martedì 24 maggio 2022

Emancipazioni

La bellezza dei periodi di ferie non sta tanto nell'emancipazione dalla fatica del lavoro. O almeno non solo in quello. Sta, in misura molto maggiore, nell'emancipazione dalla tirannia dei ritmi imposti dal lavoro: orari rigidamente fissati, routine fatta di gesti meccanici sempre uguali a se stessi, sterile ritualità. La bellezza delle ferie, e in generale dei periodi di riposo, sta nel fatto che per un certo periodo di tempo, purtroppo sempre troppo breve, smettiamo i panni dei funzionari di apparati e torniamo esseri umani.

Tempo fa lessi un bellissimo saggio di Guido Tonelli: Tempo, il sogno di uccidere chrónos. Tra le altre cose vi si diceva che fino a un certo periodo del nostro passato l'uomo era padrone del tempo. La vita avveniva seguendo i ritmi delle stagioni, della nascita e del tramonto del sole, e nessun aspetto della vita era rigidamente regolato da orari precisi e inflessibili. Oggi la situazione si è capovolta; non è più l'uomo a essere padrone del tempo ma è il tempo a essere padrone dell'uomo. Ed è lui, il tempo, a dettare le regole.

È la sveglia, ad esempio, che ci obbliga ad alzarci al mattino a una certa ora anche se noi dormiremmo ancora. È la consuetudine del pranzo e della cena a orari prefissati che ci fanno sedere a tavola anche se magari non abbiamo fame. Oppure, viceversa, è sempre la consuetudine dei pasti a orari fissi a impedirci di sedere a tavola in orari non canonici perché magari abbiamo fame. E così via.

Non dico che qualche riferimento che scandisca lo scorrere delle giornate non ci debba essere, questo no, mi limito a osservare, con tristezza mista a rabbia, come la nostra vita, oggi, sia regolata da ritmi che di umano non hanno più niente, ritmi regolati in maniera esclusiva dai due parametri che oggi governano il mondo: efficienza e produttività. Stop.

Ecco, io cerco di vivere i miei periodi di riposo provando, per quanto possibile, a disintossicarmi da tutto ciò.

9 commenti:

  1. Io sottoscrivo in pieno quello che dici.
    Lavoro da 38 anni e non c'è la faccio più ad alzarmi la mattina solo per andare in ufficio. Vorrei vivere, vorrei fare qualcosa di diverso che non sia lavorare 8 ore dentro un ufficio.
    Mi sono persa tante cose e continuo a cercare di far entrare tutto nel sabato e nella domenica, ma ovviamente non ci riesco. Vivo perennemente frustrata perchè vorrei vivermi di più il tempo e la casa. Sono stanca. E con rabbia e rassegnazione vedo i nostri governanti decidere a che età dobbiamno andare in pensione senza considerare la fatica, la nostra storia e anche le malattie. Siamo numeri e non persone. Siamo nulla. Nebbia o vento e aspettiamo la morte sperando di viverla al meglio possibile fino a che ci è concesso.
    Questa cosa della pensione non la digerisco. Nessuna democrazia vera farebbe questo ai suoi lavoratori. Elisa

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    1. Io ho 52 anni e lavoro da quando ne avevo 18. Francamente, comincio ad averne le scatole piene anch'io. Credo che non sia tanto un problema di democrazia quanto di un sistema economico-sociale che abbiamo impostato in un certo modo.

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  2. Io sono uno che ha sempre dormito molto poco e la sveglia, anche di testa, mi suona sempre verso le 5 di mattina. oggi è fissa sulle 4 e 45. Dai tempi delle elementari e anche quando sono in vacanza mi sveglio o mi alzo sempre verso quell'ora. Ed è bello ricordare che quando ero un ragazzino ed eravamo in vacanza al mare i miei mi lasciavano uscire di casa x andare al porto o
    in spiaggia all'alba in piena solitudine.

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    1. Anche a me è ormai entrato in testa l'orario delle cinque e capita spessissimo che mi svegli a quell'ora anche quando sono in ferie, oppure il sabato e la domenica.
      Quando ero ragazzino, invece, ero un dormiglione. Finché è durata.

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  3. Lavorare ci sta, anche fare un lavoro gravoso e impegnativo ci sta. Ci sono dei limiti che comunque non andrebbero superati, pena l'inversione del famoso "lavorare per vivere" in "vivere per lavorare".

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  4. La sveglia, sotto forma di suoneria predisposta in un orologio, o in qualche familiare che mi interrompe il sonno perché "è orario", l'ho sempre odiata, tanto che da un bel pezzo, spesso mi sveglio automaticamente qualche minuto prima, stufo di sogni interrotti che, a differenza dei film, non posso sperare di recuperare...
    Un sonno interrotto per rispondere a degli orari prestabiliti, fosse scuola o lavoro, quando sono consapevole che avrei un rendimento maggiore, a parità di tempo impiegato, se potessi svegliarmi spontaneamente e lavorare tipo dalle 11 alle 20 anziché dalle 9 alle 18.
    Posso capire un lavoro dove bisogna essere coordinati con altri, dove ci sono appuntamenti, ma un lavoro in un'azienda sostanzialmente sempre aperta con turnazioni, a che giova dover stare rigidamente a certi orari andando anche a scapito della produttività, anziché iniziare dopo (o prima, perché no?) e dedicarci comunque le ore previste della giornata?
    Non a caso trovo strana la vacanza in cui devo svegliarmi all'alba perché è tempo "che sto pagando" e devo godermelo appieno. Io in vacanza, se ne ho voglia, devo poltrire e visitare i dintorni soltanto quando lo ritengo opportuno.

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  5. >Non a caso trovo strana la vacanza in cui devo svegliarmi all'alba perché è tempo "che sto pagando"

    Io non lo trovo strano, lo trovo assurdo. Esempio. Anni fa ci capitava di andare, durante l'estate, una settimana in Trentino con degli amici, e la mattina ci si doveva svegliare di buon ora e andare via presto per riuscire a fare camminate lunghe e riuscire a vedere più paesaggi possibile. A un certo punto abbiamo smesso e abbiamo cominciato ad andarci per conto nostro. Ma come? Siamo in ferie per riposarci e per essere liberi dal giogo degli orari imposti, e poi dobbiamo sottostare alla tirannia della sveglia anche in vacanza? Infatti abbiamo smesso di andare con gli altri e abbiamo cominciato ad andare soli, con la libertà di alzarci al mattino quando ci pareva.

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    1. Fortunato tu che eri in vacanza con chi la pensava uguale.

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