lunedì 13 gennaio 2020

Così parlò Ratzinger sul celibato dei preti

Chi conosce qualcosa di Ratzinger, uno dei papi più oscurantisti, intransigenti, fondamentalisti e intolleranti (a confronto Wojtyla, che pure lui non scherzava, era un mansueto agnellino) della storia recente, non si stupisce più di tanto della levata di scudi di ieri sul celibato dei preti, condizione indispensabile, ribadisce, per poter adempiere pienamente al ministero pastorale. E poco importa che per altre confessioni cristiane, come ad esempio gli ortodossi, questa imposizione non esista, perché la verità, ossia la corretta interpretazione di pagine della scrittura che definire ambigue è un eufemismo, ce l'ha Ratzinger, non gli altri. Lo disse esplicitamente nel 2006: la religione Cattolica è l'unica vera, le altre possono accomodarsi dalla parte del torto e sono caldamente invitate a tornare all'ovile. La perentorietà di quell'esternazione fece imbestialire, come era logico aspettarsi, la vasta platea di varianti cristiane al cattolicesimo, gettando alle ortiche decenni di faticosi tentativi di percorsi ecumenici cominciati col Concilio Vaticano II.

Tutto il pontificato di Ratzinger, a dire il vero, è costellato di uscite che hanno irritato altre confessioni religiose: protestanti, ebrei, e come dimenticare il famoso discorso di Ratisbona, una dura condanna dell'Islam che fece incazzare un miliardo di musulmani nel mondo e permise al suo estensore di entrare definitivamente nelle grazie di Salvini (a tutt'oggi il papa più citato nei suoi comizi)? Quest'ennesima uscita del longevo papa tedesco è la dimostrazione che le religioni rappresentano un ventaglio amplissimo di possibilità, e ognuno in questo ventaglio si può scegliere la propria, quella che più lo aggrada e con cui si trova più in sintonia. Chi ad esempio voglia professarsi cristiano ma non voglia dare alcun credito alla lunga sequela di dogmi cattolici può aderire ai già citati ortodossi, ad esempio (ma anche ad altri), si ritroverà a non dover più fare i conti col purgatorio, con l'inferno, e potrà in un colpo solo liberarsi di queste paure e vivere più tranquillo, senza dover per forza disconoscere Cristo, Dio ecc.

Nel mondo ci sono circa un paio di centinaia di religioni (se si considerano solo le maggiori, altrimenti si viaggia sulle migliaia), e a chi nasce all'interno di uno qualsiasi di questi contesti viene sempre spiegato e inculcato che la sua è quella giusta, le altre sono fallaci. Ogni religione fa esattamente ciò che ha fatto Ratzinger: si proclama l'unica vera. Per questo fanno sorridere tutte le sceneggiate a favor di telecamera che ogni tanto si vedono, dove capi delle maggiori religioni si danno convegno per discutere ecumenicamente e tentare di avviare un dialogo tra esse. Dialogo che naturalmente è pura utopia, perché se ognuno è convinto di possedere la verità assoluta che senso ha dialogare? Io dialogo con uno da cui mi aspetto che abbia un gradino di verità superiore al mio, come dice Umberto Galimberti, ma se ognuno ha la propria verità e non la mette in discussione, come si può instaurare un dialogo?

Quindi, cari preti, compresi voi tanti che da anni e anni auspicate quanto meno una ridiscussione dottrinale della direttiva che impone a voi il celibato (recentemente pure Bergoglio ha timidamente aperto in tal senso), state buoni e non vi agitate, ché sennò Ratzinger si arrabbia.

19 commenti:

  1. Forse si salva il buddismo, che più che una religione è una filosofia. Ne ebbi esperienza QUI quando il Dalai Lama disse a tutti i presenti "rimanete pure nella vostra religione..."

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    1. Che è la cosa più saggia. Una fede o una religione piacciono, fanno stare bene? Benissimo, le si usino e le si conservino gelosamente. Possibilmente senza interrogarsi troppo sulla solidità delle fondamenta, altrimenti si rischia qualche sorpresa.

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    2. Di quell'incontro col Dalai Lama parla Mauro Biglino in questa conferenza (dal min. 37 circa) e sì, dice esattamente così e aggiunge anche altro.

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  2. Applaudo il tuo post e il commento di Alberto. Sono perfettamente d'accordo con entrambi.
    Con l'incredibile elasticità che le parole permettono, ognuno ha tirato il Vangelo dalla sua parte e dove non si poteva ci si è affidati a traduzioni, come dire... ehm...
    Da tempo mancano i sacerdoti cattoliti e la chiesa ha delegato i diaconi sposati a sostituirli celebrando anche la Messa. Non è forse questo un autentico pasticcio? Temo per Bergoglio.
    Ciao.

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    1. Sul discorso delle traduzioni è meglio non avventurarsi perché riservano sorprese notevoli. A tal proposito, un paio d'anni fa (non ne ha parlato quasi nessuno per comprensibili motivi) la Conferenza Episcopale Tedesca, cioè la Chiesa cattolica tedesca, ha messo in circolazione in Germania e in molti paesi germanofoni una nuova versione della Bibbia in cui scompare, o quante meno ne esce molto ridimensionata, la profezia di Isaia sulla futura venuta del Messia. È il famoso passo in cui si dice che una vergine concepirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele ecc. Bene, chi oggi in Germania, ma anche in Italia, compra una Bibbia tedesca stampata dopo il 2018 non trova più quella profezia (c'è un esauriente articolo qui), perché nell'originale ebraico, come del resto si sgolano ad avvertire da secoli gli esegeti ebraici, il termine reso come vergine significa in realtà giovane donna. E i verbi, finalmente, vengono messi correttamente al passato, invece che al futuro come si legge nelle Bibbie che abbiamo in casa. In pratica, Isaia parla genericamente di una giovane donna che ha già concepito, quindi è già incinta e partorirà a breve. Se non ricordo male è una delle figlie del re Saul e nella Bibbia si trova anche il suo nome (che adesso mi sfugge). Quindi non c'entra assolutamente nulla con Maria. Lo scrive la Chiesa tedesca, non io, eh.
      È in fin dei conti lo stesso discorso secondo cui se un cristiano nasce a Roma crede che ci siano il purgatorio e l'inferno e se lo stesso cristiano nasce ad Atene, no. Alle religioni si può in pratica far dire ciò che vogliono.

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  3. Voleva essere un "sacerdoti cattolici"... pardon.

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  4. Perdonami se mi permetto di consigliarti due testi che potrebbero fare un tantino più di luce sulle Parola della Chiesa a proposito di religioni.

    Questo link.
    http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651028_nostra-aetate_it.html

    E questo link
    http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg.html

    Buon pomeriggio.
    sinforosa

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    1. Prendo nota e leggo volentieri. Grazie e buon pomeriggio a te.

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    2. Ho letto entrambi i documenti. Alcune brevi annotazioni tra le tante che si potrebbero fare.

      Il primo da te linkato, pubblicato nel 1965, più che un insieme di punti consolidati mi sembra una mera e abbastanza ruffiana e disattesa dichiarazione d'intenti. Leggo ad esempio: "La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente." Dove sia questa stima non si sa, dal momento che i musulmani hanno sempre considerato Cristo un grande profeta laddove i cristiani, invece, hanno sempre sempre considerato Maometto qualcosa meno di un ciarlatano. E anche l'altro link da te evidenziato, che è il testo della famosa lezione di Ratzinger, non mi sembra trabocchi di rispetto.

      Per quanto riguarda poi la famosa alleanza tra Dio e il poplo di Israele, al punto 4 leggo: "...essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili." Curioso che il popolo di Israele sia l'ulivo buono e i gentili l'ulivo selvatico. E comunque è noto che il cristianesimo degli albori doveva rimanere relegato agli ebrei, tanto è vero che Pietro e Paolo durante il primo concilio di Gerusalemme arrivarono quasi alle mani su questa faccenda. Pietro voleva infatti che la religione cristiana restasse confinata agli ebrei mentre Paolo la voleva estendere ai Gentili, ossia al resto del mondo. Vinse Paolo, come è noto, tanto è vero che ancora oggi si ritiene che il vero fondatore del cristianesimo fu lui.

      Questo passo, poi, è spettacolare: "E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo (13), tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo." È un po' il discorso secondo cui le colpe dei padri non devono ricadere sui figli: se è vero che gli ebrei di allora furono responsabili della morte di Cristo, non è che tale colpa può essere imputata agli ebrei odierni. Concetto lodevole. Peccato che uno dei dogmi fondamentali e più assurdi della Chiesa cattolica sia quello del peccato originale e vada esattamente nella direzione opposta. Prevede infatti che ogni essere umano nasca già con la macchia del peccato come conseguenza di quello che Adamo ed Eva commisero disubbidendo a Dio. Paradossalmente, quindi, se agli ebrei di oggi non si può imputare responsabilità di quanto combinarono i loro avi, a tutte le persone del mondo si può invece imputare responsabilità di quanto commisero i loro biblici progenitori.
      Un capolavoro di coerenza, direi.

      Il testo della famosa lezione di Ratisbona, che conoscevo già, non lo commento per decenza.

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  5. Secondo me è una discussione inutile dal momento che ogni religione ha la sua verità di fede. Forse non vale neppure la pena parlarne.

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    1. Vale la pena eccome, invece. Un post come questo, anche solo 150 anni fa mi sarebbe costato una denuncia alla Santa inquisizione. Visto che oggi questo rischio non c'è più, parliamone, eh.

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  6. Però questo lo guardi subito:
    https://www.facebook.com/338421576347795/photos/chiama-subito/1030864337103512/

    :D :D :D

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  7. Ormai non si può essere più niente, se no sei oscurantista. Certo che la religione in cui credo è l'unica che conta! Una cosa è rispettare gli altri individui, altro è accogliere un credo.
    Per dire, se sei della Juve, non tifi Inter.

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    1. No, un momento. Un conto è dire che la religione in cui credo è quella che conta, e ci può stare, anzi è logico che sia così; altro conto è dire che la religione in cui credo è l'unica vera. La seconda proposizione, che è quella usata da Ratzinger, non mi pare che col rispetto delle altri religioni abbia molto a che fare.

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    2. Mi pare ovvio che la religione in cui credo è l'unica che considero vera!

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    3. D'accordo. Si eviti però, a questo punto, tutta quella stucchevole e un po' ipocrita sceneggiata sull'ecumenismo, la tolleranza, i simposi fraterni a favore di telecamera, il volemose bene e via andare.

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    4. Infatti l'ecumenismo ad oltranza è una novità degli ultimi pontificati.

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  8. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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