Ho appena terminato questo romanzo e i sentimenti che mi ha suscitato vanno dalla commozione alla tristezza, dalla rabbia allo sgomento all'incredulità. La storia di Giovanni Falcone bene o male la conoscevo, anche se solo a grandi linee e desunta più che altro dagli articoli di giornale pubblicati in tutti questi anni. Con questo romanzo tutti i "pezzi" si sono uniti, dandomi la possibilità di farmi un quadro chiaro e coerente su di lui.
È un romanzo, non una biografia, ma costruito fedelmente sulla base della vastissima documentazione disponibile (in appendice ci sono una cinquantina di pagine di bibliografia con l'elenco delle fonti documentali).
Ne viene fuori l'immagine di un uomo (prima ancora che magistrato) dall'ostinazione e dalla statura morale e umana elevatissime. Mentre lo leggevo, anzi lo divoravo, mi chiedevo quanti, al suo posto, avrebbero resistito fino alla fine senza lasciarsi tentare dalla voglia di gettare la spugna e di mollare tutto.
Giovanni Falcone è stato un magistrato che ha avuto pochissime persone che l'hanno supportato e tantissime contro. Non solo esternamente all'ambiente giudiziario ma anche al suo interno. Paletti e ostacoli di ogni tipo gli sono stati messi sul cammino da appartenenti alla stessa procura di Palermo fino ai più alti vertici del sistema giudiziario.
Con l'istruzione del famoso Maxiprocesso, che negli anni Ottanta ha decapitato e messo in ginocchio Cosa nostra siciliana, è iniziata una campagna di delegittimazione fortissima sia da parte della stampa che della televisione che, ovviamente, della politica, o almeno di una certa parte. È stato accusato di tutto: manie di protagonismo, ambizioni di avanzi di carriera, utilizzo delle sue funzioni in chiave politica (un refrain sempre caro a una certa destra che ha visto il suo culmine durante gli infausti anni del berlusconismo).
Lui è sempre andato avanti a fare il suo lavoro, avendo come unico faro l'utopia di sconfiggere la mafia. Ed è andato avanti anche mentre, a uno a uno, tutti i suoi principali collaboratori (magistrati, ufficiali delle forze dell'ordine ecc.) venivano sistematicamente uccisi dalla mafia. Ha avuto contro, manco a dirlo, buona parte della politica per evidenti motivi. L'unico politico che gli è sempre stato a fianco e l'ha supportato in tutte le sue iniziative è Claudio Martelli, che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta era ministro della Giustizia in quota socialista, tanto è vero che pure lui era finito nella lista delle personalità da fare fuori stilata da Totò Riina.
Alla fine è arrivato anche il suo turno. Giovanni Falcone sapeva benissimo che era solo questione di tempo prima che toccasse a lui, tanto che in uno struggente dialogo con sua sorella, Maria Falcone, dialogo col quale tentava di giustificare il desiderio che Francesca Morvillo, sua moglie, si allontanasse da lui, disse le famose parole: "Io sono già un cadavere ambulante."
Non è per fare melensa e romantica retorica, ma credo che libri come questo, o anche altri su di lui se volete, vadano letti per rendersi conto che, anche se oggi sembra incredibile, abbiamo avuto davvero, in questo paese, uomini che hanno messo gli ideali in cui hanno creduto prima della loro vita.
Io avrei mollato tutto e tutti: famiglia, valigie e via. E pure ben sovvenzionato. Ma di Falcone ce ne sono pochi, pochissimi.
RispondiEliminaBella e concordo con la tua chiusa al post.
RispondiEliminaGrazie. Ciao Enri.
EliminaInteressante, mi sa proprio che sfrutto il bonus docente della mia compagna per prenderlo. 😁
RispondiEliminaOttimo affare.
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