sabato 14 febbraio 2009

Tre validi motivi per preoccuparsi

Nella ridda di provvedimenti, decisioni e dichiarazioni che giornalmente vengono sfornati dai nostri allegri governanti, ce ne sono tre, proprio di questi giorni, che presi singolarmente magari non danno nell'occhio, ma che messi insieme possono generare qualche perplessità e dare adito a qualche preoccupazione. Ecco i tre "eventi".

1) Questo risale proprio a ieri, ed è nascosto (neanche tanto) in queste parole di Maurizio Gasparri:

«Santoro e il presunto comico Vauro sono due volgari sciacalli che vomitano insulti con le tasche piene di soldi dei cittadini. Gente così offende la verità, alimenta odio e merita solo disprezzo totale della gente perbene. L'insulto è la loro regola. Colpa di gestori della Rai che per fortuna stanno per essere cacciati come meritano»

Ora, a parte il fatto che "le tasche piene di soldi dei cittadini", se proprio vogliamo cercare il pelo nell'uovo, ce le ha anche la categoria a cui appartiene l'onorevole Gasparri, visto che i loro (lauti) stipendi li paghiamo noi, a me l'espressione "stanno per essere cacciati come meritano" evoca certi ricordi. Ricordi non proprio emblematici di uno stato in cui sopra a ogni cosa c'è la libera esposizione del proprio pensiero, ma probabilmente si tratta di paranoie mie.

2) Come sapete, in questi giorni si sta discutendo molto del disegno di legge a firma Giampiero D'Alia. Un provvedimento - già passato al Senato e attualmente in discussione alla Camera - che se diventasse legge imporrebbe ai provider di introdurre software tramite i quali bloccare la pubblicazione di materiale "illecito" (nell'accezione attribuita al termine da parte del legislatore e non dell'utente), che, come osserva Zambardino, sarebbe un po' come chiudere una linea ferroviaria perché in una stazione qualcuno ha disegnato dei graffiti sconvenienti.

3) Nel famigerato ddl sulle intercettazioni - tanto per cambiare - è contenuto un codicillo che qualora il tutto diventasse legge significherebbe la fine della cronaca giudiziaria. Cioè, i giornalisti sarebbero in pratica obbligati a occuparsi solo di cose tipo l'ultima collezione di intimo della Marini, del grande fratello o di come trascorrono le vacanze i vip. E tutto in virtù della norma che prevede il divieto di pubblicare, anche solo per riassunto - pena pesanti sanzioni -, intercettazioni, atti, resoconti di udienze, ascolti, anche se non più coperti da segreto, come invece autorizzava la legge a fare finora.

Giusto per fare qualche esempio, se la legge fosse stata già in vigore non sarebbe stato possibile sapere alcunché di fatti tipo lo scandalo Parmalat, calciopoli, la clinica Santa Rita, gli ultimi fatti delle tangenti a Napoli, la vicenda Del Turco e compagnia bella. La (futura) legge, infatti, prevede che non si possano riportare fatti relativi a processi o procedimenti giudiziari finché non si giunge alla conclusione delle indagini. Una norma che lo stesso ordine dei giornalisti definisce anticostituzionale, dicendosi pronto, se serve, anche a scendere in piazza e a scioperare.

I motivi sono facilmente intuibili. Ci sono processi, ad esempio, che iniziano anche alcuni anni dopo l'inizio delle indagini, anni durante i quali sarà praticamente buio assoluto. Alla faccia del diritto di cronaca e dell'articolo 21 della Costituzione ("La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure").

Bene. Come dicevo, questi tre "eventi", che presi singolarmente sembrano slegati e apparentemente senza nessuna attinenza uno con l'altro, se messi insieme a me qualche preoccupazione la danno.

2 commenti:

Vale ha detto...

Io sono MOLTO preoccupata....

Andrea Sacchini ha detto...

Lo so, come d'altra parte penso che siano preoccupati tutti quelli che non hanno le fette di prosciutto sugli occhi (che purtroppo, invece, sono la maggioranza).

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