martedì 19 aprile 2022

L'ultimo rimasto

L'ultimo rimasto viene regolarmente maltrattato dai figli. Lui e sua moglie, tanti anni fa (io non ero neppure nato), aprirono il piccolo negozio di alimentari dall'altra parte della strada. Non c'era niente, lì, allora, e il negozio si avviò subito bene. Sono passati i decenni. Il negozio è ancora lì e oggi lo gestiscono i figli della coppia e i nipoti. La moglie se n'è andata qualche anno fa. È rimasto lui. Anziano, molto anziano, che lentamente, col suo passo un po' incerto, continua a girare tra gli scaffali e le scansie: sistema qualche articolo, riordina i cartellini coi prezzi, poi va nel reparto frutta e verdura e controlla che non ce ne sia qualcuno ormai un po' troppo maturo e non più vendibile. 

Ogni volta che mi vede mi saluta e io saluto lui, ci conosciamo fin da quando io ero bambino e ancora scambiamo qualche chiacchiera. Più di una volta, però - mi è capitato ancora stasera -, assisto ai suoi maltrattamenti da parte dei figli. È una persona anziana, va col suo passo, ma nel negozio c'è spesso da fare, c'è gente che ha fretta, va di corsa, e lui in tutto questo è d'impiccio e quindi gli viene intimato, in maniera brusca, di tornarsene di sopra, nell'appartamento, ché lì c'è da fare. E allora lui se ne va. 

Magari non lo fanno con cattiveria, forse non se ne rendono neppure conto, ma fa male vedere il modo in cui viene allontanato. Pensavo che le persone anziane, spesso, non c'entrano niente con la sfavillante e rutilante società di oggi, dove tutto va di corsa, dove scorre la "civilità". E pensavo anche che, con tutto il nostro considerarci progrediti, non siamo riusciti a costruire una società in cui ci sia posto per tutti.

15 commenti:

  1. Per me non c'è giustificazione nel manifestare una forma di violenza, anche solo verbale, verso un più debole.
    La civiltà e il rispetto attraversano una semplicissima riflessione da fare ogni tanto: "Come mi sentirei al posto suo?"
    E non conta la scusante che "Altri con me si comportano così", perché siamo legittimati a spezzare certi circoli viziosi, per versare una goccia di miglioramento a questa società oramai prettamente egoista da questo punto di vista.

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    1. Si, credo che quello che manca a molti sia il senso di alterità, incapacità di mettersi nei panni dell'altro. Oggi particolarmente presente in una realtà sociale improntata all'individualismo e all'egoismo.

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    2. Questi figli che non mi piacciono per niente potrebbero quanto meno provare a pensare che anche loro diventeranno vecchi. Ma anche... (attenzione, politicamente scorrettissimo): e se gli fossero mancati 4 scapaccioni al momento giusto?

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    3. Perché momento scorrettissimo? Sono perfettamente d'accordo.

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    4. Quando sgarravo di brutto, il ceffone da papà era garantito.
      Poi ho iniziato a portare gli occhiali, ed è passato alla promessa di farmi fare tre anni di militare. 😲😅 Per fortuna che proprio la miopia mi ha consentito di essere riformato.

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    5. Io qualche sberla l'ho presa invece da mia mamma...
      Resto comunque, caro Andra, un'insegnante (ex) che evoca gli scappellotti ;-))

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    6. Qualche sberla l'ho presa anch'io da mia mamma, quand'ero piccolo, e oggi la ringrazio per avermeli dati quando era ora.

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  2. "Sfavillante e rutilante società". Società nevrotica. Società cafonesca e senza senso del rispetto.

    Non prenderle come correzioni. Diciamo che parlo senza "politicamente corretto", a differenza delle perifrasi che hai usato tu.


    Probabilmente rischieremmo di cadere nella solita trappola del generalizzare e banalizzare con un molto usato "I giovani di oggi non hanno più il senso del rispetto e sono strafottenti". Ma sono frasi e commenti che a me non piacciono. E lavorando coi giovani, so anche benissimo che ce ne sono molti veramente in gamba.
    Penso che il problema dell'aneddoto che racconti sia concentrato sui figli di quel signore. Probabilmente persone che hanno avuto la loro vita facile; che si sono ritrovati un'attività già ben avviata. Che hanno sudato poco quello che hanno. E che, soprattutto, non si rendono conto a chi devono essere grati.

    Forse giudico troppo, senza conoscere bene attori e situazione. Ma la scena che hai descritto tu mi fa pensare queste cose.

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  3. Sfavillante e rutilante società in apparenza, come ci viene presentata dai media, dalla pubblicità ecc. Apparenza sotto la quale si nascondono invece la nevrosi e la cafonaggine di cui parli tu.
    Poi, concordo con te: mai generalizzare partendo da un singolo episodio. Mi pare però un dato di fatto abbastanza assodato che gli anziani, oggi, siano visti e considerati come corpi estranei all'interno della società e tendano sempre più a essere marginalizzati in quanto non più produttivi. E ciò è dimostrato anche da certe dichiarazioni di alcuni politici che ogni tanto fanno capolino e che non si preoccupano nemmeno più di negarlo. Non essere più produttivi nella società della tecnica e della produttività è un problema, oggi.
    Poi, ovvio, nel caso specifico c'è anche un problema di mancanza di gratitudine, oltre a tutto il resto.

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    1. Della dichiarazione di Toti mi ero dimenticato. :D
      Interessante anche come la scuola berlusconiana funzioni ancora: dopo aver visto le reazioni negative a quello che hai dichiarato, basta dire di essere stato frainteso.

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  4. Boicotto la GDO e, ancor più la robaccia creapoveri distruggieconomie alla Amazon. Quindi frequento, oltre al GAS, piccole botteghe nelle quali si vede ancora la realtà e non l'omologazione plasticata, rutilante (del commercio globale).
    L'acquisto di ciò che è importante richiede del tempo, come tutte le cose importanti, ma ciò è inviso ai più che passano poi ore - ogni giorno! - col faccialibro, al bar, in faccende inutili o, spesso, dannose.
    Penso che una delle cause sia anche l'artificializzazzione alienante dell'urbanismo e dei grandi numeri: l'acquisto, nei piccoli mercati contadini, è molto piacevole e con ritmi sani, non forsennati.

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    1. Non è sempre facile frequentare piccole botteghe, e spesso non è economicamente sostenibile per tutti. Quando è possibile, certo che sarebbe meglio farlo.

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  5. A me è capitato una cosa diversa, un negozio dove andavo sempre, lavoravano e tuttora tantissimo, ma ti facevano sempre aspettare, i genitori dei due proprietari cercavano di dare una mano ma non ci riuscivano. Non ci sono più andata: a un certo punto per tenere il giro del lavoro devi assumere un aiuto. Io sono paziente, ma non si può pensare che ogni volta ci sia disponibilità di tempo da perdere.

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    1. In effetti... Magari può capitare di dover aspettare, ma se poi diventa la regola la cosa può diventare irritante.

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  6. Credo che tu abbia detto bene: toglierlo da quel mondo sarebbe ucciderlo prima. Io lo lascerei li finché è in grado di restarci.
    Ciao Valeria, un grosso in bocca al lupo a tuo padre.

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