sabato 5 dicembre 2020

Sulla lunghezza dei post

Ho notato che alcuni blogger tendono a interrogarsi relativamente alla lunghezza dei post sui blog, sia come autori dei propri scritti che come lettori di blog altrui. Gli ultimi a farlo sono stati Moz e Claudia. La cosa mi stupisce abbastanza, se devo essere sincero, per il semplice motivo che, personalmente, nella mia lunga carriera di blogger non mi sono mai posto questo tipo di problema, ammesso che di problema si tratti. Comunque, sintetizzando, mi pare di capire che, in generale, si tende a scrivere post brevi e condensati piuttosto che lunghi e articolati. In primo luogo perché la brevità e la sintesi costituiscono una maggiore attrattiva, per il lettore, rispetto alla lunghezza e alla prolissità, e questo è innegabile; in secondo luogo perché si presuppone che il pubblico che passa in rassegna i vari blog disponga di un tempo relativamente limitato e abbia piacere di leggere un po' di tutto.

Personalmente sono d'accordo con entrambe le considerazioni. D'altra parte viviamo ormai da tempo nell'era della velocità, della fretta, dei pensieri condensati nei famosi 280 caratteri di twitter e delle interazioni immediate e generalmente poco ponderate, quindi è normale che chi ambisca ad ammantare di un certo successo la propria attività di blogger debba per forza valicare le forche caudine dell'immediatezza e della sintesi. Per quanto mi riguarda, i molti anni trascorsi da quando vergai il primo post su queste pagine - correva il 2006 - ne hanno significativamente modificato struttura e funzione, modifiche che rappresentano evidentemente il riflesso del mio modo di concepire questo strumento.

Agli inizi dedicavo molto del mio tempo libero al blog, scrivevo post generalmente approfonditi e articolati in tema di politica, società, informatica, e avevo, giocoforza, un elevato numero di lettori. Poi, col tempo, altre passioni si sono affacciate e hanno preso il sopravvento sul blog, tanto che oggi questa attività occupa una parte molto marginale del mio tempo libero e il blog si è trasformato in una specie di diario in cui, a cadenza abbastanza irregolare, butto giù velocemente pensieri e considerazioni sparse e slegate tra loro. Questo è il motivo per cui, oggi, ho pochi lettori (ma affezionati) e pochi commentatori, cosa di cui ovviamente non mi lamento perché si tratta di una precisa scelta. Oltretutto, interagisco poco con la blogosfera, per cui non è che possa pretendere chissaché, dal momento che, checché se ne dica, nel mondo del blogging vale il do ut des.

Tirando un po' le somme, non mi sono mai posto il problema della lunghezza dei post per il semplice motivo che non mi sono mai posto il problema di essere apprezzato da chi legge. Non per snobismo, intendiamoci, ma perché, come ho già chiarito, lo scopo principale per cui bloggo non è quello di essere un blogger di successo, ma semplicemente quello di scrivere ogni tanto i pensieri che mi passano per la testa, esattamente come farei in un diario. Questo tipo di approccio al blog è la causa del suo poco successo, è vero, ma mi consente di poter scrivere in totale libertà ciò che voglio scrivere, senza preoccuparmi di dover aggiustare lunghezze e parametri vari per attirare un maggior numero di lettori. In sostanza, io scrivo più per me che per i lettori, per cui godo della libertà di fare ciò che voglio, anche a costo di risultare magari antipatico.

Una delle più belle canzoni di Pierangelo Bertoli, A muso duro, recita:

Non so se sono stato mai poeta e non mi importa niente di saperlo / riempirò i bicchieri del mio vino, non so com'è però vi invito a berlo / e le masturbazioni cerebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto / le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto.

Lo spirito del mio bloggare è tutto in queste righe. Prendere o lasciare.

20 commenti:

  1. Ma io credo sia giustissimo!
    Come hai detto tu stesso, però, il tuo blogging è cambiato nel tempo. Come il mio.
    Io credo che, se le cose (anche approfondite, perché non mi sento e spero di non fare post scialbi o poco articolati) puoi dirle con 200 parole, non ne occorrono mille.
    Brevità per me significa non perdersi in chiacchiere, arrivare al punto, non annoiare... anche con post lunghi^^

    Moz-

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    1. >Brevità per me significa non perdersi in chiacchiere, arrivare al punto, non annoiare... anche con post lunghi

      Anche per me. Il problema è che io in questa cosa non sono bravo per niente :-)

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    2. Ognuno lo fa come può e come sa fare.
      Io imparai la lezione di brevità in un Corso di scrittura universitario.
      In ogni caso non scrivo calcolando e dosando le cose per piacere a molti o per ottenere riscontri: mi piace semplicemente scrivere "al meglio" (non che poi ci riesca, di fatto)^^

      Moz-

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    3. Beh, se anche fosse, non ci sarebbe niente di male. Nei primi anni della mia attività anche io lo facevo: cercavo di scrivere anche per ottenere riscontri, che tutto sommato è innegabile che sia gratificante.

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    4. Andrea, non è vero che non sei bravo per niente con la brevità. Anzi!
      Se ti leggo con piacere ogni giorno è proprio perché riesci a trattare argomenti anche importanti in poche righe, e senza per questo minimizzarli.
      Non sei prolisso, ecco.
      Io, purtroppo, h problemi di interazione con la gente loquace, nella vita reale e virtuale.
      Quindi passo oltre. ;)
      Buona domenica.

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    5. Buona domenica anche a te ;)

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    6. Sottoscrivo quel che ha detto Claudia su di te.
      Poi, di me dico: una volta sono stato anche in una redazione online tutta seo, serp, chiavi di lettura, titoli, ganci ecc... SONO SCAPPATO.
      No, per me quella non è scrittura... secondo me la naturalezza (che significa anche COMPRENDERE tecnicamente e in modo automatico certe dinamiche) vince su tutto^^

      Moz-

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    7. Beh, tutto fa esperienza, no? :-)

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  2. Se ti sforzi di piacere agli altri rischi l'ipocrisia con te stesso.
    Se cerchi di piacere a molti, o sei particolarmente dotato, o rischi l'ovvio e il banale.
    Concordo con le tue motivazioni al bloggare.

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    1. Fermo restando il sacrosanto diritto di ognuno di approcciarsi al blogging nella maniera che preferisce, compresa quella di adoperarsi per ottenere il maggior riscontro possibile.

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  3. La penso come te. Del resto le due volte in vita mia in cui ho scritto per il pubblico sono state una perdita di tempo e di energie XD Preferisco restare fedele a me stessa.

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    1. Perdita di tempo. Il tempo è un altro dei fattori che influisce sulle modalità di gestione del proprio blog. Probabilmente anch'io, se dedicassi più tempo al blog che ai libri, magari scriverei con maggior impegno.

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  4. Concordo che l'essenza del problema non è la lunghezza dei post. Sono anch'io per un mondo democratico dei blog. Belli i commenti precedenti, mi sembra che si sia andati al sodo della questione.
    Liberi tutti di essere quello che si è e rapportarsi con gli altri rispettosamente.

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  5. Hai scritto qui o in precedenza che scrivi per te stesso e non
    per avere consensi . Sei libero di scrivere tanto o poco ,
    "as you please" .

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  6. concordo su alcune cose che dici, dissento su altre:
    "io scrivo per me stesso" è una frase che ricorre spesso fra i blogger e alla quale io non credo.
    se così fosse basterebbe aprire un quaderno e non un blog.
    sicuramente scriviamo ci piace scrivere ma allo stesso tempo ci piace essere ascoltati, apprezzati o criticati. insomma ci piace comunicare agli altri i nostri pensieri, i nostri racconti.
    altro discorso è quello di cercare di restare se stessi, di non inseguire il lettore a tutti i costi scodellandogli brani che piacciano a lui ma non a noi che li scriviamo.
    quanto al do ut des, è vero, è naturale che si vada a leggere chi è passato da noi, anche senza calcolo di opportunismo (e riconosco che spesso il calcolo c'è), ma capita anche che si spazi e ci si soffermi su blog che ci piacciono senza calcolare alcun tornaconto (ti commento spesso a prescindere dal fatto che tu non commenti me, come pure c'è chi dice spesso la sua sul mio blog sebbene io non vada da lui più di una volta all'anno).
    massimolegnani

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    1. Beh, quel "scrivo per me stesso" nel mio caso ha una giustificazione molto semplice: faccio molto prima a prendere il cellulare (ce l'ho sempre in tasca) e cominciare a buttare giù un post che andare a cercare quaderno, penna e quant'altro. Per il resto, concordo con te.

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    2. Carlo, come arrivo al tuo blog? Cliccando sul profilo non compare il link con l'indirizzo.

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    3. perchè sono carlo solo per l'anagrafe e per commentare su blogspot mentre come blogger sono massimolegnani (orearovescio.wordpress.com)
      PS ma il mio intervento non voleva essere una pressione a leggermi, a me va bene così :)

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    4. Beh, intanto io vengo a leggerti, poi si vedrà :)

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