domenica 13 febbraio 2022

Articoli sulla guerra

I due articoli più completi relativi alla genesi della crisi tra Russia e Ucraina mi pare che siano questo di Open e questo de Il Post, al quale mi riprometto sempre di abbonarmi ma non mi decido mai. Anche questo breve intervento di Alessandro Barbero, che da storico va alle origini dell'antica faida tra i due territori, è pregevole pur nella sua brevità. Per il resto, non mi pare ci sia granché da dire, specie quando nessuno, neppure i maggiori esperti di geopolitica, sanno prevedere cosa accadrà. Gli americani dicono che l'invasione del territorio ucraino da parte di Putin è imminente; i russi replicano - il ministro degli esteri Sergej Viktorovič Lavrov l'ha ribadito più volte - che non è in programma alcuna invasione dell'Ucraina da parte della Russia, assunto, questo, difficilmente sostenibile alla luce dell'impressionante concentramento di contingenti militari lungo gran parte dei 2200 chilometri del confine che separa i due stati.

L'unica cosa certa, in questo guazzabuglio di ipotesi allo stesso tempo verosimili e inverosimili, è che Putin non è un mistero che per l'Ucraina abbia da sempre una vera e propria ossessione per tutta una serie di motivi, principalmente identitari e geopolitici. Poi ci siamo noi, qua, noi comuni mortali che guardiamo il possibile inizio di una guerra in Europa come qualcosa di incomprensibile e inquietante. 

Dall'ultima guerra mondiale sono passati più di settant'anni e chi è nato a partire dagli anni Cinquanta in qua della guerra ha solo letto sui libri di storia o sentito parlare i propri genitori o nonni. Per tutti questi decenni siamo vissuti in un contesto europeo di pace e unità, almeno formali. Con la sola carta d'identità, oggi, si può andare da Trapani a Helsinki e dalle coste atlantiche del Portogallo agli Urali senza incontrare ostacoli e senza dover mostrare passaporti. Chi ha la mia età ha probabilmente figli che hanno viaggiato e studiato in giro per l'Europa col programma Erasmus e simili, e che hanno nella loro visione un'Europa non intesa come un'accozzaglia di diversi stati ma come una unica grande realtà in cui muoversi liberamente. Per i nativi della nostra epoca è impossibile immaginare che Francia e Germania possano oggi farsi la guerra, perché il contesto sociale, politico e ideologico rende inconcepibile anche solo immaginarlo. Mentre non era affatto così per le generazioni vissute prima di questi settant'anni di pace, che speriamo non si interrompano la prossima settimana.

2 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Siamo arrivati ad equilibri invidiabili, qui in Europa, nonostante fisiologiche storture. A me sembra sia più un guerra di nervi, innescarne una tradizionale è davvero follia, e non so a chi possa davvero giovare. Dispiace solo che, ancora oggi, si possa discutere in termini così "conflittuali", nell'accezione più odiosa del termine.

Andrea Sacchini ha detto...

Giovare, non giova a nessuno, e questo lo sanno bene tutti gli attori in campo. Anche in Russia, la maggioranza della popolazione è contraria all'invasione dell'Ucraina e all'inevitabile conflitto che ne seguirebbe. Ma, lo insegna la storia, i voleri di chi sta nelle stanze dei bottoni raramente coincidono con quelli di chi questi voleri poi li deve subire.

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