domenica 29 maggio 2022

Il potere segreto


La sensazione predominante che ho provato dopo aver girato l'ultima pagina di questo libro è la rabbia, non tanto e non solo per i dodici anni di ingiusta detenzione di quest'uomo (è stato incarcerato nel 2010 ed è ancora recluso in una delle più famigerate prigioni del Regno Unito), e neppure per le motivazioni esclusivamente politiche (aver rivelato al mondo documenti top secret in merito alle atrocità commesse da USA e alleati in vari conflitti nel mondo) che hanno portato alla sua reclusione, ma per il fatto che questa persecuzione è messa in opera da alcuni di quei paesi, USA, Inghilterra, Svezia, Australia, che da sempre si propongono come alfieri dei diritti umani e, a parole, si fregiano di essere paladini della libertà di stampa e di informazione.

Casi come questo, ma anche come quelli di Edward Snowden, Chelsea Manning e altri, dimostrano invece che le nostre democrazie liberali occidentali, quando vengono messe a nudo e toccate nei loro più profondi e segreti meandri, si comportano esattamente come certe autocrazie mediorientali, con la differenza che mentre queste ultime eliminano fisicamente i giornalisti scomodi, le nostre li perseguitano politicamente, facendo uso scorretto e strumentale della giustizia fino a ottenere i medesimi risultati.

Julian Assange è il fondatore di WikiLeaks, una organizzazione indipendente fondata nel 2006 che, nel corso degli anni, ha diffuso via internet, violando il segreto di stato, centinaia di migliaia di file top secret in cui sono documentati i crimini e gli abusi (omicidi di civili, rapimenti, detenzioni illegittime, torture, processi sommari) perpetrati dagli Stati Uniti nelle guerre in Iraq, Afghanistan, nelle carceri lager di Guantànamo, Abu Ghraib e altri. E il tragico paradosso è che mentre Assange pur non avendo fisicamente mai fatto male a una mosca sta scontando il dodicesimo anno di reclusione, i responsabili di quei crimini e di quegli abusi sono tutti a piede libero, ben protetti all'interno dei relativi paesi.

Le centinaia di migliaia di file pubblicati negli anni da WikiLeaks non riguardavano solo crimini di guerra e abusi carcerari, ma anche i rapporti che le varie diplomazie statunitensi inviavano al Dipartimento di stato americano dai paesi in cui operavano. In pratica, raccontavano il mondo con gli occhi della diplomazia americana, e tutto con grande schiettezza, perché i diplomatici scrivevano con la certezza che i loro rapporti sarebbero rimasti riservati. Da qui veniva fuori, al di là della retorica ufficiale, cosa realmente gli americani pensavano di Putin, oppure di Berlusconi, e poi il Vaticano, Cuba, la Cina, l'Iran.

A questo proposito, duole constatare come noi, agli occhi (veri) degli americani, siamo sempre stati considerati, e lo siamo anche oggi (basta guardare la guerra in Ucraina), qualcosa meno di camerieri. In un rapporto del 2003, all'indomani dell'annuncio di Bush della "vittoria" in Iraq, l'ambasciatore americano a Roma, Mel Sembler, scriveva: "Pur riconoscendo che l'Italia può apparire un posto arcano e bizantino fino alla frustrazione, siamo convinti che è un posto eccellente per fare i nostri affari politici e militari."

Sembler scriveva questo dopo aver appurato come le proteste di buona parte dell'opinione pubblica italiana e di una parte della politica per la partecipazione dell'Italia all'invasione dell'Iraq, fossero state rese innocue dopo le pressioni dell'amministrazione Bush sul governo italiano, all'epoca guidato da Berlusconi. E a proposito di quest'ultimo, sempre Sembler scrive: "Le sue frequenti gaffe e la sua mediocre scelta delle parole hanno offeso tutti in Italia e anche molti leader europei. La sua disponibilità percepita [all'estero] di mettere i suoi interessi al di sopra di quelli dello Stato, la sua preferenza per le soluzioni a breve termine piuttosto che per gli investimenti sul lungo termine, il suo frequente uso delle istituzioni e risorse pubbliche per ottenere un vantaggio elettorale sui suoi avversari politici hanno danneggiato la reputazione dell'Italia in Europa e hanno dato un tono disgraziatamente comico alla reputazione dell'Italia in molti settori del governo americano." Ma, nonostante questo, siccome Berlusconi era un ottimo servitore degli USA: "Ma non dobbiamo denigrare Berlusconi e l'Italia perché ci daranno dividendi strategici ora e nel futuro." In altre parole, per gli americani eravamo una specie di barzelletta, ma siccome gli eravamo utili...

Comunque, tornando ad Assange, dopo una serie di pronunce sfavorevoli dai tribunali di Londra, sulla sua estradizione negli USA si attende ora il pronunciamento della ministra dell'Interno britannica Priti Patel. Se verrà concessa l'estradizione, Assange rischia una pena di 175 anni di carcere. Non per aver ucciso civili, rapinato, stuprato, rapito (quelli che hanno fatto queste cose sono liberi e gli ultimi li ha graziati Trump), ma per aver fatto il giornalista. È anche per questo che mi vergogno di quello che ha fatto il PD a Milano

È da anni che non vado a votare, e avevo una mezza idea, quando ci fossi tornato, di dare il voto al Partito democratico. Piuttosto, continuerò a stare a casa.

3 commenti:

  1. Se si ragiona di comportamenti individuali ho certezze di cosa sia meglio o peggio, se si ragiona di politica sinceramente non lo so. Non so se sia meglio votare il meno peggio o non votare. So che vorrei dialogo e non sopraffazione del diverso, dell'altro, ma è poco. Ho rivisto il film di Sorrentino Il divo, dedicato a Andreotti. In una scena clou Andreotti dice: Dio sa che per fare il bene si deve fare il male è io mi sono fatto carico con dolore di molti misfatti. E' una frase che mi ha choccato, mi è rimasta dentro. Non so se e come possa funzionare una politica pulita. Non so se il meno peggio è il meglio possibile. Non ho certezze.

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  2. Ti metto qui il link a quel terribile monologo:
    https://www.youtube.com/watch?v=dtyQqKAL4SA

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    1. Credo che guarderò quel film. E comunque, come te, neppure io ho certezze.

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