Ho guardato un minuto del video che documenta le sevizie e le torture ai danni dei detenuti e poi ho spento, e mi è venuto in mente un libro che lessi qualche anno fa intitolato Tortura. Lo scrisse lo storico Mimmo Franzinelli e documenta le pratiche di tortura messe in atto dagli apparati di repressione dell'antifascismo, nella repubblica di Salò, tra l'armistizio dell'8 settembre 1943 e l'aprile del 1945, quando caserme, carceri ed altri edifici vennero requisiti e utilizzati dai nazifascisti per torturare ed estorcere confessioni ai Partigiani catturati durante la Resistenza.
Sono fatti diversi, epoche diverse, contesti e motivazioni diversi, ma hanno entrambi in comune la spirale di violenza che ha come unico scopo l'umiliazione del "nemico", dove il valore della vita si degrada fino ad annullarsi.
Solidarizzare con chi si rende responsabile di simili atti (nello specifico si tratta di pestaggi pianificati, ritorsioni nei confronti di detenuti che chiedevano tamponi e mascherine per proteggersi dal covid) significa porsi allo stesso disumano livello dei carnefici. Ed è risibile motivare questa solidarietà con le condizioni difficili in cui sono costretti a operare gli addetti alle carceri. Lavorare in condizioni difficili è una giustificazione per un massacro?
Lo Stato non può essere violento in nessun caso, nemmeno quando deve fronteggiare una violenza. Nel carcere in questione era già sedata la protesta e la violenza dei tutori della legge è stata solo una vergognosa vendetta.
RispondiEliminaUm caro saluto.
fulvio
Purtroppo è così.
EliminaCiao, Fulvio.
In carcere ci sarei potuto finire tante volte e ho tanti amici e amiche che ci sono finiti ed è un argomento che mi sta molto a cuore. Quando in occasione del Ferragosto in carcere in tre radicali entrammo nel carcere di Lecco notammo subito la paura di molti detenuti a parlare e esporsi (in una visita è vietato parlare di questioni riguardanti processi in corso, etc) su come si viveva insieme alle guardie penitenziarie. Il carcere di Lecco è piccolo, sovraffollato e un luogo che non auguro a nessuno, senza spazi di socialità vera, celle microscopiche. Una vera bomba a orologeria che poi durante la prima ondata Covid è stata quasi sul punto di esplodere. In questi giorni ti confesso che sono molto scosso perché da Radicale sto portando avanti i referendum (anche se mi sono appena dimesso da consigliere generale) sulla giustizia in cui credo molto e che sono una classica battaglia di noi radicali e mi auguro che in tanti vadano a firmare ma mi aspettavo dalla dirigenza del partito di cui faccio un po' piu' di durezza sulle parole e gli atteggiamenti di Salvini e maggiore voglia di autonomia intellettuale e forza di convincimento. Sono giorni difficili ma nel fine settimana andro' a firmare sia per questi referendum che per quello sull'eutanasia.
RispondiEliminaChiudo dicendoti che in carcere ci sono ancora oggi persone che conosco e che chissà quando usciranno.
Stimo molto i Radicali, e tranne pochi casi ho sempre condiviso il loro operato. Più di una volta li ho anche votati e non escludo di tornare a farlo, in futuro. Le loro battaglie sono sempre state battaglie di civiltà. Mi informerò dettagliatamente circa i due referendum da te menzionati (di quello sull'eutanasia ero al corrente, di quello sulla giustizia no) e sicuramente andrò a firmarli anche io.
EliminaPer quanto riguarda le carceri, tutti sanno la situazione disastrosa in cui versano nel nostro paese (se non ricordo male, credo ci siano attualmente circa 65000 detenuti a fronte di una capienza complessiva di 45000) ma a nessuno importa nulla, né alla società, né tanto meno alla politica. Il motivo è semplice: nell'immaginario collettivo chi sta in galera è un delinquente che deve essere punito, possibilmente con cattiveria, e non una persona che, nei limiti del possibile, va rieducata, come prevede la nostra Costituzione. E le ricorrenti frasi tipo "Deve marcire in galera!" e simili, spesso e volentieri pronunciate urbi et orbi da Salvini, certo non aiutano. Quindi temo occorra mettersi l'anima in pace: il gravissimo problema della situazione delle carceri, su cui tra l'altro l'Europa ci ha richiamati più di una volta, resterà un problema irrisolto, semplicemente perché risolverlo non porta voti. Quindi, continueremo a trascinarci dietro queste potenziali bombe sociali, salvo poi indignarci quando succedono fatti come quello di questi giorni.
Ciao, Andrea.
Mi auguro che la Cartabia agisca subito, come ha annunciato.
RispondiEliminaDel resto, alcuni hanno deciso di delinquere e altri, della stessa estrazione sociale hanno scelto di fare i secondini
Ho appena letto che la signora Cartabia ha appena sospeso dal servizio le 52 persone coinvolte nell'inchiesta. Diciamo che un piccolo segnale è arrivato.
Eliminase ne parlerà per un po'... ma prevale sempre omertà ed insabbiamento.
RispondiEliminaIl G8 insegna!
In questo caso l'insabbiamento mi sembra difficile, dal momento che esistono riscontri video inequivocabili e inoppugnabili. Mi auguro che l'inchiesta proceda velocemente e che i responsabili vengano puniti secondo quanto prevede la legge.
EliminaMa come hanno fatto ad assumerli? Sai cosa mi fa rabbia? Che ci saranno processi, strascichi giudiziari etc.poi alla fine nessuno verrà licenziato e i risarcimenti li pagherå lo Stato, cioè noi.
RispondiEliminaSì, è un possibile epilogo della vicenda, ma potrebbero anche essercene altri. Vedremo.
EliminaSecondo me c'è stata un'infiltrazione della malavita organizzata per fare assumere taluni individui e poi credo che ci siano delle bruttissime storie di droga dietro questa violenza assurda.
Eliminala visione dei video di pestaggi non può non indignare, e non è possibile non condannare una condotta come quella, da parte di polizia penitenziaria, che tra l'altro disonora chi, invece, questo lavoro lo porta avanti con dignità.
RispondiEliminaLeggevo che qualcuno di essi ha cominciato a "giustificarsi" dicendo cose del tipo "Sì, li ho colpiti: ma era tutto deciso da altri".
La verità è che il sistema carcerario va riformato, le falle sono evidenti e, per carità, non è che la colpa è tutta delle guardie carcerarie, ma ciò non toglie che Spero che i colpevoli non restino impuniti...
Sembra addirittura, da alcune testimonianze, che la direttrice stessa del carcere partecipasse alle spedizioni punitive. Sono fatti che lasciano senza parole, e a me viene da chiedermi: Per un caso che è venuto alla luce, di quanti altri non sapremo mai nulla?
EliminaCiao, Andrea.
RispondiEliminaIo mi chiedo chi formi queste persone e come.
Vorrei insomma sapere se sia fornito loro anche una minima infarinatura di Costituzione, diritti umani e Beccaria.
Mi chiedo poi quali siano gli obiettivi di chi forma queste persone.
Poi continuo a chiedermi (sono sardo e testardo) come si possa infierire su persone che avranno anche commesso dei crimini, ma si trovano in stato di netta ed evidente inferiorità... e sentirsi comunque a posto con la loro coscienza.
Il resto è solo rabbia e disgusto.
Magari sbaglio, ma non credo sia un problema di formazione. Nel senso che quando da giovani si iniziano professioni come quelle degli appartenenti alle forze dell'ordine, la formazione può essere di buon livello e si può essere spinti dalle più nobili intenzioni. Poi, però, può capitare che passando anni e anni in certi ambienti, che definire problematici è un eufemismo, si perda la spinta ideale iniziale e ci si abbandoni a derive come quelle di cui spesso raccontano le cronache.
EliminaQuesta, sia chiaro, non vuole essere una forma di giustificazione di queste derive, ma solo il tentativo, sicuramente sbagliato, di spiegare la loro origine.
Ciao, Riccardo.
Errata corrige: loro fornita.
RispondiEliminacon la propria coscienza.