domenica 6 dicembre 2020

Sul rialzarsi

Comincia a essere abbastanza stucchevole tutta la retorica sul rialzarsi, sull'andrà tutto bene, sulla ripartenza. Più in generale, come va ripetendo il buon Galimberti da tempo, sarebbe ora di smetterla con la puerile convinzione, figlia di una certa ideologia cristiana (cristianesimo qui inteso come inconscio collettivo, non come religione), secondo cui a tutto prima o poi ci sarà rimedio. Credo sia ora di cominciare a realizzare che ci sono situazioni a cui non c'è rimedio, e prima si comincerà collettivamente a rendersi conto di ciò, meglio sarà. Voglio un'elegia della resa.

15 commenti:

  1. Applaudo.
    Anche perchè è l'unico modo per sentire davvero il bisogno di rispettare e accordarsi con l'altro (qualunque cosa o persona esso sia), invece di volerlo distruggere sempre e a tutti i costi.
    Il mondo non siamo noi, c'è anche dell'altro. Tanto altro.

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    1. Vero, così com'è vero che l'idea che il mondo siamo noi (anche qui, l'uomo al vertice del creato è un cascame del cristianesimo) è talmente radicata che molto difficilmente quel "tanto altro" diventerà mai psiche collettiva. Resterà sempre qualcosa di estraneo, superfluo, poco importante.

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  2. Vero, stucchevolissimo, preferirei il "mai arrendersi" che il rialzarsi.
    Lo sento dal 2009... puoi immaginare.

    Moz-

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  3. Mia madre quando le fu diagnosticato il tumore al colon accettò di sottoporsi alle terapie, molto molto invasive, ma un certo punto disse ai dottori Non prendiamoci in giro, lasciatemi vivere bene le ultime settimane, non guarirò, smettetela di rompermi le scatole con tutti i vostri sorrisini e progetti x il futuro.

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  4. Concordo. Sarebbe l'unico modo per poi reagire veramente, e non cullarsi dietro l'idea, appunto, dell'andrà tutto bene.

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    1. In genere nutro poche speranze in reazioni, rivoluzioni ecc. Ma chissà...

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  5. L'esaltazione del rialzarsi, della resilienza, del farcela a tutti costi, del "volere è potere" e simili fa parte della retorica politica e non solo. Ha un suo ruolo, una sua importanza, perché serve per stimolare a reagire di fronte ai problemi, anche gravi, che ci colpiscono. D'altro canto, senza questi stimoli rischieremmo di lasciarci andare alla passività. E se non fossimo un po' visionari, un po' sognatori, un po' convinti di farcela anche quando non ci sono speranze, saremmo ancora nelle caverne.
    Poi immagina un politico che dica: "No, guardate, non c'è più niente da fare, questo è un problema insuperabile". A questo punto saremmo tutti gettati nella disperazione.


    Il problema è un altro: bisogna cercare di temperare il realismo con l'ottimismo, la consapevolezza dei nostri limiti con il sano desiderio di superarli.
    Ciao, Andrea.

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    1. Concordo. Tuttavia, a mio parere, questo "equilibrio" che ci dovrebbe essere tra realismo e ottimismo mi pare eccessivamente sbilanciato verso il secondo, e se un eccessivo pessimismo (l'esempio del politico che dice quelle cose è perfetto) può portare a un abbandono alla passività, temo che lo stesso risultato si otterrebbe con l'eccesso di ottimismo.
      Ciao, Romina.

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  6. Purtroppo la penso come te e dico purtroppo perchè questa cosa non ha seguito nel governo e in chi decide. E' come se fossero su un'altro pianeta. Pensano e contano i morti senza rendersi conto che stanno distruggendo un Paese e il lavoro del libero professionista. Voglio vedere poi con quali soldi senza più economia avranno ancora i loro lauti stipendi. Mah

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    1. La drammatica diatriba tra tentare di salvaguardare la salute e allo stesso tempo tentare di salvare l'economia temo che resterà irrisolvibile.

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    2. resterà irrisolvibile perchè non c'è la volontà di prendersi questa responsabilità sociale e storica

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  7. Da una parte della bilancia i morti , dall'altra l'economia .
    Ardua sentenza , o meglio , risposta .
    Dai , ci vaccinano tutti , non essere pessimista ...
    Buonanotte Laura

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    1. Beh, diciamo che in generale io non sono pessimista, solo vorrei meno retorica vuota e più realismo. Tutto qua.
      Ciao Laura.

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