. Da notare che il tipo in questione non è nuovo alle autorità americane, in quanto già pizzicato una volta a maggio del 2007. Si tratta di un recidivo e questa volta i 47 mesi di carcere che gli sono stati comminati difficilmente gli saranno ridotti: le autorità americane, infatti, ci vanno giù pesante con gli spammer che vengono beccati, in quanto là si tratta di un reato piuttosto grave.
Per dare l'idea, giusto l'anno scorso sempre più o meno in questo periodo, un altro simpatico professionista del ramo si è beccato 30 anni, e anche andando indietro nel tempo, la cronaca giudiziaria d'oltreoceano è abbastanza prolifica di notizie di spammer arrestati e condannati.
Penso che notizie di questo genere non possano che fare piacere a chi, nonostante filtri antispam più o meno efficaci, si trova ogni giorno la casella di posta elettronica piena di immondizia digitale.
Questa volta è toccato a Robert Soloway, che si è visto infliggere quattro anni di galera da un tribunale di Seattle, Washington. Da notare che il tipo in questione non è nuovo alle autorità americane, in quanto già pizzicato una volta a maggio del 2007. Si tratta di un recidivo e questa volta i 47 mesi di carcere che gli sono stati comminati difficilmente gli saranno ridotti: le autorità americane, infatti, ci vanno giù pesante con gli spammer che vengono beccati, in quanto là si tratta di un reato piuttosto grave.
Per dare l'idea, giusto l'anno scorso sempre più o meno in questo periodo, un altro simpatico professionista del ramo si è beccato 30 anni, e anche andando indietro nel tempo, la cronaca giudiziaria d'oltreoceano è abbastanza prolifica di notizie di spammer arrestati e condannati.
Penso che notizie di questo genere non possano che fare piacere a chi, nonostante filtri antispam più o meno efficaci, si trova ogni giorno la casella di posta elettronica piena di immondizia digitale.
giovedì 24 luglio 2008
Grazie, mi avete liberato
«Grazie - ha detto il premier - sono felice perché da ieri finalmente i magistrati non mi perseguitano più. Mi avete liberato, ora posso trascorrere i sabati a lavorare e non con i miei avvocati». (fonte)
Queste le parole che campeggiano oggi nell'home page di quasi tutte le testate online e cartacee. Un grazie liberatorio tramite il quale il cavaliere elogia l'ottimo lavoro svolto dai suoi sodali, mediante i quali non ha più alcun motivo di preoccuparsi dei due processi attualmente in corso: quello dei presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset, dove Berlusconi risponde di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita, e quello di corruzione in atti giudiziari per la vicenda Mills.
Adesso può stare tranquillo. Con una leggina ad hoc - grazie alla quale potrà tranquillamente essere tolta l'effige "la legge è uguale per tutti" da tutte le aule di tribunale (visto che 4 cittadini sono più uguali di tutti gli altri 60 milioni) - non deve più preoccuparsi di niente. E può quindi ricominciare a lavorare serenamente per noi.
Una legge che - ci è stato detto fino alla nausea - è utile per noi, non poteva più essere procrastinata e che quasi tutti i media hanno contribuito a dipingere tale, in barba a qualsiasi pudore, remora, vergogna. Un'informazione quasi totalmente prona e attenta a soddisfare le esigenze dell'esecutivo di turno, e che conta sul fatto che tanto agli italiani si può dare a bere qualsiasi cretinata che ci credono, compreso quindi il fatto che il lodo Alfano sia buono e giusto e allinei l'Italia alla legislazione vigente negli altri paesi D'Europa.
E come dare loro torto, visto che entrando nei bar l'argomento principe è Ronaldinho al Milan o Amici della De Filippi? Come dare loro torto, visto che non appena si prova a chiedere a chicchessia cosa ne pensi del lodo Alfano si viene visti come animali strani o, peggio, che è cosa buona e giusta perché l'ha detto Emilio Fede?
Non deve stupire che questo signore abbia fatto da almeno 15 anni un uso quasi esclusivamente personale delle prerogative derivategli dalla carica che ricopre, visto l'"ambiente" circostante su cui ha potuto contare. Un ecosistema ideale, plasmato all'uopo da un ventennio televisivo a base di culi, tette e balle, magistralmente orchestrate e somministrateci con feroce ma meticolosa (e letale) insistenza e invadenza. Un ventennio televisivo che ha avuto il merito di tenerci incollati come beoti davanti allo schermo mentre il paese andava a picco, cosicché mentre noi ridevamo come scemi davanti a "Scherzi a parte" o "La sai l'ultima", le risate più gustose se le faceva lui alla faccia nostra.
Davanti a tutto ciò non è quello che è riuscito a fare che deve destare preoccupazione, ma quello che ancora non è riuscito a fare.
Queste le parole che campeggiano oggi nell'home page di quasi tutte le testate online e cartacee. Un grazie liberatorio tramite il quale il cavaliere elogia l'ottimo lavoro svolto dai suoi sodali, mediante i quali non ha più alcun motivo di preoccuparsi dei due processi attualmente in corso: quello dei presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset, dove Berlusconi risponde di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita, e quello di corruzione in atti giudiziari per la vicenda Mills.
Adesso può stare tranquillo. Con una leggina ad hoc - grazie alla quale potrà tranquillamente essere tolta l'effige "la legge è uguale per tutti" da tutte le aule di tribunale (visto che 4 cittadini sono più uguali di tutti gli altri 60 milioni) - non deve più preoccuparsi di niente. E può quindi ricominciare a lavorare serenamente per noi.
Una legge che - ci è stato detto fino alla nausea - è utile per noi, non poteva più essere procrastinata e che quasi tutti i media hanno contribuito a dipingere tale, in barba a qualsiasi pudore, remora, vergogna. Un'informazione quasi totalmente prona e attenta a soddisfare le esigenze dell'esecutivo di turno, e che conta sul fatto che tanto agli italiani si può dare a bere qualsiasi cretinata che ci credono, compreso quindi il fatto che il lodo Alfano sia buono e giusto e allinei l'Italia alla legislazione vigente negli altri paesi D'Europa.
E come dare loro torto, visto che entrando nei bar l'argomento principe è Ronaldinho al Milan o Amici della De Filippi? Come dare loro torto, visto che non appena si prova a chiedere a chicchessia cosa ne pensi del lodo Alfano si viene visti come animali strani o, peggio, che è cosa buona e giusta perché l'ha detto Emilio Fede?
Non deve stupire che questo signore abbia fatto da almeno 15 anni un uso quasi esclusivamente personale delle prerogative derivategli dalla carica che ricopre, visto l'"ambiente" circostante su cui ha potuto contare. Un ecosistema ideale, plasmato all'uopo da un ventennio televisivo a base di culi, tette e balle, magistralmente orchestrate e somministrateci con feroce ma meticolosa (e letale) insistenza e invadenza. Un ventennio televisivo che ha avuto il merito di tenerci incollati come beoti davanti allo schermo mentre il paese andava a picco, cosicché mentre noi ridevamo come scemi davanti a "Scherzi a parte" o "La sai l'ultima", le risate più gustose se le faceva lui alla faccia nostra.
Davanti a tutto ciò non è quello che è riuscito a fare che deve destare preoccupazione, ma quello che ancora non è riuscito a fare.
Poliziotti per meno di 1.200 euro al mese. Voi lo fareste?
Che gli appartenenti alle forze dell'ordine non nuotino nell'oro è cosa risaputa (e triste, aggiungo io). E' apparso sul sito dell'Ugl (qui) un interessante articolo - risultato di un'indagine svolta tra 9.000 appartenenti alle forze dell'ordine - che elenca alcuni dati molto eloquenti in merito. Vi cito alcuni estratti dell'articolo:
Alla luce di tutto ciò, suscita un certo fastidio misto a disgusto sapere che nella manovra finanziaria del governo sono previsti pesanti tagli nel prossimo triennio per le forze dell'ordine, che hanno ovviamente provocato proteste di piazza degli interessati. Disgusto che cresce ancora di più constatando che ogni governo, regolarmente, inserisce in ogni sua finanziaria tagli alle forze dell'ordine. E tutto questo nonostante in ogni campagna elettorale si parli di potenziamenti, lotta senza quartiere alla criminalità, sicurezza per tutti, ecc.. (l'attuale in questo senso ha fatto scuola).
Quando poi ai tagli si aggiungono anche provvedimenti-presa in giro, tipo quello dei 5 euro mensili di aumento della precedente finanziaria, si capisce come il tema sicurezza sia utile solo in campagna elettorale.
Il risultati dicono che il 61 per cento degli intervistati vive con meno di 1.200 euro al mese e l'81 per cento ha impegnato parte dello stipendio per comprare beni e servizi a rate. Il 51 per cento, invece, ha avviato procedure per il consolidamento del debito. [...] Ad illustrare i dati il segretario confederale, Paolo Varesi, che ha evidenziato come le difficoltà economiche e il preoccupante ricorso all’indebitamento “mette in pericolo anche l'integrità morale dei nostri lavoratori, a cui è vietato fare un secondo lavoro. L'82 per cento degli intervistati non è soddisfatto del proprio stipendio che è inferiore del 50 per cento rispetto a quello percepito da un agente francese”. [...] Ancora, i problemi che riguardano la mobilità: gli agenti sono spesso costretti a vivere lontani dalle famiglie, perchè lo spostamento non è sempre assistito con strutture messe a disposizione e lo stipendio è troppo basso per affittare una casa. Il 64 per cento non è, infatti, proprietario della casa in cui vive, ma il 93 per cento ha acceso un mutuo e per il 91 per cento degli intervistati questo incide di oltre la metà sul reddito. Anche per questo motivo l'82 per cento dichiara che il lavoro, con i suoi ritmi, le sue esclusioni dalla vita sociale, è la causa principale del proprio disastro familiare e l'81% farebbe più figli se avesse la possibilità di avere maggiori infrastrutture su cui poter contare.Ovviamente va precisato che i 1.200 euro si riferiscono allo stipendio base, che è in generale allineato agli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e che può comunque aumentare di 100/150 euro in proporzione ad esempio al numero di turni notturni effettuati o al numero di ore di straordinario svolte. A mio giudizio, comunque, uno stipendio sottodimensionato in rapporto alla difficoltà e al rischio che comporta il tipo di professione.
Alla luce di tutto ciò, suscita un certo fastidio misto a disgusto sapere che nella manovra finanziaria del governo sono previsti pesanti tagli nel prossimo triennio per le forze dell'ordine, che hanno ovviamente provocato proteste di piazza degli interessati. Disgusto che cresce ancora di più constatando che ogni governo, regolarmente, inserisce in ogni sua finanziaria tagli alle forze dell'ordine. E tutto questo nonostante in ogni campagna elettorale si parli di potenziamenti, lotta senza quartiere alla criminalità, sicurezza per tutti, ecc.. (l'attuale in questo senso ha fatto scuola).
Quando poi ai tagli si aggiungono anche provvedimenti-presa in giro, tipo quello dei 5 euro mensili di aumento della precedente finanziaria, si capisce come il tema sicurezza sia utile solo in campagna elettorale.
mercoledì 23 luglio 2008
Happy People Dancing on Planet Earth
Gustatevi questo video, realizzato da Matt Harding e segnalato dal mio amico maury sul suo blog, che rimanda a una sorta di fratellanza universale espressa attraverso il ballo e la musica. Ne resterete affascinati.
http://apod.nasa.gov/apod/ap080722.html
http://apod.nasa.gov/apod/ap080722.html
Il Lodo Alfano è legge
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Dopo l'approvazione della Camera prima, e del Senato poi, è finalmente legge il cosiddetto Lodo Alfano, l'attesissimo provvedimento che di fatto rende immuni le 4 più alte cariche dello stato da eventuali processi penali durante la legislatura.
Il provvedimento, data la sua evidentissima natura di urgenza (la sentenza di primo grado del processo Mills incombe), è stato approvato via decreto legge anziché disegno di legge ordinario. "Io vorrei essere molto chiaro: questa nostra ipotesi legislativa non è nè molto urgente nè poco urgente. Questo disegno di legge a nostro avviso è giusto e lo stiamo facendo" (fonte), diceva giusto ieri mattina il guardasigilli Alfano (foto), estensore del provvedimento.
Ecco, la legge è giusta e, sempre secondo lui, serve al paese - e quindi a tutti noi - perché consente ai signori in questione di lavorare (sempre per noi) senza giudici troppo zelanti alle calcagna:
Noi, ovviamente, ringraziamo. E' bello sapere che c'è qualcuno che fa leggi che ci servono: li abbiamo mandati lì apposta. E in effetti il provvedimento va a colmare una lacuna non più rinviabile, urgente e assolutamente utile: gli italiani non potevano aspettare oltre. Chi gira un po' per bar, autobus, metropolitane, se ne sarà reso conto di persona: sulla bocca di tutti c'è sempre stato il lodo Alfano. Tutti a chiedersi quando sarebbe arrivato. E adesso è arrivato. Ma vediamo di preciso in cosa consiste, perché magari qualcuno potrebbe non avere le idee sufficientemente chiare.
Si tratta di un unico articolo composto da 8 commi. Ecco il testo:
1. Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione[1], i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione.
2. L'imputato o il suo difensore munito di procura speciale può rinunciare in ogni momento alla sospensione.
3. La sospensione non impedisce al giudice, ove ne ricorrano i presupposti, di provvedere, ai sensi degli articoli 392 e 467 del codice di procedurapenale[2], per l'assunzione delle prove non rinviabili.
4. Si applicano le disposizioni dell'articolo 159 del codice penale[3].
5. La sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura né si applica in caso di successiva investitura in altra delle cariche o delle funzioni.
6. Nel caso di sospensione, non si applica la disposizione dell'articolo75, comma 3, del codice di procedura penale[4]. Quando la parte civile trasferisce l'azione in sede civile, i termini per comparire, di cui all'articolo 163-bis del codice di procedura civile[5], sono ridotti alla metà, e il giudice fissa l'ordine di trattazione delle cause dando precedenza al processo relativo all'azione trasferita.
7. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della presente legge.
8. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. (fonte)
Ecco qua. Capite subito che una legge simile non poteva aspettare. Vanno poi notati la disponibilità e l'entusiasmo col quale i parlamentari che hanno appoggiato l'iniziativa rispondono a chiunque chieda loro pareri in merito:
Insomma, con questa legge (approvata nel tempo record di poco più di una ventina di giorni), l'Italia si allinea alla normativa che vige già da tempo nel resto d'Europa per quanto riguarda lo stesso tema (o almeno questo è quello che hanno cercato di farci credere). Peccato che le cose non stiano proprio così, e che l'approvazione di questa legge significhi in realtà prendere ulteriormente a calci il già malandato e agonizzante articolo 3 della nostra Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma vaglielo a spiegare...
Aggiornamento 23/07/2008.
Apprendo da questo post di Romina della pubblicazione sul sito de La Stampa di una tabella che riassume chiaramente la differenza tra il lodo Alfano e le norme vigenti in altri paesi europei. La trovate qui.
Dopo l'approvazione della Camera prima, e del Senato poi, è finalmente legge il cosiddetto Lodo Alfano, l'attesissimo provvedimento che di fatto rende immuni le 4 più alte cariche dello stato da eventuali processi penali durante la legislatura.
Il provvedimento, data la sua evidentissima natura di urgenza (la sentenza di primo grado del processo Mills incombe), è stato approvato via decreto legge anziché disegno di legge ordinario. "Io vorrei essere molto chiaro: questa nostra ipotesi legislativa non è nè molto urgente nè poco urgente. Questo disegno di legge a nostro avviso è giusto e lo stiamo facendo" (fonte), diceva giusto ieri mattina il guardasigilli Alfano (foto), estensore del provvedimento.
Ecco, la legge è giusta e, sempre secondo lui, serve al paese - e quindi a tutti noi - perché consente ai signori in questione di lavorare (sempre per noi) senza giudici troppo zelanti alle calcagna:
Noi, ovviamente, ringraziamo. E' bello sapere che c'è qualcuno che fa leggi che ci servono: li abbiamo mandati lì apposta. E in effetti il provvedimento va a colmare una lacuna non più rinviabile, urgente e assolutamente utile: gli italiani non potevano aspettare oltre. Chi gira un po' per bar, autobus, metropolitane, se ne sarà reso conto di persona: sulla bocca di tutti c'è sempre stato il lodo Alfano. Tutti a chiedersi quando sarebbe arrivato. E adesso è arrivato. Ma vediamo di preciso in cosa consiste, perché magari qualcuno potrebbe non avere le idee sufficientemente chiare.
Si tratta di un unico articolo composto da 8 commi. Ecco il testo:
1. Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione[1], i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione.
2. L'imputato o il suo difensore munito di procura speciale può rinunciare in ogni momento alla sospensione.
3. La sospensione non impedisce al giudice, ove ne ricorrano i presupposti, di provvedere, ai sensi degli articoli 392 e 467 del codice di procedurapenale[2], per l'assunzione delle prove non rinviabili.
4. Si applicano le disposizioni dell'articolo 159 del codice penale[3].
5. La sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura né si applica in caso di successiva investitura in altra delle cariche o delle funzioni.
6. Nel caso di sospensione, non si applica la disposizione dell'articolo75, comma 3, del codice di procedura penale[4]. Quando la parte civile trasferisce l'azione in sede civile, i termini per comparire, di cui all'articolo 163-bis del codice di procedura civile[5], sono ridotti alla metà, e il giudice fissa l'ordine di trattazione delle cause dando precedenza al processo relativo all'azione trasferita.
7. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della presente legge.
8. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. (fonte)
Ecco qua. Capite subito che una legge simile non poteva aspettare. Vanno poi notati la disponibilità e l'entusiasmo col quale i parlamentari che hanno appoggiato l'iniziativa rispondono a chiunque chieda loro pareri in merito:
Insomma, con questa legge (approvata nel tempo record di poco più di una ventina di giorni), l'Italia si allinea alla normativa che vige già da tempo nel resto d'Europa per quanto riguarda lo stesso tema (o almeno questo è quello che hanno cercato di farci credere). Peccato che le cose non stiano proprio così, e che l'approvazione di questa legge significhi in realtà prendere ulteriormente a calci il già malandato e agonizzante articolo 3 della nostra Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma vaglielo a spiegare...
Aggiornamento 23/07/2008.
Apprendo da questo post di Romina della pubblicazione sul sito de La Stampa di una tabella che riassume chiaramente la differenza tra il lodo Alfano e le norme vigenti in altri paesi europei. La trovate qui.
martedì 22 luglio 2008
Ratzinger e i preti pedofili: dopo l'indignazione seguiranno finalmente i fatti?
Il viaggio di Papa Ratzinger (foto) in Australia, verrà probabilmente ricordato, tra le altre cose, per gli anatemi contro i preti pedofili e relativa indignazione:
"Questi misfatti - ha proseguito il Papa riprendendo il testo - che costituiscono un così grave tradimento della fiducia, devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Chiedo a tutti voi di assistere i vostri vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male. Le vittime devono ricevere compassione e cura, e i responsabili di questi misfatti devono essere portati davanti alla giustizia" (fonte)
Ovviamente ne prendiamo atto. Bene il dolore, bene l'indignazione e le dure prese di posizione, e bene anche la messa "riparatrice" con i "parenti delle vittime", se mi consentite l'espressione. Adesso però attendiamo i fatti: e cioè che finisca il tempo dell'indignazione e degli anatemi e si cominci un po' anche a prevenire questi fatti criminosi, resi ancora più odiosi dal fatto di essere perpetrati da chi, in virtù del ruolo che ricopre, dovrebbe essere guida e punto di riferimento dei bambini, e non loro carnefice.
Mi permetto, nel mio piccolo, di dare qualche suggerimento: basta ai trasferimenti e alle insabbiature dei casi scoperti. Il prete pedofilo scoperto in flagrante non va spostato in un'altra diocesi, va preso e portato in questura. E subito. E mi pare che a questo proposito - se non ho inteso male - le parole di Ratzinger non diano adito ad ambivalenze ("devono essere portati davanti alla giustizia"). Purtroppo, sotto questo aspetto, nonostante le belle parole la Chiesa si è sempre dimostrata un tantino carente. Scrive a tal proposito Alberto Giannino, presidente dell'Associazione Culturale Docenti Cattolici:
"I sacerdoti pedofili per le nefandezze che compiono contro i minori, devono lasciare il sacerdozio perchè deturpano e feriscono la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. Devono essere ridotti allo stato laicale non dopo anni o, peggio, trasferiti in altre Diocesi (e qui la responsabilità di alcuni vescovi o cardinali è gravissima) ma rassegnare il mandato nelle mani del loro vescovo. La pedofilia è una piaga gravissima fra il clero (anche se riguarda solo il 3-4%) su 400 mila sacerdoti, ma ci vuole "tolleranza zero" per usare un'espressione che oggi va di moda. Questi pedofili pensino alle parole di gesù sui bambini e pensino al male e alle conseguenze nefaste sulle loro vittime che porteranno delle cicatrici o traumi per tutta la loro vita. Noi non vogliamo giudicare nessuno, ma è chiaro che per questi signori non c'è posto nella Chiesa, non sono dei modelli autorevoli da seguire, non sono delle guide da imitare. E non hanno nulla da dire. Si facciano da parte subito senza creare ulteriori scandali che offendono la dignità umana dei minori e offendono la Chiesa fondata da Cristo. Non a caso se molti fedeli hanno lasciato e abbandonato la Chiesa alcune cause sono riconducibili al comportamente profondamente immorale di questi preti pedofili spesso protetti inspiegabilmente da alcuni vescovi". (fonte)
Insomma, se il Papa vuole dare un seguito alle sue parole sa cosa deve fare (e lui lo può fare). E visto che uno di questi ce l'ha praticamente in casa, può cominciare da lui.
"Questi misfatti - ha proseguito il Papa riprendendo il testo - che costituiscono un così grave tradimento della fiducia, devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Chiedo a tutti voi di assistere i vostri vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male. Le vittime devono ricevere compassione e cura, e i responsabili di questi misfatti devono essere portati davanti alla giustizia" (fonte)
Ovviamente ne prendiamo atto. Bene il dolore, bene l'indignazione e le dure prese di posizione, e bene anche la messa "riparatrice" con i "parenti delle vittime", se mi consentite l'espressione. Adesso però attendiamo i fatti: e cioè che finisca il tempo dell'indignazione e degli anatemi e si cominci un po' anche a prevenire questi fatti criminosi, resi ancora più odiosi dal fatto di essere perpetrati da chi, in virtù del ruolo che ricopre, dovrebbe essere guida e punto di riferimento dei bambini, e non loro carnefice.
Mi permetto, nel mio piccolo, di dare qualche suggerimento: basta ai trasferimenti e alle insabbiature dei casi scoperti. Il prete pedofilo scoperto in flagrante non va spostato in un'altra diocesi, va preso e portato in questura. E subito. E mi pare che a questo proposito - se non ho inteso male - le parole di Ratzinger non diano adito ad ambivalenze ("devono essere portati davanti alla giustizia"). Purtroppo, sotto questo aspetto, nonostante le belle parole la Chiesa si è sempre dimostrata un tantino carente. Scrive a tal proposito Alberto Giannino, presidente dell'Associazione Culturale Docenti Cattolici:
"I sacerdoti pedofili per le nefandezze che compiono contro i minori, devono lasciare il sacerdozio perchè deturpano e feriscono la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. Devono essere ridotti allo stato laicale non dopo anni o, peggio, trasferiti in altre Diocesi (e qui la responsabilità di alcuni vescovi o cardinali è gravissima) ma rassegnare il mandato nelle mani del loro vescovo. La pedofilia è una piaga gravissima fra il clero (anche se riguarda solo il 3-4%) su 400 mila sacerdoti, ma ci vuole "tolleranza zero" per usare un'espressione che oggi va di moda. Questi pedofili pensino alle parole di gesù sui bambini e pensino al male e alle conseguenze nefaste sulle loro vittime che porteranno delle cicatrici o traumi per tutta la loro vita. Noi non vogliamo giudicare nessuno, ma è chiaro che per questi signori non c'è posto nella Chiesa, non sono dei modelli autorevoli da seguire, non sono delle guide da imitare. E non hanno nulla da dire. Si facciano da parte subito senza creare ulteriori scandali che offendono la dignità umana dei minori e offendono la Chiesa fondata da Cristo. Non a caso se molti fedeli hanno lasciato e abbandonato la Chiesa alcune cause sono riconducibili al comportamente profondamente immorale di questi preti pedofili spesso protetti inspiegabilmente da alcuni vescovi". (fonte)
Insomma, se il Papa vuole dare un seguito alle sue parole sa cosa deve fare (e lui lo può fare). E visto che uno di questi ce l'ha praticamente in casa, può cominciare da lui.
lunedì 21 luglio 2008
Brunetta e gli assenteisti
Sta facendo un certo rumore - avrete notato - la circolare del Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta (foto), che tra le altre cose prevede per i dipendenti statali l'obbligo della visita fiscale dopo un solo giorno di malattia.
Come ho già scritto in un altro mio post, Brunetta è uno degli appartenenti all'attuale esecutivo che tutto sommato non mi dispiace, anche perché pare seriamente intenzionato a rimettere un po' d'ordine nel marasma che regna all'interno della cosiddetta pubblica amministrazione. E, oltretutto, pare che abbia intenzione di farlo senza andare troppo per il sottile.
Leggendo un po' qua e là, però, pare che questa iniziativa, oltre a provocare inevitabili malumori tra gli interessati (e i sindacati), si scontri con i numeri, e in particolar modo con quelli riferiti al costo che comporterebbe l'attuazione di questa iniziativa. A tal proposito vale la pena citare un calcolo fatto dal Sole24Ore in un suo articolo del quale riporto uno stralcio:
Nell'attesa, si potrebbe suggerire al ministro anti-assenteisti di mandare qualche medico fiscale anche in Parlamento.
Come ho già scritto in un altro mio post, Brunetta è uno degli appartenenti all'attuale esecutivo che tutto sommato non mi dispiace, anche perché pare seriamente intenzionato a rimettere un po' d'ordine nel marasma che regna all'interno della cosiddetta pubblica amministrazione. E, oltretutto, pare che abbia intenzione di farlo senza andare troppo per il sottile.
Leggendo un po' qua e là, però, pare che questa iniziativa, oltre a provocare inevitabili malumori tra gli interessati (e i sindacati), si scontri con i numeri, e in particolar modo con quelli riferiti al costo che comporterebbe l'attuazione di questa iniziativa. A tal proposito vale la pena citare un calcolo fatto dal Sole24Ore in un suo articolo del quale riporto uno stralcio:
In attesa di stime ministeriali più precise, proponiamo un calcolo che parte dai dati sul personale della Pa contenuti nel Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, aggiornati al 2006. In quell'anno i circa 3 milioni di dipendenti pubblici a tempo indeterminato avevano messo a segno 16 giorni medi (pro capite) di assenza per malattia. Visto che ogni visita fiscale ha un costo medio di 35 euro per il datore di lavoro che la richiede (40 euro se effettuata a casa del dipendente e 30 euro se fatta in ambulatorio), se quei 16 giorni medi coincidessero con altrettante assenze per malattia della durata di sole 24 ore, la spesa annua per controllare i circa tre milioni di dipendenti pubblici sarebbe di poco superiore al miliardo e 700 milioni. Se, com'è invece assai più verosimile, si immagina che dietro i 16 giorni di assenza pro capite ci siano tre malattie annue della durata variabile tra i 5 e i 6 giorni, la spesa per un controllo a tappeto scenderebbe a 315 milioni di euro.Naturalmente, come è anche segnalato nel resto dell'articolo, questo incremento di spesa dovrebbe venire recuperato dal conseguente risparmio che deriverebbe dalla decurtazione delle indennità e di ogni trattamento accessorio per il dipendente nei primi 10 giorni di malattia. Rimane il problema di vedere se alla fine, tirando le somme, questo provvedimento si tradurrà in un effettivo risparmio di risorse per la pubblica amministrazione (che è poi l'obiettivo che si è prefisso lo stesso ministro) oppure se ne rappresenterà viceversa un aggravio.
Nell'attesa, si potrebbe suggerire al ministro anti-assenteisti di mandare qualche medico fiscale anche in Parlamento.
domenica 20 luglio 2008
L'Inno Nazionale spiegato a Bossi (e altre amenità)
Il caldo, si sa, è una brutta bestia, e a volte può giocare qualche scherzo. E' capitato spesso: uno dice una sciocchezza un po' più grossa del normale e automaticamente, a mo' di giustificazione, si tende a dare la colpa alle alte temperature. Il problema nasce quando le sciocchezze che uno riesce a mettere in fila una dietro all'altra cominciano a essere parecchie; in questo caso dare la colpa di tutto solamente al caldo comincia a essere un tantino azzardato, e magari a qualcuno potrebbe venire il sospetto che le cause siano da ricercare altrove.
Alcune testate online, approfittando forse del calo fisiologico di visitatori dovuto al fatto che la gente - specie nei giorni festivi - se ne va al mare o in montagna, hanno pensato bene di integrare i polpettoni triti e ritriti del Papa in Australia (e relative strampalate dichiarazioni) e degli alpinisti italiani bloccati sul Nanga Parbat, con le esternazioni padovane del senatùr (foto) al congresso/ritrovo della Liga Veneta.
Per l'occasione (l'ennesima), il guru per eccellenza del federalismo sulla carta, ha nuovamente deliziato gli astanti con una delle sue leggendarie uscite-fiume nelle quali si trova un po' di tutto; anche se in rigoroso ordine sparso, ovviamente. Tutti a dare risalto, e naturalmente a indignarsi, per la questione del dito medio levato durante l'inno di Mameli (come se dal soggetto ci si potesse aspettare qualcosa di diverso), mentre invece, a mio parere, sono altre le cose a cui andrebbe data maggiore evidenza. Vediamo ad esempio qualche perla, sempre secondo quanto riportato dall'Ansa (link qui sopra):
Sì, lo so, è il famoso "patto col diavolo": si tratta evidentemente di puro tatticismo che rispecchia il proverbiale "se non li puoi combattere fatteli amici". E lui se li è fatti amici eccome: a suon di legislature. Peccato che il tatticismo è finora servito a ben poco, visto ad esempio che dal quinquennio precedente all'ombra dell'uomo di Arcore, la Lega, per quanto riguarda 'sto benedetto federalismo, non ha cavato un ragno dal buco e visto che le prospettive attuali non sono diverse dalle precedenti. Ma tant'è.
Probabilmente il nostro uomo penserà che chi la dura la vince (non era lui il teorico del "celodurismo"?), e quindi anche questa volta aspetterà con (poca) pazienza che il cavaliere abbia finito di sbrigare le sue faccenducole personali prima di tornare alla carica con questo benedetto federalismo (anche se questa volta, va detto, pare un tantino più determinato delle volte precedenti). Peccato che la filosofia del "chi la dura la vince" sembri ultimamente non fare più molta presa in più di un elettore leghista, se sono veri i risultati di questo sondaggio e se in rete si trovano alcune lettere tipo questa:
Io penso che Berlusconi, scusa il termine, abbia fottuto te [Bossi, ndr] e la Lega e abbia incassato solo lui. Gli hai regalato cinque anni di governo senza cavare un ragno dal buco. Mentre lui ha fatto le leggi per sé, la Lega non ha ottenuto niente, meno di zero. Adesso hai promesso che porterai a casa il federalismo fiscale, se lo otterrai avrai avuto ragione tu. Ma non te lo faranno fare. Non possono chiudere per fallimento il Centro Sud che vive delle tasse della produzione del Nord, ci sarebbe la rivoluzione in Sicilia, in Calabria, in Campania dove le uniche imprese importanti sono la Regione, le province e i comuni. Morirebbero di fame. Il federalismo fiscale avrebbe come conseguenze la rivoluzione e la secessione. Tu lo sai benissimo, e lo sanno anche loro. Da quando sei con Berlusconi la base ha dovuto ingoiare dei rospi, ma in questa legislatura sono rospi giganti: i sussidi pubblici all’Alitalia, il Ponte di Messina, la spazzatura di Napoli portata al Nord. In tre mesi avete discusso solo di leggi per evitare i processi a Berlusconi, la sicurezza dei cittadini della campagna elettorale è stata sacrificata all’impunità di Berlusconi. I rom c’erano prima e ci sono adesso. I clandestini sbarcavano prima e ora pure. L’unica tassa che rimaneva ai comuni del Nord, l’ICI, è stata cancellata. Le imprese del Nord chiudono, la Lega lo sa bene, per la pressione fiscale, gli anticipi dell’IVA mai rimborsati, l’IRAP e per le mille rotture di balle della burocrazia italiana. Le nostre aziende chiudono, Umberto, e tu passi il tempo a parare il culo a Berlusconi sperando nel federalismo. Una volta che Berlusconi avrà sistemato i suoi problemi giudiziari potrai scordarti il federalismo fiscale. Spero (lo spero veramente) di sbagliarmi, ma ti troverai con un pugno di mosche in mano e il movimento sfasciato. (articolo integrale qui)
Naturalmente ogni elettore leghista, pur avendo magari questi piccoli pensieri, si augura che tutto ciò non accada, che alla fine Bossi la spunti e porti a casa il tanto agognato federalismo fiscale, sia pure ottenuto a colpi di dito medio all'inno di Mameli (dopo naturalmente aver fatto solenne giuramento di fedeltà davanti al Presidente della tanto odiata repubblica all'atto di insediamento dell'esecutivo). A proposito di dito medio, c'è da notare l'immediata reazione indignata, tra gli altri, di La Russa, anche se forse la sua indignazione va più attribuita a una certa frase poco felice (per La Russa) del senatùr ("Dobbiamo lottare contro questo stato fascista. E' arrivato il momento, fratelli, di farla finita."), che al dito medio vero e proprio, ma vabbè.
Riguardo alla questione dell'Italia schiava di Roma ("L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io") - concetto dal punto di vista dell'esegesi superbamente illustrato dal leader leghista - sarebbe interessante chiedere a Bossi a quale inno si stesse riferendo. Perché se si riferiva a quello di Mameli, sarebbe il caso che qualcuno gli facesse notare che la "schiava di Roma" menzionata nel suddetto inno (info qui) non è l'Italia, ma la Dea Vittoria (cosa che gli ha fatto notare lo stesso La Russa, evidentemente un pelino più acculturato di lui - anche se non è che ci voglia poi molto). L'Italia schiava di Roma è quindi una sua folkloristica e personalissima interpretazione dell'inno: inno che dimostra quindi di conoscere alla perfezione.
Alla luce di tutto ciò, suscita una certa ilarità la crociata contro gli insegnanti meridionali - tirata fuori anche oggi - che ogni tanto sbuca come per magia dal suo cilindro magico. Ma probabilmente si tratta di invidia, forse perché magari l'insegnante avrebbe voluto farlo lui; chissà, magari è sempre stato un suo recondito desiderio. Peccato che per insegnare, oggi, occorra almeno una laurea e non basti la maturità.
Alcune testate online, approfittando forse del calo fisiologico di visitatori dovuto al fatto che la gente - specie nei giorni festivi - se ne va al mare o in montagna, hanno pensato bene di integrare i polpettoni triti e ritriti del Papa in Australia (e relative strampalate dichiarazioni) e degli alpinisti italiani bloccati sul Nanga Parbat, con le esternazioni padovane del senatùr (foto) al congresso/ritrovo della Liga Veneta.
Per l'occasione (l'ennesima), il guru per eccellenza del federalismo sulla carta, ha nuovamente deliziato gli astanti con una delle sue leggendarie uscite-fiume nelle quali si trova un po' di tutto; anche se in rigoroso ordine sparso, ovviamente. Tutti a dare risalto, e naturalmente a indignarsi, per la questione del dito medio levato durante l'inno di Mameli (come se dal soggetto ci si potesse aspettare qualcosa di diverso), mentre invece, a mio parere, sono altre le cose a cui andrebbe data maggiore evidenza. Vediamo ad esempio qualche perla, sempre secondo quanto riportato dall'Ansa (link qui sopra):
"Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io.""Non dobbiamo più essere schiavi di Roma"? Ma come fa a dire una cosa del genere uno che dai primi anni '90, se non prima, non fa altro che bazzicare in Parlamento con relativo stipendio? Uno che sempre dal suddetto periodo ha fatto parte di una coalizione guidata dall'uomo amico di Dell'Utri, Andreotti, Craxi e company, cioè l'insieme per eccellenza e la massima rappresentazione (il partitismo) di ciò che la Lega (almeno quella degli inizi) ha sempre combattuto?
Sì, lo so, è il famoso "patto col diavolo": si tratta evidentemente di puro tatticismo che rispecchia il proverbiale "se non li puoi combattere fatteli amici". E lui se li è fatti amici eccome: a suon di legislature. Peccato che il tatticismo è finora servito a ben poco, visto ad esempio che dal quinquennio precedente all'ombra dell'uomo di Arcore, la Lega, per quanto riguarda 'sto benedetto federalismo, non ha cavato un ragno dal buco e visto che le prospettive attuali non sono diverse dalle precedenti. Ma tant'è.
Probabilmente il nostro uomo penserà che chi la dura la vince (non era lui il teorico del "celodurismo"?), e quindi anche questa volta aspetterà con (poca) pazienza che il cavaliere abbia finito di sbrigare le sue faccenducole personali prima di tornare alla carica con questo benedetto federalismo (anche se questa volta, va detto, pare un tantino più determinato delle volte precedenti). Peccato che la filosofia del "chi la dura la vince" sembri ultimamente non fare più molta presa in più di un elettore leghista, se sono veri i risultati di questo sondaggio e se in rete si trovano alcune lettere tipo questa:
Io penso che Berlusconi, scusa il termine, abbia fottuto te [Bossi, ndr] e la Lega e abbia incassato solo lui. Gli hai regalato cinque anni di governo senza cavare un ragno dal buco. Mentre lui ha fatto le leggi per sé, la Lega non ha ottenuto niente, meno di zero. Adesso hai promesso che porterai a casa il federalismo fiscale, se lo otterrai avrai avuto ragione tu. Ma non te lo faranno fare. Non possono chiudere per fallimento il Centro Sud che vive delle tasse della produzione del Nord, ci sarebbe la rivoluzione in Sicilia, in Calabria, in Campania dove le uniche imprese importanti sono la Regione, le province e i comuni. Morirebbero di fame. Il federalismo fiscale avrebbe come conseguenze la rivoluzione e la secessione. Tu lo sai benissimo, e lo sanno anche loro. Da quando sei con Berlusconi la base ha dovuto ingoiare dei rospi, ma in questa legislatura sono rospi giganti: i sussidi pubblici all’Alitalia, il Ponte di Messina, la spazzatura di Napoli portata al Nord. In tre mesi avete discusso solo di leggi per evitare i processi a Berlusconi, la sicurezza dei cittadini della campagna elettorale è stata sacrificata all’impunità di Berlusconi. I rom c’erano prima e ci sono adesso. I clandestini sbarcavano prima e ora pure. L’unica tassa che rimaneva ai comuni del Nord, l’ICI, è stata cancellata. Le imprese del Nord chiudono, la Lega lo sa bene, per la pressione fiscale, gli anticipi dell’IVA mai rimborsati, l’IRAP e per le mille rotture di balle della burocrazia italiana. Le nostre aziende chiudono, Umberto, e tu passi il tempo a parare il culo a Berlusconi sperando nel federalismo. Una volta che Berlusconi avrà sistemato i suoi problemi giudiziari potrai scordarti il federalismo fiscale. Spero (lo spero veramente) di sbagliarmi, ma ti troverai con un pugno di mosche in mano e il movimento sfasciato. (articolo integrale qui)
Naturalmente ogni elettore leghista, pur avendo magari questi piccoli pensieri, si augura che tutto ciò non accada, che alla fine Bossi la spunti e porti a casa il tanto agognato federalismo fiscale, sia pure ottenuto a colpi di dito medio all'inno di Mameli (dopo naturalmente aver fatto solenne giuramento di fedeltà davanti al Presidente della tanto odiata repubblica all'atto di insediamento dell'esecutivo). A proposito di dito medio, c'è da notare l'immediata reazione indignata, tra gli altri, di La Russa, anche se forse la sua indignazione va più attribuita a una certa frase poco felice (per La Russa) del senatùr ("Dobbiamo lottare contro questo stato fascista. E' arrivato il momento, fratelli, di farla finita."), che al dito medio vero e proprio, ma vabbè.
Riguardo alla questione dell'Italia schiava di Roma ("L'Inno dice che 'l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io") - concetto dal punto di vista dell'esegesi superbamente illustrato dal leader leghista - sarebbe interessante chiedere a Bossi a quale inno si stesse riferendo. Perché se si riferiva a quello di Mameli, sarebbe il caso che qualcuno gli facesse notare che la "schiava di Roma" menzionata nel suddetto inno (info qui) non è l'Italia, ma la Dea Vittoria (cosa che gli ha fatto notare lo stesso La Russa, evidentemente un pelino più acculturato di lui - anche se non è che ci voglia poi molto). L'Italia schiava di Roma è quindi una sua folkloristica e personalissima interpretazione dell'inno: inno che dimostra quindi di conoscere alla perfezione.
Alla luce di tutto ciò, suscita una certa ilarità la crociata contro gli insegnanti meridionali - tirata fuori anche oggi - che ogni tanto sbuca come per magia dal suo cilindro magico. Ma probabilmente si tratta di invidia, forse perché magari l'insegnante avrebbe voluto farlo lui; chissà, magari è sempre stato un suo recondito desiderio. Peccato che per insegnare, oggi, occorra almeno una laurea e non basti la maturità.
White dove
"White dove" non è probabilmente una delle canzoni più famose degli Scorpions, ma, come spesso accade, l'abbinamento degli aggettivi bello e famoso non è sempre automatico, specialmente in ambito musicale.
In ogni caso - nota o meno nota - "White dove" rimane a mio giudizio una delle canzoni più belle e intense del gruppo rock tedesco.
Buona domenica.
In ogni caso - nota o meno nota - "White dove" rimane a mio giudizio una delle canzoni più belle e intense del gruppo rock tedesco.
Buona domenica.
sabato 19 luglio 2008
La fiducia è una cosa seria
Il voto di fiducia è sempre stato usato e abusato nella politica italiana per zittire i malumori interni alla maggioranza che di volta in volta governa il nostro paese. Spesso produce l'effetto opposto, chiedere a Romano Prodi per informazioni, ma in genere permette di allungare almeno un po' la vita dei governi.
In questa legislatura non si direbbe che ci sia bisogno di chiedere voti di fiducia: la maggioranza ha un solido margine sia alla Camera che al Senato, e almeno al momento non si notano grandi scollature tra i partiti della coalizione. Eppure, come si può anche leggere in questo fondo di Repubblica, Berlusconi l'ha già chiesta per tre volte - tralasciando quella formale per l'approvazione del nuovo governo.
Può darsi che la ragione sia "perché abbiamo fretta di fare le cose", anche se non mi pare che l'attuale opposizione brilli per capacità ostruzionistiche; a me però pare più che altro un ennesimo segno della "visione aziendale" del nostro attuale PresConsMin, che si può sintetizzare come "Io decido, voi dovete semplicemente approvare". In effetti, visto che i nostri parlamentari non sono stati scelti da noi elettori ma piazzati in lista al posto giusto, mi sa che i conti dal suo punto di vista tornino perfettamente; ma tutto ciò non fa che aumentare il mio sconforto.
(articolo di .mau. ripubblicato sotto questa licenza Creative Commons)
In questa legislatura non si direbbe che ci sia bisogno di chiedere voti di fiducia: la maggioranza ha un solido margine sia alla Camera che al Senato, e almeno al momento non si notano grandi scollature tra i partiti della coalizione. Eppure, come si può anche leggere in questo fondo di Repubblica, Berlusconi l'ha già chiesta per tre volte - tralasciando quella formale per l'approvazione del nuovo governo.
Può darsi che la ragione sia "perché abbiamo fretta di fare le cose", anche se non mi pare che l'attuale opposizione brilli per capacità ostruzionistiche; a me però pare più che altro un ennesimo segno della "visione aziendale" del nostro attuale PresConsMin, che si può sintetizzare come "Io decido, voi dovete semplicemente approvare". In effetti, visto che i nostri parlamentari non sono stati scelti da noi elettori ma piazzati in lista al posto giusto, mi sa che i conti dal suo punto di vista tornino perfettamente; ma tutto ciò non fa che aumentare il mio sconforto.
(articolo di .mau. ripubblicato sotto questa licenza Creative Commons)
Piazza Navona nel sondaggio di Mannheimer
Qualche giorno fa il Corriere della Sera - edizione cartacea - ha pubblicato un sondaggio svolto dall'Ispo in merito all'opportunità o meno dello svolgimento della manifestazione no-Cav tenuta recentemente a Piazza Navona.
La domanda posta agli intervistati - italiani residenti con diritto di voto - era la seguente:
Martedì 8 luglio a Roma, in contemporanea con l'iter di approvazione delle leggi sulla giustiza, l'Italia dei Valori insieme a esponenti della società civile ha indetto una manifestazione per la libertà di espressione e per la giustizia. Secondo alcuni è una manifestazione opportuna secondo altri invece non lo è affatto. Secondo lei la manifestazione indetta dall’Italia dei Valori è stata:
La prima cosa da segnalare è che questo sondaggio è stato pubblicato in un piccolo trafiletto interno del Corriere della Sera, poco visibile e poco accessibile. Fin qui niente di strano: siamo abituati da tempo a vederci nascondere le notizie scomode (per loro) e a essere sommersi da un mare di cretinate inutili. Ma perché "scomode" per loro? Vediamo un po' di analizzare nel dettaglio qualche risultato.
Il primo dato che salta all'occhio è il 29 e passa percento di intervistati che ritengono che la manifestazione sia stata opportuna. Significa che quasi un terzo ritiene giuste le sue motivazioni (le leggi vergogna sulla giustizia dell'attuale esecutivo). Non mi pare che si tratti di un dato di poco conto, specialmente considerando ciò che va ripetendo fino alla nausea il cavaliere (tutti gli italiani sono con me, ecc...)
Ma ci sono altri dati piuttosto interessanti: e cioè che la manifestazione è stata ritenuta opportuna dal 12% degli elettori del Pdl, dal 22% dei leghisti e da quasi la metà degli elettori del Partito Democratico, nonostante il presidente Veltroni si fosse in precedenza pubblicamente dissociato. Questi i numeri, alla luce dei quali si può forse fare qualche considerazione aggiuntiva.
Il dato principe è naturalmente quello che la maggioranza assoluta degli interpellati (55%) si dissocia in toto, e questo è innegabile. Ma allo stesso tempo è impossibile non notare come un elettore su cinque della lega dimostri di essere critico nei confronti dell'operato del cavaliere. Cosa nota del resto: non è una novità che già da tempo i seguaci del senatùr abbiano le scatole piene dell'ossessione della giustizia di Berlusconi. Loro vogliono il federalismo, e lo vogliono subito, non a settembre (forse) e dopo che il cavaliere avrà messo a posto le sue pendenze con la giustizia. E, come ha detto più volte lo stesso Bossi, il federalismo lo faranno, con o senza Berlusconi.
Pare piuttosto evidente, quindi, che anche all'interno della stessa maggioranza esistono alcune contraddizioni interne, espressione dell'esistenza di un orientamento critico verso l'operato del cavaliere difficilmente dissimulabile.
Questo sondaggio dimostra però anche un'altra cosa: gli elettori non sono tutti sotto anestetico. I tiggì e i giornali hanno per giorni bombardato di fandonie i lettori facendo servizi su servizi in cui si dava visibilità esclusivamente alle vicende Grillo e Guzzanti, al presunto vilipendio del Capo dello Stato, ed evitando accuratamente di riportare i motivi veri che hanno indotto tanta gente a scendere in piazza. Questo sondaggio, quindi, è una piccola dimostrazione (l'ennesima) di come molta gente sappia leggere tra le righe, conosca le cose come stanno e non si faccia più abbindolare dai comunicati degli uffici stampa dei partiti (cioè i telegiornali).
La domanda posta agli intervistati - italiani residenti con diritto di voto - era la seguente:
Martedì 8 luglio a Roma, in contemporanea con l'iter di approvazione delle leggi sulla giustiza, l'Italia dei Valori insieme a esponenti della società civile ha indetto una manifestazione per la libertà di espressione e per la giustizia. Secondo alcuni è una manifestazione opportuna secondo altri invece non lo è affatto. Secondo lei la manifestazione indetta dall’Italia dei Valori è stata:
- Molto/abbastanza opportuna
- Poco/per niente opportuna
- Non so
La prima cosa da segnalare è che questo sondaggio è stato pubblicato in un piccolo trafiletto interno del Corriere della Sera, poco visibile e poco accessibile. Fin qui niente di strano: siamo abituati da tempo a vederci nascondere le notizie scomode (per loro) e a essere sommersi da un mare di cretinate inutili. Ma perché "scomode" per loro? Vediamo un po' di analizzare nel dettaglio qualche risultato.
Il primo dato che salta all'occhio è il 29 e passa percento di intervistati che ritengono che la manifestazione sia stata opportuna. Significa che quasi un terzo ritiene giuste le sue motivazioni (le leggi vergogna sulla giustizia dell'attuale esecutivo). Non mi pare che si tratti di un dato di poco conto, specialmente considerando ciò che va ripetendo fino alla nausea il cavaliere (tutti gli italiani sono con me, ecc...)
Ma ci sono altri dati piuttosto interessanti: e cioè che la manifestazione è stata ritenuta opportuna dal 12% degli elettori del Pdl, dal 22% dei leghisti e da quasi la metà degli elettori del Partito Democratico, nonostante il presidente Veltroni si fosse in precedenza pubblicamente dissociato. Questi i numeri, alla luce dei quali si può forse fare qualche considerazione aggiuntiva.
Il dato principe è naturalmente quello che la maggioranza assoluta degli interpellati (55%) si dissocia in toto, e questo è innegabile. Ma allo stesso tempo è impossibile non notare come un elettore su cinque della lega dimostri di essere critico nei confronti dell'operato del cavaliere. Cosa nota del resto: non è una novità che già da tempo i seguaci del senatùr abbiano le scatole piene dell'ossessione della giustizia di Berlusconi. Loro vogliono il federalismo, e lo vogliono subito, non a settembre (forse) e dopo che il cavaliere avrà messo a posto le sue pendenze con la giustizia. E, come ha detto più volte lo stesso Bossi, il federalismo lo faranno, con o senza Berlusconi.
Pare piuttosto evidente, quindi, che anche all'interno della stessa maggioranza esistono alcune contraddizioni interne, espressione dell'esistenza di un orientamento critico verso l'operato del cavaliere difficilmente dissimulabile.
Questo sondaggio dimostra però anche un'altra cosa: gli elettori non sono tutti sotto anestetico. I tiggì e i giornali hanno per giorni bombardato di fandonie i lettori facendo servizi su servizi in cui si dava visibilità esclusivamente alle vicende Grillo e Guzzanti, al presunto vilipendio del Capo dello Stato, ed evitando accuratamente di riportare i motivi veri che hanno indotto tanta gente a scendere in piazza. Questo sondaggio, quindi, è una piccola dimostrazione (l'ennesima) di come molta gente sappia leggere tra le righe, conosca le cose come stanno e non si faccia più abbindolare dai comunicati degli uffici stampa dei partiti (cioè i telegiornali).
venerdì 18 luglio 2008
Emergenza rifiuti
Promesse
Dal sito del Corriere:
L'oggetto della protesta è la recente manovra del Governo di correzione del bilancio per il triennio 2009/2011 che prevede tagli per oltre tre miliardi di euro sui capitoli di spesa della sicurezza e della difesa delle amministrazioni dello Stato. Per i rappresentanti dei sindacati una delle più gravi conseguenze di questa manovra saranno le riduzioni del personale e la carenza di mezzi di trasporto. «In tre anni ci sarà una riduzione totale di 40.000 unità, 15.000 solo in Polizia - spiega il segretario provinciale aggiunto Sap Costantino Faedda - Il personale che sta per andare in pensione non verrà rimpiazzato perchè mancano i fondi. Inoltre il 70% dei mezzi che utilizziamo per le operazione è in deposito in attesa di riparazione. Si può quindi ben comprendere come la sicurezza dei cittadini con questi tagli sia a forte rischio» (fonte)
Dal programma elettorale del Pdl:
(pdf qui)
L'oggetto della protesta è la recente manovra del Governo di correzione del bilancio per il triennio 2009/2011 che prevede tagli per oltre tre miliardi di euro sui capitoli di spesa della sicurezza e della difesa delle amministrazioni dello Stato. Per i rappresentanti dei sindacati una delle più gravi conseguenze di questa manovra saranno le riduzioni del personale e la carenza di mezzi di trasporto. «In tre anni ci sarà una riduzione totale di 40.000 unità, 15.000 solo in Polizia - spiega il segretario provinciale aggiunto Sap Costantino Faedda - Il personale che sta per andare in pensione non verrà rimpiazzato perchè mancano i fondi. Inoltre il 70% dei mezzi che utilizziamo per le operazione è in deposito in attesa di riparazione. Si può quindi ben comprendere come la sicurezza dei cittadini con questi tagli sia a forte rischio» (fonte)
Dal programma elettorale del Pdl:
(pdf qui)
giovedì 17 luglio 2008
Il senso del ciclismo
In principio fu Pantani. Che non fu il primo, né l'ultimo, né l'unico, ma sicuramente uno dei casi più eclatanti che contribuì non poco a tenere alta l'attenzione sul problema mai risolto della diffusione del doping in questo sport. Oggi tocca a Riccò, giovane ciclista di belle speranze. Positivo alla CERA, una sostanza nuova che molte federazioni ciclistiche non hanno ancora incluso tra quelle proibite (eccetto evidentemente l'organizzazione del Tour de France).
Chi segue un po' questo sport, a mio parere molto appassionante, sarà sicuramente rimasto deluso. Ma la consapevolezza e la convinzione che questa piaga non si risolve e non si risolverà probabilmente mai, limitano - almeno per me è così - la delusione, trasformandola in rassegnazione. Anche se si spera sempre che alla fine si risolva tutto in una bolla di sapone (magari gli esami erano sbagliati, un errore, ecc...).
La cosa che fa rabbia, è che ancora a certe cose ci si appassiona. Il ciclismo è uno sport che richiede impegno, sacrificio, fatica; e quando vedi un giovane promettente che ottiene i risultati ottenuti finora dal giovane modenese, un po' ti ci affezioni, tendi istintivamente ad elevarlo al rango di eroe nazionale, specialmente in una competizione straniera di questo prestigio. E poi invece se ne va tutto a ramengo: tutto crolla e pensi che col ciclismo hai chiuso.
Fino al prossimo Riccò.
Chi segue un po' questo sport, a mio parere molto appassionante, sarà sicuramente rimasto deluso. Ma la consapevolezza e la convinzione che questa piaga non si risolve e non si risolverà probabilmente mai, limitano - almeno per me è così - la delusione, trasformandola in rassegnazione. Anche se si spera sempre che alla fine si risolva tutto in una bolla di sapone (magari gli esami erano sbagliati, un errore, ecc...).
La cosa che fa rabbia, è che ancora a certe cose ci si appassiona. Il ciclismo è uno sport che richiede impegno, sacrificio, fatica; e quando vedi un giovane promettente che ottiene i risultati ottenuti finora dal giovane modenese, un po' ti ci affezioni, tendi istintivamente ad elevarlo al rango di eroe nazionale, specialmente in una competizione straniera di questo prestigio. E poi invece se ne va tutto a ramengo: tutto crolla e pensi che col ciclismo hai chiuso.
Fino al prossimo Riccò.
Dov'è la recessione? In coda per comprare l'iPhone
Se per caso avete un po' seguito quello che è successo dopo il lancio dell'iPhone 3G, il nuovo gioiellino telefonico di casa Apple, può darsi che anche a voi sia venuto un leggero sospetto che tutto quello che continuano a raccontarci giornali e telegiornali in merito alla famosa storia della recessione e quarta settimana sia una balla.
Non mi riferisco ovviamente a quanto è successo in paesi tipo Giappone o Stati Uniti, dove queste cose non fanno neppure notizia più di tanto, ma a quanto è successo qui da noi: code davanti ai negozi (l'immagine mostra la gente in coda a mezzanotte a Milano - fonte), scene di isteria, distribuzione di bigliettini elimina-code e cose di questo genere. E tutto questo per un oggettino che ha un prezzo che gira attorno ai 500 € (il modello base). Apple ha già annunciato, appena tre giorni fa, di aver venduto un milione di esemplari nei 21 paesi in cui è partita l'iniziativa, anche se non sono riuscito a trovare dati specifici riguardo al nostro paese.
Ora, è chiaro che associare questioni di recessione e di difficoltà economiche con le code per l'iPhone non è corretto, dal momento che non penso sia realistico pensare che si sia messo in fila chi non ha la possibilità di acquistarlo. Rimane comunque il fatto che il nostro paese è sempre al primo posto nel mondo per numero di telefonini procapite (è consolante essere primi in qualcosa), e questo forse un suo significato ce l'ha. Se a questo aggiungiamo il boom di questi ultimi anni del famoso credito al consumo, il sistema con cui le finanziarie ci convincono a farci prestare soldi per acquistare beni superflui anche quando non potremmo permettercelo, si può forse trarre qualche altra conclusione.
A leggere cose tipo questa, poi, uno si fa già una certa idea di quale potrebbe essere l'eventuale target di acquirenti. E tutto torna.
Non mi riferisco ovviamente a quanto è successo in paesi tipo Giappone o Stati Uniti, dove queste cose non fanno neppure notizia più di tanto, ma a quanto è successo qui da noi: code davanti ai negozi (l'immagine mostra la gente in coda a mezzanotte a Milano - fonte), scene di isteria, distribuzione di bigliettini elimina-code e cose di questo genere. E tutto questo per un oggettino che ha un prezzo che gira attorno ai 500 € (il modello base). Apple ha già annunciato, appena tre giorni fa, di aver venduto un milione di esemplari nei 21 paesi in cui è partita l'iniziativa, anche se non sono riuscito a trovare dati specifici riguardo al nostro paese.
Ora, è chiaro che associare questioni di recessione e di difficoltà economiche con le code per l'iPhone non è corretto, dal momento che non penso sia realistico pensare che si sia messo in fila chi non ha la possibilità di acquistarlo. Rimane comunque il fatto che il nostro paese è sempre al primo posto nel mondo per numero di telefonini procapite (è consolante essere primi in qualcosa), e questo forse un suo significato ce l'ha. Se a questo aggiungiamo il boom di questi ultimi anni del famoso credito al consumo, il sistema con cui le finanziarie ci convincono a farci prestare soldi per acquistare beni superflui anche quando non potremmo permettercelo, si può forse trarre qualche altra conclusione.
A leggere cose tipo questa, poi, uno si fa già una certa idea di quale potrebbe essere l'eventuale target di acquirenti. E tutto torna.
mercoledì 16 luglio 2008
I maiali sono più uguali degli altri
Capita, a volte, che non mi trovi d'accordo con alcune cose che dice Marco Travaglio. Nel suo ultimo Passaparola, ad esempio, quello di lunedì scorso, difende l'intervento di Sabina Guzzanti a piazza Navona - che come sapete tanto clamore ha suscitato - definendolo "satira". In proposito ho già scritto qualche giorno fa un post per dire come secondo me non si tratti di satira ma di generiche accuse (ancora) non supportate da riscontri.
Per il resto, l'ultimo intervento del giornalista probabilmente più querelato d'Italia, penso meriti assolutamente di essere segnalato (testo qui):
Per il resto, l'ultimo intervento del giornalista probabilmente più querelato d'Italia, penso meriti assolutamente di essere segnalato (testo qui):
Teoremi e riforme della giustizia
Ieri mattina quasi tutti i quotidiani riportavano le dichiarazioni dell'attuale premier, esternate subito dopo aver appreso dell'arresto per presunte tangenti di Ottaviano Del Turco assieme ad un'altra decina di assessori e funzionari della regione Abruzzo. Secondo l'illustre statista - che è evidentemente anche avvocato di Del Turco - si tratta dell'ennesimo teorema accusatorio, di quelli spesso non confermati.
Ora, naturalmente, è sostanzialmente irrilevante il fatto che i magistrati inquirenti abbiano ribadito in conferenza stampa di essere in possesso di prove schiaccianti (ad esempio fotografie), così come è altrettanto irrilevante il fatto che il pm apra il fascicolo ed elenchi fatti dettagliati, circostanze e dichiarazioni raccolte in due anni di indagini. Per lui (lo statista), che evidentemente li conosceva già, rimangono teoremi. Qualcuno si spinge addirittura a dire che Del Turco è vittima della maledizione degli ex PSI (noto e terribile sortilegio il cui effetto principale è la tradotta in galera di molti ex appartenenti alla nota corrente craxiana).
Ovviamente non poteva finire qui. Ed ecco quindi l'ennesima uscita, volta a dare un contributo determinante per risolvere tutti i mali che attanagliano il nostro sistema giudiziario: bisogna riformare la giustizia. Non una riforma qualsiasi, ma una riforma radicale, che non passi inosservata. Sentire parlare di riforma radicale della giustizia subito dopo aver appreso dell'arresto per presunte tangenti di un intero consiglio regionale, suscita qualche perplessità. E anche qualche interrogativo, specialmente sulle modalità di questa ipotetica "riforma radicale".
Negli ultimi due tre mesi abbiamo avuto già qualche esempio piuttosto esplicativo di cosa intenda l'attuale esecutivo con "riforma della giustizia": tentativi di proibire la pubblicazione delle intercettazioni e degli atti - pena la galera o fortissime sanzioni per i trasgressori - anche quando non più secretati, blocco dei processi con pena sotto i 10 anni in modo da accelerare quelli più urgenti, cosa che ha la stessa credibilità di Babbo Natale che mette i regali sotto l'albero (tanto che è poi stata stralciata dal decreto sicurezza), e per chiudere, il mitico lodo Alfano, quello che mette al riparo le 4 più alte cariche dello stato da qualsiasi processo nell'arco del mandato (sulla quale qualcuno continua con una notevole faccia tosta a farci credere che sia utile per noi). A tal proposito ho come la sensazione che più la sparano grossa più la gente tende a crederci.
Sulla falsariga delle intenzioni di riforma della giustizia elencate sopra, qualcuno si è spinto a fare qualche ipotesi su come possa essere inquadrato il tutto. Anna Setari, ad esempio, in questo suo apprezzabile post ipotizza uno sradicamento tout court del sistema giudiziario, oppure una immunità perenne a chiunque ricopra qualsiasi carica pubblica, sia essa nazionale, regionale o locale, per chiudere, eventualmente, con l'istituzione di una sorta di diversificazione del tipo di tribunale in base al ceto sociale dell'imputato.
Una riforma che, così concepita, andrebbe sicuramente nella direzione intrapresa dall'attuale esecutivo, e cioè la sostanziale abolizione dell'articolo 3 della nostra Costituzione.
Ora, naturalmente, è sostanzialmente irrilevante il fatto che i magistrati inquirenti abbiano ribadito in conferenza stampa di essere in possesso di prove schiaccianti (ad esempio fotografie), così come è altrettanto irrilevante il fatto che il pm apra il fascicolo ed elenchi fatti dettagliati, circostanze e dichiarazioni raccolte in due anni di indagini. Per lui (lo statista), che evidentemente li conosceva già, rimangono teoremi. Qualcuno si spinge addirittura a dire che Del Turco è vittima della maledizione degli ex PSI (noto e terribile sortilegio il cui effetto principale è la tradotta in galera di molti ex appartenenti alla nota corrente craxiana).
Ovviamente non poteva finire qui. Ed ecco quindi l'ennesima uscita, volta a dare un contributo determinante per risolvere tutti i mali che attanagliano il nostro sistema giudiziario: bisogna riformare la giustizia. Non una riforma qualsiasi, ma una riforma radicale, che non passi inosservata. Sentire parlare di riforma radicale della giustizia subito dopo aver appreso dell'arresto per presunte tangenti di un intero consiglio regionale, suscita qualche perplessità. E anche qualche interrogativo, specialmente sulle modalità di questa ipotetica "riforma radicale".
Negli ultimi due tre mesi abbiamo avuto già qualche esempio piuttosto esplicativo di cosa intenda l'attuale esecutivo con "riforma della giustizia": tentativi di proibire la pubblicazione delle intercettazioni e degli atti - pena la galera o fortissime sanzioni per i trasgressori - anche quando non più secretati, blocco dei processi con pena sotto i 10 anni in modo da accelerare quelli più urgenti, cosa che ha la stessa credibilità di Babbo Natale che mette i regali sotto l'albero (tanto che è poi stata stralciata dal decreto sicurezza), e per chiudere, il mitico lodo Alfano, quello che mette al riparo le 4 più alte cariche dello stato da qualsiasi processo nell'arco del mandato (sulla quale qualcuno continua con una notevole faccia tosta a farci credere che sia utile per noi). A tal proposito ho come la sensazione che più la sparano grossa più la gente tende a crederci.
Sulla falsariga delle intenzioni di riforma della giustizia elencate sopra, qualcuno si è spinto a fare qualche ipotesi su come possa essere inquadrato il tutto. Anna Setari, ad esempio, in questo suo apprezzabile post ipotizza uno sradicamento tout court del sistema giudiziario, oppure una immunità perenne a chiunque ricopra qualsiasi carica pubblica, sia essa nazionale, regionale o locale, per chiudere, eventualmente, con l'istituzione di una sorta di diversificazione del tipo di tribunale in base al ceto sociale dell'imputato.
Una riforma che, così concepita, andrebbe sicuramente nella direzione intrapresa dall'attuale esecutivo, e cioè la sostanziale abolizione dell'articolo 3 della nostra Costituzione.
martedì 15 luglio 2008
Piccoli, leggeri e insignificanti aumenti
Giusto per restare in tema sanità, così sulla cresta dell'onda in questo periodo, vale la pena segnalare quanto accaduto pochi giorni fa nell'ambito delle asl campane. Notizia a cui mi pare non sia stato dato eccessivo rilievo. Cito pari pari uno stralcio di un articolo apparso su spreconi.it:
E' proprio vero: chi fa da sé...
Vado al massimo. Almeno nello stipendio, perché sui risultati è meglio stendere un velo molto pietoso. I grandi manager della Sanità campana si sono aumentati la paga: hanno portato la loro retribuzione fino al massimo previsto dalla legge ossia 154 mila euro lordi l'anno. Un aumento retroattivo, deciso ora con validità dal gennaio 2006: incasseranno anche gli arretrati. In pratica, 600 euro lordi in più al mese. A beneficiarne saranno i responsabili sanitari e amministravi di tutte le strutture sanitarie e ospedaliere della Campania. Che hanno fatto tutto da soli, varando la gratifica in una riunione del coordinamento manager. L'assessore competente ha taciuto, finchè la denuncia di An arrivata sulla prima pagina del "Mattino" ha spinto anche la Regione guidata da Antonio Bassolino a intervenire e promettere il blocco della aumento autoconcesso. (fonte)Cioè, è tutto chiaro, no? Questi signori hanno pensato bene di elargirsi una sorta di gratifica per l'ottimo lavoro svolto (un rosso certificato al 2005 di 8 miliardi di euro - fonte Sole24ore), portando a 154.983 € annui il loro stipendio annuo, fermo da troppo tempo a quota 140.000.
E' proprio vero: chi fa da sé...
lunedì 14 luglio 2008
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