L'uragano Forleo ha avuto nel nostro Parlamento lo stesso effetto di un elefante che fa il suo ingresso in un negozio di cristalli. Chi segue un pò la politica se ne sarà sicuramente accorto. La richiesta del giudice in gonnella al Parlamento di utilizzare un'ottantina di telefonate intercettate che vedono D'Alema e Fassino chiacchierare allegramente di scalate bancarie con Consorte e compagnia bella, ha messo in subbuglio il palazzo e molti dei suoi inquilini.
Subbuglio che è sfociato in più o meno velati tentativi bipartisan di delegittimare l'operato del magistrato, adducendo le giustificazioni più stravaganti: privacy, presunti diritti calpestati dei parlamentari, pubblicazione delle telefonate prima che ai diretti interessati venisse formalizzata l'accusa, giudizi impropri pronunciati dal magistrato sulla vicenda (il famoso "ampio piano criminoso"), ecc...
L'unico che ha preso un pò le difese della povera Forleo, dichiarando la correttezza del suo operato, è stato il solito Tonino, forse l'unico in quella masnada di individui insignificanti capaci di tutto ma buoni a nulla, a navigare un pò controcorrente rispetto alla rotta del Parlamento (e non a caso per questo in eterno scontro con Mastella o qualcuno dei suoi degni compari). Ovviamente, invece, come spiega più che chiaramente Travaglio (qui), e a conferma di quanto sostenuto dall'ex magistrato simbolo della prima Mani Pulite, l'operato della Forleo è stato più che legittimo.
Arriviamo a oggi. Leggo su Repubblica che Fassino e D'Alema non si oppongono affinché il Parlamento dia il via libera all'utilizzo da parte del tribunale di Milano delle intercettazioni che li vedono coinvolti. A questo punto però salta fuori Berlusconi, che, sempre da quanto riportato nello stesso articolo, annuncia che voterà contro la richiesta del Tribunale. Se non sono rincretinito io, quindi, mi pare che la vicenda possa essere letta in quest'ottica: Fassino e D'Alema intendono farsi processare e Berlusconi li vuole salvare.
Ora, come è noto, tra il Cavaliere e il Tribunale di Milano non è che ci sia mai stato un gran feeling, anche questo più o meno lo sanno tutti. Ed è anche vero che a pensare male si fa peccato. A me però piace pensare male, e quindi potrei anche arrivare alla conclusione (congetturale, per carità) che il nostro Silvio preferisca salvare il gatto e la volpe (e quindi evitare l'utilizzo da parte del tribunale delle famose intercettazioni) per qualche tornaconto personale. Chissà.
Ovviamente, come dicevo, si tratta di pure ipotesi, ma conoscendo il personaggio mi riesce difficile pensare che l'unico motivo per cui voterà contro risieda in quella "Questo sistema delle intercettazioni è inaccettabile. Basta con uno stato di polizia fiscale e burocratico" pubblicata nell'articolo di Repubblica che ho linkato sopra. Ed è difficile evitare di pensare - sempre restando nel campo delle ipotesi - che una mossa di questo tipo non venga vista dall'opinione pubblica come un'implicita ammissione di colpevolezza.
In ogni caso, da quello che leggo in giro, la decisione del Parlamento in merito alle famose telefonate non dovrebbe venire presa che dopo l'estate, quando forse assisteremo all'epilogo della intricata vicenda. Nel frattempo i nostri politici potranno tranquillamente andare al mare o in montagna a rilassarsi mentre noi resteremo qui a lambiccarci il cervello per cercare di capirci qualcosa.
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