giovedì 17 febbraio 2022

Due concezioni del dolore

A pensarci, è perfettamente legittimo che i cattolici siano contrari all'eutanasia, è perfettamente coerente col loro credo. In primo luogo perché l'eutanasia cozza contro l'assunto dottrinale che la nostra vita non è nella nostra disponibilità e quindi non siamo noi quelli titolati a deciderne le sorti; in secondo luogo perché l'eutanasia è sinonimo di emancipazione dal dolore e dalla sofferenza, e il dolore e la sofferenza per il cristianesimo sono valori positivi, da celebrare, perché rappresentano una forma di espiazione del peccato e una caparra per l'eternità. 

Rimane la solita domanda, che fa capolino ogni volta che si parla di questi argomenti: perché i cattolici sono contrari a una legge che non obbligherebbe nessuno a ricorrere all'eutanasia (quindi chi desiderasse, in virtù del proprio credo, soffrire potrebbe continuare a farlo senza problemi) ma consentirebbe di farvi ricorso solo a chi lo desidera?

 

4 commenti:

  1. Ci sono abbastanza dolori per i quali non esiste eutanasia né cura, quelli dell'anima. Almeno per la sofferenza fisica la Chiesa potrebbe dimostrarsi non dico accondiscendente ma pietosa e caritatevole. E la carità, insegna la Chiesa stessa, è un talento per chi la possiede. Touché.

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  2. Più che altro potrebbe dimostrarsi più coerente. La tecnologia medica va benissimo quando si tratta di tenere in vita uno che non ne può più ed è invece da stigmatizzare per la fecondazione assistita e simili. Anche se in fonda una qualche coerenza c'è.

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  3. Mi viene in mente il non fornire comunque assist, di nessun genere.

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