Ora, intendiamoci, nessuno è nato ieri e non credo esista ancora qualcuno così ingenuo da scoprire solo oggi qual è il "motore" che muove tutto, ma a me stupisce sempre la chiarezza con cui questi meccanismi si palesano, così come ancora mi stupisce il fatto che non si faccia neppure più nulla per tentare di dissimularli.
Non c'è nulla di cui scandalizzarsi, naturalmente, né si dicono queste cose per mettere in campo ridicoli moralismi. Semplicemente, si constata come ormai, eccetto poche eccezioni, ogni aspetto e ogni accadimento della società si muova in ossequio a quello che è "il generatore simbolico di tutti i valori", senza che ci si preoccupi neppure più di nasconderlo.
Non so quanto hai seguito la breve storia della Superlega. Le 12 società, probabilmente le più ricche d'Europa e non le più valorose in campo (Juventus e Inter sono anni che non fanno figuroni, ad esempio), che si organizzano in un torneo loro.
RispondiEliminaMotivo? Se da una parte pensano di aumentare livello e spettacolo, dall'altra c'è la volontà delle squadre ricche di non dividere più gli introiti con tutte le squadre affiliate alle federazioni.
Negli altri sport questa cosa succede ormai da anni. Euroleague e Eurocup nel Basket, Top 14 nel Rugby, tornei di tennis organizzati da ATP e WTA e non dalla federazione internazionale.
E il problema penso stia proprio lì. Se il giro di soldi diventa altissimo e creiamo un professionismo così fuori controllo, poi è inevitabile che chi abbia più soldi voglia prenderne il controllo.
L'aspetto sociale: se c'è gente disposta a spendere 30 euro al mese (se non di più) per SKY o altro pur di avere le partite da seguire, lo sport poi diventa un'azienda, con tutti annessi e connessi.
La faccenda della Superlega non l'avevo seguita più di tanto, a dire la verità, se non limitatamente a quanto capivo dalle chiacchiere dei colleghi. Avevo comunque capito che, alla fine, era una questione di soldi. Ciò che non sapevo, e che mi ha rattristato un po', era che l'equivalente della Superlega in ambito calcistico è già da tempo realtà in altri sport.
EliminaDa noi in Europa solo i 4 o 5 sport professionistici (e anche nel calcio temo sia solo questione di tempo; finirà così). In USA è la prassi.
EliminaRileggendo non ho capito se condanni la pubblicità, la Coca Cola o Ronaldo. Il giocatore dubito che avrebbe scansato le bottigliette nel periodo in cui ne è stato testimonial. Del resto anche noi saremmo teoricamente passibili di multa se strappassimo manifesti per la strada o se ci scoprissero nel supermercato che ficchiamo bottigliette di Coca sotto il bancone dei surgelati mentre esortiamo le casalinghe in fila a bere acqua fresca. Ovvio tutto con le dovute proporzioni. ;)
RispondiEliminaA dire il vero non condanno nessuno, mi limito solo a rilevare come anche lo sport sia ormai a tutti gli effetti, e in ogni sua ramificazione, perfettamente integrato al "sistema" economico che regola la nostra società. Cosa che peraltro si sapeva già benissimo.
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