Non per rompere l'idillio, ma vorrei solo fare notare una cosa che in fondo è una banalità ma a cui magari, spesso, non si pensa: un cambio di data sul calendario non implica necessariamente un cambio di qualità della porzione di tempo che quel calendario misura. In altre parole, il passaggio 31.12 - 1.1 dal punto di vista della scansione del tempo è perfettamente uguale al passaggio 15.2 - 16.2, oppure 12.7 - 13.7 o qualunque altro si voglia prendere in esame. Immaginare quindi che passare dal 31 dicembre al primo gennaio significherà passare da un anno pessimo a uno buono è un po' come pensare che un panetto di burro c'entri con una ferrovia.
Ma noi, si sa, siamo da sempre inguaribili romantici e incalliti sognatori. E in fondo va bene così.
Certo che hai ragione, è ovvio. Però la vita è anche fatta di riti e ritualità (e di speranze, perché no).
RispondiEliminaCredo che chiunque si renda conto che tra 31/12 e 1/1 c'è la stessa differenza che c'è tra 15/2 e 16/2, ma io credo che i simboli qualcosa (e anche più di qualcosa) contino.
Sto parlando un po' in astratto, perché poi sono il primo a non festeggiare "l'ultimo dell'anno" (niente cenoni da molti anni, anche perché spesso mio marito l'ultima notte dell'anno è in turno...), ma un po' me ne pento perché credo che qualsiasi motivo sia buono per festeggiare :)
"Ma noi, si sa, siamo da sempre inguaribili romantici e incalliti sognatori. E in fondo va bene così."
Infatti.
Ciao!
Certo che la vita è fatta di ritualità (dillo a me). Ho solo voluto mettere l'accento sul fatto che, a volte, il ricorso all'astrazione è totalizzante ed esclusivo, facendo dimenticare la parte razionale del nostro ragionare. Parte che a me, invece, non dispiace tenere sempre ben presente.
EliminaCiao Orlando.
Yes, ragioniamo a compartimenti stagni, per convenzione.
RispondiEliminaE se per tante cose è utile scandire il tempo, e quindi dare dei paletti per cambiare, è chiaro che altro non dipende da noi..., anche a me fa ridere questa cosa XD
Moz-
Per convenzione, sì, ma forse anche per abitudine, radicata in noi dal fatto di essere nati e di vivere in contesto sociale dove al ragionare a "compartimenti stagni" è sempre stata data molto importanza. Fin troppa, direi.
EliminaCiao Moz.
Mi viene da ridere. Tempo fa ho letto un libro sulla consapevolezza e diceva che una delle trappole in cui le persone cadono più di frequente è proprio credere che un cambiamento esterno significhi chissà che cosa.
RispondiEliminaMah, sai, ognuno trova i propri "trucchi" per cercare di lenire il piattume e l'ineluttabilità di ciò che lo circonda.
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