L'abitudine è una brutta bestia. Quando poi lentamente si trasforma in assuefazione e - dopo - in rassegnazione, vuol dire che si è probabilmente arrivati al punto di non ritorno. Il nostro sistema è un'anomalia. E questa anomalia è diventata per noi normalità probabilmente perché non possiamo (o forse non vogliamo) farci niente. Vi racconto alcuni fatti.
Alcuni giorni fa il ministro giapponese dell'agricoltura si è tolto la vita perché implicato in alcuni casi di corruzione. E' probabile che il gesto abbia avuto anche altre motivazioni che magari non sono note, e che la questione degli scandali finanziari in cui era coinvolto sia stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso della disperazione. In ogni caso la sua scelta l'ha fatta.
Facciamo un piccolo salto indietro. A ottobre dell'anno scorso due ministri svedesi (commercio e cultura) si sono dimessi perché scoperti responsabili di alcune irregolarità col fisco (le colpe di uno dei due erano quelle di non pagare il canone tv e di retribuire in nero la tata, pensate).
Ancora un pelino più indietro. Nel dicembre 2005, 11 parlamentari del governo indiano sono stati cacciati a calci nel sedere perché scoperti in flagrante mentre prendevano mazzette per interpellanze parlamentari. E, oltre a essere stati cacciati, nomi e foto sono stati pubblicati su internet.
Questi i fatti. Sono pochi, solo tre, ma secondo me sufficientemente indicativi di come in alcuni paesi e realtà del mondo la dignità rappresenti ancora un valore forte, a volte più della poltrona. E' consolante, e al tempo stesso però triste, vedere come ancora ci siano posti in cui chi sbaglia, o si toglie dai piedi o lo tolgono gli altri. Ovviamente nessuno pretende che chiunque venga beccato con le mani nella marmellata debba suicidarsi (vi immaginate da noi?), ma almeno che si eclissi. Quello sì.
Ecco l'anomalia di cui parlavo prima alla quale ci siamo abituati (o assuefatti o rassegnati). Nel nostro Parlamento ci sono sempre quei famosi 25 parlamentari condannati in via definitiva. Condannati in via definitiva vuol dire che non sono sotto indagine o in attesa della sentenza di altri gradi di giudizio, ma vuol dire che è stata definitivamente accertata da un tribunale la loro colpevolezza. E se si dà un'occhiata ai motivi per cui sono stati condannati, si vede che la stragrande maggioranza riguardano reati di corruzione, tangenti, finanziamenti illeciti e frodi finanziarie: gli stessi motivi per cui il ministro giapponese si è suicidato, i due svedesi si sono dimessi e gli 11 indiani sono stati cacciati.
I nostri invece sono ancora lì: testardamente e ostinatamente lì. Sono lì a dire a noi di comportarci bene, a lamentarsi per il tasso di evasione fiscale del nostro paese, e quello che è peggio, sono lì a legiferare: dei fuorilegge che legiferano.
Lo so, è difficile scrivere post come questi senza cadere nella retorica, ma ditemelo voi se c'è un altro modo per raccontare questa cosa. Quando si dice che alcuni politici sono ladri dov'è l'errore? In quale altro modo si può dire? Perché a nessuno viene in mente di fare una legge che imponga a chi è stato condannato in via definitiva per qualsiasi reato di non farsi più vedere in Parlamento? E' così difficile? Possibile che nessuno ci abbia mai pensato?
O forse è solo scomodo?
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