Dice il guerrafondaio: "Se l'Iran dovesse attaccare qualunque persona o obiettivo americano gli Stati Uniti colpiranno subito anche in maniera sproporzionata." Quindi, per capirci, il presidente di un paese dà mandato al suo esercito di uccidere un esponente militare di un paese terzo e sovrano, perpetrando ciò che a tutti gli effetti è un atto di guerra. Se il paese offeso tenterà qualche reazione sarà colpito da quello che ha scatenato l'offensiva con ancora maggiore violenza.
Per capirci, è come se all'uscita di scuola un bullo prepotente prendesse a botte un compagno di scuola e poi gli dicesse che se reagirà gliele darà ancora più forte. Il guaio è che qui non stiamo parlando di schermaglie tra ragazzini di scuola, ma di azioni sconsiderate che potrebbero avere effetti imprevedibili sui già delicati equilibri geopolitici di vaste zone del mondo. E questo la dice lunga circa la conferma dei sospetti che si ebbero già all'indomani dell'insediamento alla Casa Bianca di Trump, sospetti secondo cui un pericoloso e incauto incompetente era entrato nella stanza dei bottoni.
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