"Un leader politico non ha privacy né può distinguere tra morale pubblica e privata".
Quando ho letto questa frase mi sono stropicciato gli occhi perché pensavo di avere letto male, conoscendo il tipo che l'ha vergata, e invece ho letto bene. E chi l'ha vergata è lui, Alessandro Sallusti, altrimenti detto zio Tibia (copyright di Travaglio, se non ricordo male), in questo suo editoriale di ieri in cui prende di mira Di Battista, colpevole di svernare beatamente in sud America mentre l'azienda del padre, qua in Italia, va in malora.
Il Sallusti che oggi nega il diritto alla privacy e la distinzione tra morale pubblica e privata per i leader politici è lo stesso Sallusti che per almeno due lustri, assieme ai compagni di merende Feltri, Belpietro e Ferrara, dalle colonne del Giornale e in ogni comparsata televisiva invocava lo stesso diritto, che oggi vorrebbe negare a Di Battista, per Berlusconi, quando magistrati e intercettazioni telefoniche scoperchiavano il vaso di pandora sull'immenso giro di signorine a pagamento che allietavano quelle che lui definiva cene eleganti nelle sue residenze.
È la famosa privacy a targhe alterne.
Nessun commento:
Posta un commento