venerdì 11 maggio 2007

L'"interpretazione" delle notizie

Qualcuno si è mai chiesto perché i media, spesso, "interpretano" le notizie invece di riportarle come sono realmente?

Probabilmente la maggior parte di voi sa cosa significa l'aggettivo "tendenzioso". Per chi non lo sapesse riporto qui sotto la definizione che ne dà il Garzanti delle lingua italiana:

che è suggerito da una determinata tendenza, che mira a un particolare scopo; non obiettivo, parziale: una persona tendenziosa; notizie false e tendenziose

Quindi, in sostanza, quando una notizia viene giudicata tendenziosa significa che è falsa, oppure che è presentata in modo che chi legge la interpreti secondo il volere di chi l'ha riportata.

Perché questo preambolo? Perché sono accaduti in questi giorni alcuni fatti che dimostrano in maniera difficilmente confutabile come la maggior parte dei media (giornali, siti, ecc...) riportino le notizie non come realmente sono, ma come vogliono farcele intendere loro.

Per la verità la cosa non è nuova: anzi si tratta di una (brutta) abitudine piuttosto consolidata nel variegato panorama del giornalismo professionista, sia della carta stampata che della tv (e anche - purtroppo - di alcuni blogger). Prendiamo la politica: se leggiamo il medesimo caso riportato, a puro titolo di esempio, dall'Unità e dal Giornale noteremo che viene presentato in maniera differente; e questo succede perché ognuna delle due testate, della stessa notizia mette in risalto gli aspetti che possono andare a "vantaggio" della parte politica a cui la testata stessa fa riferimento. Ho preso la politica, ma questo accade anche per la cronaca o l'economia. E qui mi ricollego ai fatti che accennavo a inizio articolo.

Se non avete trascorso gli ultimi 15/20 giorni nelle steppe dell'Asia Centrale in compagnia del Criceto Siberiano, vi sarete accorti che qui da noi sono successi alcuni fatti che hanno un pò monopolizzato l'attenzione dei media: uno riguarda ad esempio la nota vicenda di presunte storie di pedofilia a Rignano Flaminio.

Quando è scoppiato il caso dei presunti abusi ai danni di alcuni bambini della scuola materna di Rignano, la notizia dell'arresto di 5 dei presunti pedofili è - ricorderete - stata riportata su giornali e telegiornali con titoli a nove colonne. Gli epiteti e le frasi a effetto si sono sprecati, sullo stile de "la scuola degli orrori" e simili e i tiggì si sono prodigati nel mostrare il via vai dei cellulari della polizia mentre traducevano in carcere i "delinquenti". Immediatamente, se ci avete fatto caso, i media si sono divisi (come sono soliti fare, vedi il caso Franzoni) tra innocentisti e colpevolisti, e in questo si sono particolarmente distinti i telegiornali (non tutti ma parecchi).

La "partigianeria" per l'una o l'altra linea è stata ben evidenziata da alcuni elementi. I tiggì che hanno fin da subito sposato la linea della colpevolezza hanno spesso mostrato le interviste degli avvocati difensori "azzoppate", monche, quasi tirate via. Mentre ampio spazio è stato dato alle
dichiarazioni dei genitori che avevano presentato le denunce e a quelle dei pubblici ministeri. Ovviamente invece i tiggì che hanno sposato la linea opposta hanno fatto il contrario.

Comunque sia, quello che all'inizio ci veniva presentato come uno dei più gravi e aberranti casi di pedofilia accaduti nel nostro paese, si è progressivamente dimostrato colmo di lacune e con pochi riscontri oggettivi, tanto è vero che i 5 indagati sono stati al momento tutti rilasciati appunto per questi motivi. Attenzione, non voglio in questo modo dare l'idea di pensare che i 5 siano innocenti, ma neppure colpevoli. Semplicemente non lo so. Come posso saperlo? C'è un'inchiesta e un processo in corso al termine dei quali sapremo (forse). Ma finché questi non sono conclusi come si fa a esprimere un giudizio che non sia basato esclusivamente sulle impressioni, sui "secondo me"? E quindi, conseguentemente, in base a quale criterio un telegiornale si schiera a favore di una posizione o di un'altra? Se un telegiornale fosse serio dovrebbe dire: "Guardate, c'è un'inchiesta in corso al termine della quale vi sapremo dire qualcosa". E nel frattempo limitarsi a riportare i fatti oggettivi dando lo stesso spazio sia alle ragioni della difesa che dell'accusa, cosicché ognuno possa eventualmente farsi una sua idea.

E invece no, la notizia va spettacolarizzata, va data in pasto all'opinione pubblica infarcita di elementi a favore di una tesi o di un'altra. Quando poi la storia sarà terminata, un'eventuale assoluzione degli imputati verrà riportata in un piccolo trafilettino in terz'ultima pagina. Non so se a voi è mai capitato: a me ogni tanto sì: leggere di notizie o fatti particolari e chiedermi dopo qualche tempo come sia andata a finire, e non saperne niente perché magari nel frattempo la cosa si è sgonfiata, non è stata più seguita dai cronisti d'assalto e il relativo nulla di fatto è stato inserito tra i necrologi e le previsioni del tempo.

Ci sono stati degli illustri precedenti in questo senso. Non so se ricordate ad esempio la storia di Marco Dimitri, il "leader" dei bambini si satana sbattuto ripetutamente in prima pagina con l'accusa di satanismo e pedofilia, un mostro quindi. Bene. Cosa è successo? Probabilmente molti di quelli che hanno a suo tempo sentito della storia staranno magari pensando che il Dimitri sia attualmente in galera. Sbagliato: il Dimitri è un uomo libero perché ben due processi hanno dimostrato la sua totale innocenza. La cosa può piacere o non piacere, ma è così, e probabilmente molti non erano al corrente della cosa perché non le è stato dato lo stesso rilievo di quando l'hanno sbattuto in galera.

Come dimenticare poi il caso d'Outreau in Francia: un processo fiume terminato con le scuse agli imputati (assolti) a reti unificate dall'allora presidente Chirac.

Insomma, l'informazione oggi non è reale, non viene riportata fedelmente e lavata dalle "impurità" tendenziose con cui viene infarcita dai media, ma rimane "viziata" e difficilmente neutrale. E quindi si sentono i commenti (spesso ridicoli) scandalizzati e indignati di chi ascolta le notizie in modo superficiale, senza un minimo di senso critico, senza qualche campanello di avvertimento che faccia un pochino pensare: "ma sarà veramente così"? "Mi posso fidare"?

Ricordo con nostalgia un mio caro insegnante delle medie, il professor Cardelli. Insegnava educazione tecnica, ma ci parlava spesso di attualità e di cultura in generale. Una delle sue frasi che mi sono rimaste più impresse e che ricordo meglio è: "Ragazzi informatevi, siate curiosi, ma non leggete mai un giornale solo. Leggetene due, tre, o anche di più. Mai sentire solo una campana".

Cosa dite, aveva ragione?

1 commento:

Antonio Candeliere ha detto...

sante parole!

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