domenica 27 febbraio 2022

Un'altra prospettiva

Da qualche anno, anzi anche più di qualche anno, ho affiancato alla narrativa la saggistica. E, progressivamente, questa quota, inizialmente minoritaria, è via via aumentata fino quasi a diventare maggioritaria. Ieri, dopo aver terminato il saggio sulla storia dell'omosessualità di cui ho parlato nel post precedente, pensavo che mi piacerebbe accantonare definitivamente la narrativa per dedicarmi solo alla saggistica. Il problema è che la narrativa mi piace un sacco, sono nato ("librescamente" parlando) con quella e sarebbe difficile abbandonarla. Mi è venuto questo pensiero perché mi sono reso conto che la saggistica mi dà qualcosa che la narrativa non mi dà, o che mi dà in misura molto minore: la conoscenza delle cose e, attraverso questa, maggiore capacità di capire il mondo e il suo funzionamento.

Si, lo so, sembra la classica frase fatta, trita e ritrita, che ogni tanto si sente ripetere in giro, ma a mio giudizio credo abbia un buon fondo di verità. Il saggio di cui sopra, ad esempio, mi è stato utilissimo non solo per sapere la storia dell'omosessualità negli ultimi 2500 anni, ma perché attraverso questa lunga storia ho compreso meglio la situazione attuale. Terminato quello, ieri ho iniziato un saggio di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi sulle varie tappe ("riforme") che dal 1962 a oggi hanno portato alla meticolosa, scientifica, pianificata distruzione della scuola italiana, dalle elementari all'università. Il libro in questione non è utile solo per sapere i vari passaggi di questa devastazione programmata, ma perché capire come si è arrivati a questo smantellamento aiuta a comprendere meglio la situazione attuale e autorizza a lanciarsi in qualche previsione sul futuro.

La saggistica, poi, ho notato, aiuta molto a guardare le cose da prospettive diverse da quelle comuni. Molti saggi che ho letto in questi ultimi due o tre anni, ad esempio, e anche molte delle conferenze che ho seguito e seguo, hanno a che fare con l'antropologia, con l'evoluzione, con la psicologia e i comportamenti della mente umana (come questa, bellissima, di Giorgio Vallortigara, uno dei più noti neuroscienziati italiani), e questo bagaglio di informazioni conduce, col tempo, al cambio di prospettiva cui accennavo.

Prendete Putin, ad esempio, giusto per restare nel tema drammatico di questi giorni. La stragrande maggioranza dei commenti relativi all'invasione che circolano sui media riguarda le cause politiche o geopolitiche che l'hanno provocata, accompagnate da ipotesi che in genere lasciano il tempo che trovano relative all'evoluzione della crisi e alle conseguenze future. A me, invece, accanto a questo, è venuto da chiedermi perché, psicologicamente, Putin l'abbia fatto. Non un perché di tipo "oggettivo" (cause geopolitiche) ma psicologico, comportamentale. In sostanza la domanda che mi sono posto io, detta rozzamente, è perché la testa gli abbia detto così, e mentalmente sono andato a cercare riscontri di tipo comportamentale nei libri che ho letto e nelle conferenze che ho seguito. Poi, certo, la cosa di per sé non serve a niente, e comunque non ho trovato risposta, ma è solo per rimarcare il diverso tipo di approccio alle questioni che deriva dall'aver avuto un certo tipo di letture.

Questo vale per tantissimi altri fatti che accadono e che magari vengono rilanciati dai media. Penso a cose tipo Salvini che a favore di telecamere va davanti all'ambasciata ucraina a Roma a pregare; oppure penso ai tanti episodi di cronaca che indignano (bullismo, angherie verso i più poveri, i più deboli, gli stranieri), e l'elenco sarebbe lunghissimo. Normalmente, e un po' superficialmente, la faccenda di Salvini si potrebbe liquidare spiegandola con la sua leggendaria cretinaggine (o furbizia, a seconda dei punti di vista), ma avendo la mente impostata in un certo modo, a me viene da pensare a questi comportamenti in chiave, come dire?, antropologica, comportamentale, e quindi vado con la mente ai libri letti e alle conferenze seguite per cercare di capire questi comportamenti oltre la facciata visibile a tutti. In definitiva, i saggi aiutano a guardare gli avvenimenti e i comportamenti sotto una luce diversa da quella immediatamente visibile. Almeno, per me è così.

Non credo di essere riuscito a spiegare ciò che volevo dire, non sono mai stato bravo a fare capire le cose. Comunque, tornando alla narrativa, alla fine no, non credo l'abbandonerò, era solo un'idea così. E poi la letteratura è giusto che sia anche d'intrattenimento, che sia leggere per il gusto di leggere e per farsi coinvolgere dalle storie. E chi l'ha detto, poi, che anche da certi romanzi non si possa capire cosa frulla nella testa di Putin o di Salvini?

10 commenti:

  1. troverai romanzi che possono descrivere molto bene il comportamento umano alla pari di molti saggi (al momento mi vengono in mente solo classici russi ma forse è un caso :-D)

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  2. In effetti potrebbe tornare utile leggere (o rileggere) qualche classico russo. Chissà... :-)

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  3. Veramente a me sembra che tu ti faccia capire benissimo ^__^
    Da diverso tempo mi sono dedicata alla narrativa a scopo di pura evasione. Mi serve per controbilanciare tutto il resto - mi tengo informata e tipicamente il 99% delle notizie che leggo sono infelici. Eppure anche in storie che dovrebbero solo divertirmi trovo spesso degli spunti che poi vado ad approfondire per conto mio. Credo che sia tu che io siamo persone curiose che amano cercare una soddisfazione per questa curiosità, anche se seguiamo metodi diversi.

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    1. Si, io sono molto curioso, ma non lo sono sempre stato. Diciamo che è una curiosità che si è palesata tra i venti e i trent'anni, prima non ci facevo caso.
      Anche a me capita spessissimo, quando leggo romanzi apparentemente leggeri, di imbattermi in spunti che mi incuriosiscono e che poi vado ad approfondire per conto mio.
      Ma la curiosità è anche una maledizione, almeno per me, perché ogni volta che imparo una cosa nuova mi rendo conto che, collegate a quella, ci sono altre dieci cose che non sapevo e che mi piacerebbe approfondire.
      Credo che questa specie di paradosso abbia un nome ma mi sfugge, che è quello secondo cui più impari e, paradossalmente, più si allarga la tua ignoranza.
      Uffa! :-)

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  4. Sono completamente d'accordo con te. Anch'io ho seguito un percorso analogo sebbene un po' diverso.
    Personalmente mi pare che da un saggio imparo un cento volte più che da un libro di narrativa: poi ovviamente dipende dalla narrativa (ho recentemente riletto "1984" e "Animal farm" e mi hanno dato parecchio!).

    Mi permetto di suggerire, come strumento di formazione personale, anche i corsi in linea (spesso gratuiti) delle università USa (e non solo). Unico problema è che sono in inglese. Bellissimo, per esempio, questo: https://www.edx.org/course/justice-harvardx-er22-1x-0
    "Introduzione alla filosofia morale e politica", università di Harvard...

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    1. Grazie della dritta, molto interessante. Peccato che, pur cavandomela col parlato, con l'inglese ascoltato abbia parecchie difficoltà. Ma ci darò un'occhiata.

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  5. Le menti distorte travalicano tutti i romanzi ancora non scritti oppure ne sommano accortamente tutte le analisi già sviscerate. Questo per dire che Putin non è inquadrabile, fino ad ora. Speriamo lo sia di qui in avanti.
    Altrimenti avremo poco da leggere.

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    1. Quelli che hanno provato a inquadrarlo ne sono venuti fuori con parecchi dubbi sulla sua completa sanità mentale.

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  6. Guarda, la buona letteratura ha la medesima utilità di un buon saggio: esprime, in forme proprie, una visione del mondo, degli esseri umani e della società. La buona letteratura è filosofia, psicologia, sociologia, storia e molto altro ancora. Ed è meravigliosa perché connette tutto questo con trame avvincenti.
    Però bisogna scegliere i romanzi giusti.
    Ciao, Andrea, buona serata.

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    1. Si, è così. Forse la sensazione che ho espresso nel post deriva effettivamente dal non aver sempre scelto i romanzi giusti. Chissà.
      Ciao Romina, buona serata anche a te.

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