Scrive il Carlino che, secondo un sondaggio, il 76% degli italiani si emoziona all'ascolto dell'inno nazionale che precede le partite di calcio dell'Italia negli europei in corso. Il calcio mette tutti d'accordo. Gioca l'Italia e la nazione intera, notoriamente divisa su tutto, si ritrova tutta dalla stessa parte: destra e sinistra, 25 aprile e foibe, vaccini sì e vaccini no, credenti e atei, Sfera Ebbasta e Guccini, repubblicani e monarchici, occupati e disoccupati, automobilisti e ciclisti, vegani e onnivori, quelli che hanno letto un milione di libri insieme a quelli che non sanno nemmeno parlare (cit.) e chi più ne ha più ne metta.
Va benissimo, per carità, è cosa lodevole che ci sia un minimo comune denominatore che mette insieme la nazione. Sarebbe cosa ancora più lodevole se questa unità si ritrovasse attorno a motivi un pelino più nobili, ma, è noto, non si può avere tutto.
"... Siam pronti alla morte...". Ho seri dubbi.
RispondiEliminaSecondo me ne aveva molti pure lo stesso Mameli.
EliminaIo faccio parte del restante 24% "degenere". Seguo le partite della Nazionale, sono (moderatamente) contenta se gioca bene e vince... ma l'inno proprio no, non mi emoziona affatto. Durante gli Europei e i Mondiali ascolto gli inni delle altre nazioni, e mi sembrano tutti più belli del nostro, almeno musicalmente, a prescindere dal testo. E quando sento i nostri giocatori stonare a squarciagola "Siam pronti alla morte", penso "Maddeché, ma non fatemi ridere!".
RispondiEliminaBeh, a me hai fatto sorridere tu! :D
EliminaChe pretese che hai! :)
RispondiEliminaQui a Como dicono "Cent co, cent crap; cent cu, dusent ciap.
Ciao
Ehm... tradotto? :-)
EliminaCento colli cento teste, cento culi 200 chiappe
EliminaChiarissimo! :-)
Eliminapensa che quando si è giocata Italia-Svizzera mio zio dall'Italia mi ha scritto: Per chi tifi stasera? Non ho spirito patriottico ma noto fra i miei vicini di casa, di ogni nazionalità, che le partite di calcio (anche se non lo seguono) di Europei e Mondiali diventano un momento per ritrovare le proprie radici e piangere anche un po' o magari anche per sentirsi vicini al paese dove si sono trasferiti come i miei vicini tamil che tifano Svizzera in maniera calorosissima e che (non sono molti in Svizzera che lo conoscono) l'altra sera cantavano pure il Salmo svizzero o anche un mio ex collega arrivato in Svizzera dalla Calabria e che si sente super svizzero.
RispondiEliminaImmagino che lo spirito patriottico sia maggiormente presente in chi, per qualsiasi motivo, vive fuori dal paese natìo. Tutto sommato è normale che sia così. Chi resta, magari perché impossibilitato a fare diversamente, può capitare che lo senta meno, o a volte addirittura per niente, specie in presenza di molte ragioni che lo inducono a non apprezzare il proprio paese.
RispondiElimina"Gioca l'Italia e la nazione intera, notoriamente divisa su tutto, si ritrova tutta dalla stessa parte: destra e sinistra"
RispondiEliminaAspetta che perda, l'Italia, e vedrai moltiplicarsi infinite schiere di "L'avevo detto!" "Doveva far giocare Tizio e non Caio" etc .. ci mettiamo un decimo di secondo a rifrazionarci per bene.. ;)
Vabbe', è normale, dài; si sa che in Italia abbiamo sessanta milioni di commissari tecnici :-)
EliminaPiù che il calcio è lo sport che crea unione: la competizione nella quale immedesimarsi... Trovo il calcio di una noia mortale, ma seguo volentieri qualunque altro sport, forse prima più di adesso, e anche di recente, con tanto di "zone rosse", commentavo le finali play off e di champions di pallavolo femminile via whatsapp; in tempi più remoti era lo stesso per la Formula 1 o l'Italia in Coppa Davis.
RispondiEliminaAnzi, ho la sensazione che l'unione attorno al calcio smetta di esserci quando l'Italia perde, come se l'apparente solidarietà ed empatia verso la squadra fosse in realtà la ricerca di un riscatto personale/sociale. C'è poco fair play tra appassionati di calcio rispetto agli appassionati di altri sport, forse perché troppi soldi in gioco, inclusi gli abbonamenti per vederlo in tv.
Uhm, interessante analisi. Condivido.
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