sabato 15 dicembre 2018

Gli psichiatri e i profeti

Gli psichiatri come Vittorino Andreoli o Paolo Crepet, ma anche altri, mi hanno sempre fatto venire in mente i profeti biblici, noti all'immaginario collettivo per essere forieri di fuoco, fiamme, sciagure, sventure ecc. Andreoli, poi, se ci fate caso ha anche l'aspetto che richiama vagamente quello degli antichi profeti. Sto scherzando, naturalmente. Oltretutto di Andreoli ho in passato letto qualche libro e mi è pure piaciuto.

Mi è venuta in mente questa immagine dei profeti dopo aver letto gli ennesimi strali lanciati dal noto psichiatra all'indirizzo dei social, secondo lui ultimo rifugio delle persone frustrate e di chi è morto. Accuse piuttosto tranchant, mi pare, e prive di un qualsiasi barlume di realismo.

I social sono il male assoluto? Non credo. Tra l'altro mi pare che i frustrati esistessero da ben prima del loro avvento. Certo, il loro utilizzo può sfociare nella patologia, come qualsiasi vizio di cui si abusi, ma dipingerli come il male assoluto mi ha sempre dato un'impressione di luogo comune da rispolverare ogni volta che si deve promuovere un libro.

Piuttosto che con Andreoli o Crepet, un altro che contro i social non ci è mai andato leggero, sono semmai d'accordo pienamente col grande e compianto Umberto Eco, quando disse, qualche anno fa: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel".

Parole sante, di cui abbiamo ampi ed esaurienti riscontri ogni giorno.

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