giovedì 13 dicembre 2018

Dal 2,4 al 2,04

Sarebbe fin troppo facile ironizzare sulla ridicola battuta in ritirata con la coda tra le gambe, la cosiddetta calata di brache di fronte all'Europa, del terzetto Conte-Di Maio-Salvini (il Corriere ha raccolto in un video tutte le volte che i due hanno giurato, cascasse il mondo, che dal 2,4 non ci si sarebbe mossi).

Sarebbe facile ironizzare, ma c'è ben poco da ridere. Neanche Renzi col suo giurare a reti unificate che in caso di fallimento del suo referendum avrebbe smesso di fare politica, cosa da cui naturalmente si è ben guardato, aveva fatto una figura barbina del genere.

E non è solo questione di 'sto benedetto 2,4%, è questione che finora ogni promessa è rimasta tale. La flat tax è sparita nella nebbia, del reddito di cittadinanza si parlerà forse il prossimo anno, il superamento della Fornero, quello che in campagna elettorale doveva essere una abrogazione tout court, è rimandato a data da destinarsi e quand'anche si facesse sarebbe comunque molto ridimensionato per consistenza e platea. Niente quota 100, insomma, ma 103 o addirittura 104, e per una lasso di tempo limitato.

Quello che sconcerta e che un po' preoccupa, almeno a me, è che gli unici a risentire di queste mancate promesse sono solo i gialli, mentre i verdi continuano a macinare consensi, anzi pure ad aumentarli. Nonostante Salvini non abbia portato a casa quasi niente rispetto al promesso, a cominciare dalle accise sulla benzina che dovevano sparire già dal primo consiglio dei ministri e tutto il resto già elencato, continua ad accrescere i suoi consensi.

Se ne deduce che per avere successo, in Italia, è sufficiente togliere protezioni umanitarie a dei poveretti e buttarli in mezzo a una strada, sequestrare per giorni dei poveri cristi su una nave, fare l'arrogante coi più deboli insomma, mostrare i muscoli, essere macho, e poi magari rompere i coglioni col presepe.

Brutto periodo.

7 commenti:

  1. Aggiungerei, tra le spinte al successo (politico) in Italia, quel suo imperversare incessante su tutti i media; per sproloquiare tra l'altro, appunto, a vanvera.
    Sarebbe interessante verificare se tutti i ministri dell'Interno messi insieme, dal dopoguerra al giorno prima di Salvini, sono intervenuti -in radio e in TV- più di lui. Mi sa di no. Senza contare (ben sapendo quanto contano) i social media...

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    1. Diciamo che i social sono per Salvini ciò che la TV era per Berlusconi. Uno imperversa sui social, l'altro imperversava sulle (sue) tv.

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    2. Mi hai tolto le parole di bocca. Stavo per fare lo stesso commento.

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  2. In me permane (purtroppo) l'impressione che Salvini imperversi dappertutto.

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  3. Così, tanto per ribadire... (e notando che la foto sembra la pubblicità di un dentista che lavora dentro un manicomio):
    https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/12/20/news/tv_pubblica_il_richiamo_del_garante_ai_tg_monopolizzati_dal_governo_-214755743/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P4-S1.4-T1

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    1. Spettacolo indecente già visto ai tempi dei governi Berlusconi, tra l'altro.

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