giovedì 16 dicembre 2021

Ripetitività

Stamattina, mentre lavoravo, pensavo a quanto sia alienante la ripetitività. Ripetitività intesa, nel mio caso, come succedersi di giornate cadenzate dai soliti rituali: sveglia, colazione, lavoro, ritorno e casa e così via per cinque giorni alla settimana, perché poi il sabato e la domenica si torna (o almeno se ne ha l'illusione) per due giorni padroni della propria vita. Però mi chiedevo: la ripetitività è deleteria indipendentemente dal suo oggetto, oppure questo può fare una differenza? Provo a spiegarmi. 

Nel mio caso la ripetitività è noiosa e alienante perché le mie giornate sono tutte uguali, ma se fossero tutte diverse? Se, ad esempio, non avessi bisogno di lavorare e passassi le giornate ad andare in giro ogni giorno in un posto diverso, alla lunga non rientrerebbe anche questo in una sorta di routine? Fare ogni giorno una cosa diversa, non avere vincoli di alcun tipo, sono cose che vedo adesso come una specie di sogno, ma nel momento in cui questo sogno si realizzasse e cominciassi a metterlo in pratica, alla lunga non rientrerebbe anche questo nel novero della ripetitività? In sostanza: non potrebbe condurre alla noia anche la completa libertà di fare ogni giorno ciò che voglio?

Chissà...

6 commenti:

Flo ha detto...

Mio padre ha lavorato, da che io ho memoria, 6 giorni alla settimana a tempo pieno e la domenica mezza giornata. Vacanze a natale e agosto ma con la rituale telefonata in azienda mattina e pomeriggio.
Quando è andato in "pensione" (virgolette d'obbligo: non molla manco a pagarlo!) mia mamma ha fatto le valigie e per un paio d'anni hanno inanellato un viaggio dopo l'altro. Poi, stanchi e annoiati, sono tornati a casa.
Credo che tu abbia ragione: da un lato la routine soffoca, dall'altro costituisce una cornice entro la quale ci muoviamo sereni e dalla quale evadiamo, felicemente sapendo di dover tornare.

Andrea Sacchini ha detto...

Quando (e se) andrò in pensione potrò effettivamente fare il confronto, ma mi manca ancora molto, quindi se ne riparlerà a suo tempo.
Per adesso posso solo dire, con certezza, che nei periodi di ferie difficilmente mi annoio. Credo che ciò dipenda dal fatto di avere molto interessi e passioni: suonare, leggere, scrivere, girare in bicicletta, camminare. Insomma, con la consapevolezza di adesso sono sicuro che se non lavorassi e avessi la libertà di organizzare le mie giornate facendo solo ciò che mi piace, non mi annoierei. Purtroppo, come dicevo, dovrò ancora aspettare per verificarlo :-(

Gas75 ha detto...

Il segreto è lasciare che le singolarità restino tali, cercandole o facendole accadere occasionalmente.
Importante anche non terminare la propria giornata di lavoro completamente spompati di energie (come sbagliavo a fare io) perché quella parte di giornata ci appartiene e dobbiamo cercare di non renderla una routine di ozio "perché abbiamo fatto il nostro dovere, ora basta". Insomma, cercare ogni giorno di farci un piccolo regalo sotto forma di momenti spensierati e piacevoli, comunque ogni volta diversi per quanto possibile.

Andrea Sacchini ha detto...

>perché quella parte di giornata ci appartiene e dobbiamo cercare di non renderla una routine di ozio

Mai successo. Quando torno a casa, stanco o no che sia, non mi sono mai abbandonato all'ozio improduttivo: troppe cose da fare (quelle già elencate nel commento precedente) :-)

Andrea Consonni ha detto...

Anche se le mie giornate lavorative mi distruggono e non mi stanno bene non riuscirei mai a tornare a una settimana lavorativa su 5 giorni e 2 liberi. Questo ritmo caotico, con giornate lavorative assurde (oggi 6 ore, domani 12 ore di lavoro e magari due giorni liberi di fila a caso ma mai nei fine settimane), mi vanno bene, anche se sono difficilmente gestibili pero' ormai sono riuscito a organizzarmi e a leggere, fare le mie cose, scrivere, anche se ci sono volte che mi limito solo a stendermi sul letto, bermi qualche birra, leggere e ascoltare musica, con affianco la mia compagna che legge, segue lezioni e la nostra gatta che dorme o fa le bizze.

Andrea Sacchini ha detto...

Per come sono fatto io, non credo riuscirei a vivere lavorando con ritmi così caotici. Mi trovo a mio agio nella regolarità. Credo dipenda dal fatto che lavoro ormai nella stessa azienda da più di trentuno anni e ho sempre fatto orari e turni più o meno regolari (per vent'anni anche notturni).
Riguardo ai cinque giorni lavorativi e due festivi, ho una fortuna: faccio turni non spezzati ma continuativi. Magari una settimana mi capita quello 6:00 - 14:00; un'altra settimana 14:30 - 22:30. In ogni caso, una mezza giornata libera per fare le mie cose ce l'ho sempre. Ho conoscenti che fanno turni spezzati tipo 8 - 12 e poi 14 - 18, turni che pregiudicano l'intera giornata. Se dovessi farli io, cadrei nella disperazione.

Ritrovamenti

  Ho tr ovato, semisepolto nella libreria di mia mamma, questo libro. Non ho la più pallida idea di chi sia Gaspare Gozzi. Gliel'ho most...