venerdì 7 dicembre 2018

Meno sbarchi, meno morti (e più balle)

La nave Acquarius non salverà più nessuno nel Mediterraneo, dopo che il governo italiano ha fatto di tutto, riuscendoci, per neutralizzarla. Salvini esulta. "Meno sbarchi, meno morti", dice gongolante, come se a lui fregasse qualcosa dei poveretti che lasciano la pelle nella traversata.

Naturalmente non è vero niente che al calare degli sbarchi corrisponda un calo dei decessi in mare, ma è vero il contrario. Lo dicono i numeri. I numeri non si interpretano, non si prestano ad ambivalenze, è molto difficile estrapolarli ad arte da un contesto per far credere qualcosa, i numeri si leggono come sono e raccontano la realtà, e la realtà è che dall'adozione della politica dei porti chiusi i morti in mare sono aumentati. Il resto sono chiacchiere.

Non stupisce che lui continui a raccontare il contrario. Capovolgere la realtà, storpiarla, cambiarla in modo da irrobustire e ampliare il suo consenso elettorale ha sempre rappresentato il suo modo di agire. E non stupisce neppure che con questa balla, odiosa oltre misura in quanto propalata sulla pelle di chi muore, possa così vestire i panni del salvatore, dell'eroe buono che fa sì che grazie al suo operato tanta gente non muoia più in mare.

Meno sbarchi, meno morti, dice, tra un post con gattini e una foto di un piatto di spaghetti con ragù in scatola.

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