martedì 28 febbraio 2023

Se

Se fosse tuo figlio riempiresti il mare di navi di qualsiasi bandiera. Vorresti che tutte insieme a milioni facessero da ponte per farlo passare. Premuroso, non lo lasceresti mai da solo, faresti ombra per non far bruciare i suoi occhi, lo copriresti per non farlo bagnare dagli schizzi d'acqua salata. 

Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare, uccideresti il pescatore che non presta la barca, urleresti per chiedere aiuto, busseresti alle porte dei governi per rivendicare la vita. 

Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto, odieresti il mondo, odieresti i porti pieni di navi attraccate. Odieresti chi le tiene ferme e lontane da chi, nel frattempo, sostituisce le urla con acqua di mare. 

Se fosse tuo figlio li chiameresti vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso. Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti, vorresti spaccargli la faccia, annegarli tutti nello stesso mare. 

Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa non è tuo figlio, non è tuo figlio. Puoi dormire tranquillo. E sopratutto sicuro. Non è tuo figlio. È solo un figlio dell'umanità perduta, dell'umanità sporca, che non fa rumore. 

Non è tuo figlio, non è tuo figlio. Dormi tranquillo, certamente non è il tuo. 

 

Sergio Guttilla, 29 giugno 2018. 

Dedicata ai 100 morti in mare, morti affogati, in attesa di una nave che li salvasse.

Ieri era Salvini, oggi è Piantedosi, ma il disprezzo per gli ultimi del mondo è il medesimo.

lunedì 27 febbraio 2023

Elly Schlein

Non mi aspettavo la vittoria di Elly Schlein, ero convinto che avrebbe vinto largamente Bonaccini, e la cosa mi ha fatto piacere. Non mi aspetto che nel Pd cambino le cose più di tanto, almeno nell'immediato, ma il programma della Schlein, che è di vedute certamente più progressiste rispetto a quelle dello sfidante, lo trovo largamente nelle mie corde. 

Se riuscirà a instradare il Pd in questa direzione, a dargli una fisionomia, se riuscirà a ridare alla maggiore espressione del centrosinistra quell'anima svenduta nel corso degli anni al berlusconismo prima e al renzismo poi, magari mi tornerà voglia di votarlo, o quanto meno di votarlo con un poco di convinzione in più, visto che il papa, l'ultima voce mediatica autorevole che ancora dice qualcosa di sinistra, non si può votare.

sabato 25 febbraio 2023

I minimizzatori

Credo che i minimizzatori sbaglino, ma nel contempo mi auguro che abbiano ragione. Sarei contento se ce l'avessero. Mi riferisco ai fatti del liceo Michelangiolo di cui ho già parlato e ai commenti stile "cosa vuoi che sia!" che si leggono sul giornalame di destra e da esponenti politici di quella parte. Probabilmente noi che ci riconosciamo nell'antifascismo siamo affetti da eccessi di paranoia perché vediamo o crediamo di vedere i prodromi di un suo ritorno ogni volta che leggiamo di pestaggi, violenza, prevaricazione ecc. 

Allora sì, forse siamo paranoici, e in fondo in fondo noi per primi sappiamo bene che rispetto a cento anni fa sono cambiate molte cose e quel fascismo là è molto difficile che torni, ma io guardo i tanti libri sulla storia del fascismo che ho letto e che affollano la mia libreria, e su quei libri c'è scritto che, come ha ricordato la preside di quell'istituto, il fascismo è nato così, con le manganellate per le strade, i pestaggi, e soprattutto con la grave complicità dei troppi che reagivano a quelle violenze con i "cosa vuoi che sia!", gli equivalenti di allora dei minimizzatori di oggi. 

Allora ok, quel fascismo lì non torna, va bene, siamo d'accordo, ma voi minimizzatori evitate almeno il dileggio di chi si preoccupa e lasciateci buttare fuori le nostre paranoie.

venerdì 24 febbraio 2023

Tempo libero

In questi giorni di ferie riflettevo relativamente al piacere e al benessere che nascono dall'avere tanto tempo libero. Sinceramente non ho mai comprese i tanti - e ne conosco - che una volta arrivati all'agognato riposo, la pensione, dicono di annoiarsi, di non sapere come passare il tempo, di sentire quasi nostalgia per quando timbravano il cartellino. Come si fa - mi chiedo - ad annoiarsi con tutti i libri che ci sono da leggere, tutta la musica che c'è da ascoltare, i racconti che si possono scrivere, le passeggiate in collina che si possono fare? Credo che se si ha tanto tempo libero e ci si annoia - fermo restando che la noia non è sempre negativa, anzi - probabilmente è perché non si hanno passioni, e se non si hanno passioni allora sì, forse è meglio restare al lavoro.

Un anno di invasione

Un anno fa, come oggi, quando le truppe russe entrarono in Ucraina, sull'onda dell'emozione mi sembrava di avere ben chiaro chi fosse il "cattivo" e chi il "buono", dove stessero i torti e dove le ragioni. Poi, nel corso del tempo, contemporaneamente al progressivo sopirsi della inevitabile onda emozionale iniziale, ho letto, ascoltato esperti, tentato di approfondire la storia pregressa di come si è arrivati al tragico epilogo di un anno fa, e sono arrivato a una conclusione che di per sé è banale ma che quando si esterna produce quasi sempre il rischio di venire etichettati come filo-russi. Tutto questo a causa di un meccanismo psicologico - ne avevo parlato qui - che equipara approfondimento e apologia.

La conclusione banale, ma pericolosa, cui accennavo è che nessuno dei due contendenti ha completamente ragione e nessuno dei due ha completamente torto. Fermo restando il ripudio e la repulsa per gli orrori seguiti all'invasione russa e detestando Vladimir Putin per tutto ciò che rappresenta - chi ha letto La Russia di Putin, di Anna Politkovskaja, sa bene di cosa parlo - solamente chi non conosce il pregresso o è in malafede può negare che l'Occidente abbia commesso errori gravissimi e abbia avuto enormi responsabilità nell'impedire che si arrivasse al tragico epilogo.

E che l'Occidente abbia elevate responsabilità non lo dico io, che sono solo un povero blogger di campagna, lo ammette ogni esperto e ogni studioso che analizzi senza pregiudizi la storia e le vicende storiche russo-ucraine degli ultimi cento anni. Perfino il papa, ormai una delle ultime persone mediaticamente autorevoli rimaste, utilizzando la metafora se volete puerile di Cappuccetto rosso e del lupo cattivo, stigmatizza la fuorviante banalizzazione del bianco e nero senza sfumature, dei torti e delle ragioni tutti da una parte, tentando di mettere in rilievo come responsabilità ci siano su ambo i fronti.

Non è giustificazionismo, questo. Che ci sia un aggressore e un aggredito, che Putin abbia una visione eufemisticamente autoritaria del potere e che sia condannabile per tutto ciò che ha scatenato sono elementi oggettivi su cui non si discute, è solo il tentativo di analizzare le vicende dal punto di vista dei fatti, se volete una sorta di reazione fisiologica alle facili, invitanti e confortanti banalizzazioni imperanti che, se da una parte offrono sollievo e conforto, dall'altra impediscono di vedere le cose come sono realmente.

giovedì 23 febbraio 2023

Il quadro della situazione

Il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara, che in cinque giorni è riuscito a non dire una parola sull'aggressione e il pestaggio fascista ai danni di due studenti di un liceo fiorentino, ci ha invece messo poche ore a "redarguire" la dirigente scolastica dell'istituto in questione, la quale ha osato divulgare una circolare agli studenti in cui spiega le analogie tra l'episodio e la storia di come ha mosso i primi passi il fascismo. La reprimenda alla dirigente contiene anche, giusto per non fare dimenticare il clima entro cui ci si muove, una neppure troppo velata intimidazione confezionata con queste parole: "Se questo atteggiamento dovesse persistere, valuterò se sarà necessario prendere misure."

In attesa di vedere se il solerte (a giorni alterni) ministro darà seguito a quanto promesso, c'è da segnalare un'uscita di un altro ministro di questo fantastico esecutivo, e cioè Matteo Piantendosi, Interni, il quale, per nascondere il fallimento della limitazione degli sbarchi, con la promessa dei quali la signora Meloni ha vinto le elezioni, si è inventato gli "sbarchi scongiurati". In sostanza sì, col nostro governo gli sbarchi sono quadruplicati, è il fulcro del ragionamento, ma volete mettere con quelli che abbiamo evitato?

Si tratta di un inedito sofisma che in sostanza amplia ed eleva a nuove vette di ilarità le prese per i fondelli che Salvini propalava ai suoi elettori. Qui siamo oltre.

mercoledì 22 febbraio 2023

Arrivi

Dal 1° gennaio sono sbarcate in Italia 12.372 persone, 7.400 solo nel mese di febbraio in corso. Nello stesso periodo dello scorso anno furono 4.701 mentre l'anno precedente 3.820. Meno del 10 per cento di queste persone sono arrivate tramite navi umanitarie, le famigerate ONG, le restanti tramite navi delle autorità italiane o in maniera autonoma con barconi e barchini, come è sempre stato e sempre sarà. Dalle parti del governo, che ha preso buona parte dei voti da gente che ancora si fa incantare da slogan stupidi tipo stop agli sbarchi, silenzio di tomba. Salvini è impegnato a strillare contro le farine di insetti e la signora Meloni va in Ucraina a cercare di ricucire con Zelensky le voragini aperte da quella scheggia impazzita del suo alleato (almeno formalmente) Berlusconi. Su tutto il resto, sbarchi compresi, silenzio.

martedì 21 febbraio 2023

Acquisti libreschi

Per la modica cifra di 16 euro, dalla fiera di Cesena cui accennavo nel post precedente ho portato a casa cinque libri, tra cui un romanzo di Irving e due della Rowling sotto pseudonimo (Il richiamo del cuculo è il primo della saga con protagonista Cormoran Strike).




 

Ma l'acquisto (fortuito) che più mi ha dato soddisfazione è questo qui sotto.

 


Per una curiosa coincidenza, proprio qualche giorno fa pensavo che quest'anno avrei voluto leggere Guerra e pace, e camminando tra gli stand di libri usati dei padiglioni della fiera l'ho trovato: una edizione Oscar Mondadori del 1990 in doppio volume (800 pagine ciascuno) del leggendario romanzo del grande scrittore russo. Non è che mi sono messo a scartabellare e a cercare negli scatoloni e negli espositori dei rivenditori, no, i due volumi se ne stavano appollaiati su una pila di libri e ci sono praticamente andato a sbattere contro. Bellissimo.

Approfittando del fatto che questa settimana sono in ferie mi ci sono subito tuffato e le prime 400 pagine le ho divorate tra ieri e oggi. Diciamo che non è un romanzo (neppure Tolstoj amava definirlo così), sembra più un oceano, ma ne scriverò meglio quando l'avrò finito.

sabato 18 febbraio 2023

Libri a Cesena

Oggi e domani, a Cesena c'è la Fiera del libro antico. L'ultima volta che ci andai fu nel 2019, prima che arrivasse la pandemia, e in quell'occasione assistetti anche a una conferenza di Galimberti. Se abitate qua in zona, siete appassionati di libri (in particolare di libri usati) e non sapete cosa fare domani, beh, un'idea ve l'ho data :-)

venerdì 17 febbraio 2023

Tra approfondimento e apologia

Dario Fabbri, qui, rispondendo alla domanda di un ascoltatore tocca un punto che a me è sempre stato molto a cuore, anche perché l'ho vissuto più volte di persona: perché quando si tenta di approfondire si viene quasi sempre accusati di fare apologia? In questo caso il tema toccato riguarda il conflitto in Ucraina, ma vale per qualsiasi altro argomento. In sostanza, nel caso dell'Ucraina il succo del discorso è che chiunque voglia studiare le cause, anche remote, che sono poi sfociate nell'aggressione russa viene, più o meno sottotraccia, accusato di essere filo-putiniano. 

È come se nel nostro modo di pensare avessimo una sorta di... come chiamarla... tara cognitiva che in maniera inconscia crea un collegamento tra analisi delle cause del conflitto e adesione alle ragioni di una delle parti in causa. Forse - ipotesi mie, prendetele per quello che valgono - uno dei motivi è che viviamo dentro una narrazione a compartimenti stagni che si limita, semplicisticamente, a individuare un aggressore e un aggredito. Punto. Tutto il di più viene marchiato come sospetto.

Oppure, sempre senza accorgercene, confondiamo comprensione e giustificazionismo. Cioè, il tentare di capire diventa giustificazione. D'altra parte, se ci pensa, anche nel linguaggio di tutti i giorni usiamo ad esempio l'espressione "ti capisco" per giustificare un gesto poco commendevole di un nostro conoscente. Da qui l'equivalenza "ti capisco", quindi "ti giustifico".

Dario Fabbri, nel suo breve intervento, cerca di spiegare che provare a capire non significa tentare di giustificare, sono due concetti che apparentemente si assomigliano ma sono diversi, ma fare questa distinzione, a tanti costa una fatica incredibile.

giovedì 16 febbraio 2023

Il vizietto (di forma)

Vivere in una società complessa vuol dire avere a che fare con la complessità (banale, nevvero?), la quale complessità si palesa sotto molteplici forme, comprese le sentenze giudiziarie. Siccome avere a che fare con la complessità costa impegno e fatica, si utilizza la semplificazione, molto più spiccia e facilmente comprensibile, gravata però dall'inconveniente di presentare i fatti in maniera diversa da come sono realmente. La sentenza di ieri sull'ultimo caso della telenovela chiamata Rubygate ne è un esempio.

I titoloni di oggi sono eloquenti: Berlusconi assolto. Per i lettori medi di Libero, Giornale, Foglio, Verità e compagnia bella la cosa finisce qui. Che il tipo delle cene eleganti sia stato assolto non nel merito ma per vizio di forma (in sostanza B. ha pagato le ragazze per mentire, ma siccome nessuno si è preso la briga di avvisarle che durante le loro deposizioni da semplici testimoni erano diventate indagate, le suddette deposizioni sono diventate inutilizzabili) non è importante, perché spiegarlo quindi? D'altronde, gran parte di questo target di lettori manco sa il significato della locuzione "vizio di forma", figurarsi tentare di spiegargli le implicazioni. Il problema è che, come si dice, la forma è sostanza, e forse in nessun altro ambito come quello della giustizia questo assunto è valido. 

Detto ciò, non credo che un cavillo cambierà nelle italiche genti le opinioni che ognuno ha su di lui. Chi l'ha sempre amato continuerà ad amarlo, chi l'ha sempre detestato continuerà a detestarlo, e per detestarlo, detestare tutto ciò che rappresenta, non occorre essere una persona di sinistra, è sufficiente essere una persona mediamente corretta e con una media capacità di analisi e raziocinio.

mercoledì 15 febbraio 2023

Non chiamatela guerra di Putin

Credo che questa sia una delle analisi più lucide, interessanti, approfondite ed esaustive che mi sia capitato di seguire finora sul conflitto Russia - Ucraina Nato. Per tanti motivi, tra cui la demolizione del modo in cui ci viene raccontato e la descrizione di come si è arrivati al conflitto prendendo in esame non solo la storia pregressa ma descrivendo la psicologia del popolo russo e di quello ucraino. Notevole veramente.


lunedì 13 febbraio 2023

Il razzismo è naturale

La partecipazione di Paola Egonu al festival ha riportato in luce l'antico dibattito sul razzismo. L'Italia è un paese razzista o no? Autorevoli ministri come Salvini e Calderoli dicono che assolutamente non lo siamo e che quello sul razzismo è un dibattito sul nulla. Salvini è il fine signore che paragonava i napoletani a persone puzzolenti davanti alle quali scappano anche i cani (i video di queste straordinarie performance sono facilmente reperibili su youtube); Calderoli, altro illustre maître à penser nostrano, finì a processo qualche anno fa per aver dato dell'orango alla ministra Cécile Kyenge. Capite anche voi, quindi, l'attendibilità di questi signori nell'assicurarci che quello sul razzismo è un dibattito sul nulla.

Detto questo, sì, l'Italia è un paese largamente razzista. Non solo l'Italia, in verità; il razzismo è diffuso dappertutto per una serie di motivi, e il principale di questi è di tipo antropologico. Come ormai la scienza ha definitivamente dimostrato (lo spiegano bene Telmo Pievani qui e David Amodio qui), la diffidenza e la paura verso il diverso da noi sono meccanismi antichissimi che per ragioni evolutive si sono instaurati nel nostro cervello. Anni fa una università americana fece degli esperimenti che consistevano nel tenere monitorato, con una apposita strumentazione, il cervello di persone a cui venivano mostrate immagini ritraenti visi di persone sconosciute di colore. Questo monitoraggio evidenziò come alla vista di queste immagini la prima parte del cervello che si attivava era l'amigdala, quella più antica che regola i meccanismi legati alla paura. Solo successivamente si attivavano i lobi frontali, dove risiede la razionalità. Se invece si mostravano immagini di persone di colore ma conosciute, tipo personaggi noti dello sport o dello spettacolo, l'amigdala se ne stava buona al suo posto.

Questo a dimostrare che il razzismo è effettivamente connaturato come pulsione primaria in ognuno di noi, ma può essere neutralizzato con la cultura, con la conoscenza. E, mi viene da dire, il fatto che il livello culturale nel nostro paese sia ai livelli che sappiamo, mi pare non autorizzi alcun tipo di ottimismo relativamente al fatto che questa piaga si possa prima o poi estirpare.

domenica 12 febbraio 2023

Due cose belle di oggi

Una cosa bella è questo spettacolare saggio di Umberto Galimberti che ho letteralmente divorato. Un libro da cui non si esce uguali a come si era quando si è iniziato, perché i libri dei grandi pensatori, siamo essi contemporanei o del passato, cambiano chi legge, aiutano a modificare i propri punti di vista, a scrostare i propri pregiudizi, a leggere e a vedere il mondo e l'uomo da punti di vista differenti, ad ampliare e aggiornare il background culturale del lettore. E questo libro lo fa in maniera esemplare.

 


 

La seconda cosa bella di oggi è questa incredibile, seppur breve (dura appena mezzora), lezione di Dario Fabbri, analista geopolitico e giornalista che non conoscevo e che ho scoperto per caso girovagando su Youtube. Mi ha ipnotizzato con la sua competenza e la sua cultura. Da brividi. Se avete mezzoretta di tempo provate a darci un'occhiata, merita veramente.


Tra scuola ed emozioni

"La tendenza all'oggettivazione, che porta i medici a considerare i pazienti solo come organismi, che porta nel mondo del lavoro a considerare gli uomini in base al solo criterio dell'efficienza, risolvendo la loro identità nell'efficacia della loro prestazione, porta i professori a giudicare i loro studenti in base al profitto, termine che il mondo della scuola ha mutuato da quello economico, risolvendo l'educazione in un puro fatto quantitativo dove a sommarsi sono nozioni e voti. Siccome la quantità è misurabile col calcolo, dalla scuola vengono espulse tutte quelle dimensioni che sfuggono alla calcolabilità, quindi: creatività, emozioni, identificazioni, proiezioni, desideri, piaceri, dolori che costellano la crescita giovanile e di cui la scuola non tiene il minimo conto. Ciò spiega perché a scuola vanno bene e prendono bei voti quei ragazzi che hanno un basso livello di creatività, scarsi impianti emozionali, limitate proiezioni fantastiche, perché, libera da questi inconvenienti, la mente può disporsi più agevolmente a immagazzinare tutte quelle nozioni che si ordinano con rigore e precisione, e più sono disanimate, meno coinvolgono l'anima, all'insegna di quel risparmio emotivo che rende l'incasellamento delle informazioni molto più agevole.

Espulsa dalla scuola l'educazione emotiva, l'emoziona vaga senza contenuti a cui applicarsi, ciondolando pericolosamente tra istinti di rivolta, che sempre accompagnano ciò che non può esprimersi, e tentazioni di abbandono in quelle derive di cui il mondo della discoteca, dell'alcol e della droga sono solo esempi neppure troppo estremi. Se c'è da dar ragione ad Aristotele che distingue tra cause prime e cause seconde, verrebbe da chiedersi se prima di quelle cause seconde che si chiamano sesso, alcol e droga non ci sia come causa prima del disagio giovanile quel vuoto emotivo ed esistenziale che la scuola crea attorno agli studenti, a cui offre una cultura così disanimata per cui alla fine è indifferente all'animo del giovane non coinvolto studiare i logaritmi o i Sepolcri del Foscolo. Eppure, diceva Paolo di Tarso: Non intratur in veritate nisi per charitatem: Non si entra nella verità senza l'amore. Nelle nostre scuole l'amore si risolve nella miseria delle simpatie. L'identità degli studenti bravi si costruisce sulle disfatte di quelli non bravi, o, come si dice nel gergo scolastico, insufficienti; le valutazioni avvengono sulla base di impressioni soggettive, dove le proiezioni sfuse di studenti e professori si mescolano e approdano a un giudizio di maturità costruito in un colloquio di trenta minuti che si svolge tra due sconosciuti.

Vi risparmio poi quel lessico impreciso al limite dell'insignificanza che alimenta i colloqui tra genitori e professori, con espressioni: 'Dovrebbe metterci più buona volontà', 'Dovrebbe impegnarsi di più', 'È sempre disattento', 'Lega poco in classe' in cui c'è un precipitato di ignoranza che sarebbe motivo sufficiente per espellere dalla scuola quanti non sanno che la volontà non esiste ad di fuori dell'interesse, che l'interesse non esiste separato da un legame emotivo, che il legame emotivo non si costruisce quando il rapporto tra professore e studente è di reciproca diffidenza, quando non di assoluta incomprensione.

Di fronte all'incomprensione, che scatta non appena la psicologia dello studente esce dagli schemi della psicologia del professore, ci si attiene ai dati oggettivi che sono le prestazioni di profitto. Ma siccome il profitto è l'ultimo risultato di quella catena che, percorsa a ritroso, indica comprensione, interesse, sollecitazione emotiva, non è difficile demotivare, anche in modo grave, studenti giudicati in base all'esito che può scaturire solo da premesse che la scuola ha evitato di curare. Non vale l'obiezione che compito della scuola è di istruire la mente e non prendersi cura dei fattori emotivi, perché, dal topo nel labirinto al giovane studente a scuola, non si dà apprendimento senza gratificazione emotiva, e l'incuria dell'emotività, o la sua cura a livelli così sbrigativi da essere controproducenti, è il massimo rischio che oggi uno studente, andando a scuola, corre. E non è un rischio da poco, perché se è vero che la scuola è l'esperienza più alta in cui si offrono i modelli di secoli di cultura, se questi modelli restano contenuti della mente senza diventare spunti formativi del cuore, il cuore comincerà a vagare senza orizzonte in quel nulla inquieto e depresso che neppure il baccano della musica giovanile riesce a mascherare. Causa prima di devianza, rispetto a tutte le cause seconde che la scuola offre con quel volto irresponsabile di chi si tiene fuori dai problemi connessi ai processi di crescita, e, limitando consapevolmente il suo spazio operativo, manifesta quella falsa innocenza che l'oggettività del trattamento (profitto-giudizio) è sempre disposta a concedere a chi non si prende cura della soggettività dei giovani, perché mettervi le mani non garantisce di poterle togliere fuori davvero pulite e disinfettate."

(da Parole nomadi, Umberto Galimberti, Feltrinelli)

sabato 11 febbraio 2023

Qualità musicale odierna

Da anni non seguo Sanremo non per snobismo, ma perché, essendo musicista, trovo che sotto questo aspetto, mi riferisco proprio al lato tecnico/musicale e a quello della qualità e dell'innovazione, Sanremo non abbia più niente da offrire. Ok, va bene, c'è l'orecchiabilità di alcune canzoni, c'è il cantante o il gruppo del cuore, c'è lo show, lo spettacolo televisivo, tutto il corredo mediatico che accompagna la manifestazione e quello che volete, ma se restiamo al mero aspetto della qualità e del livello musicale c'è eufemisticamente ben poco. 

Non è un problema del festival - in fondo Sanremo è lo specchio di ciò che gira nella musica mainstream odierna - è un problema generale, che riguarda il costante livellamento verso il basso della qualità musicale di oggi. Prendete le prime trenta canzoni di Spotify, ad esempio. Sono tutte uguali: stessi giri armonici, stesse banali melodie, per non parlare dei testi, collocabili a un livello di originalità e complessità compreso tra una terza elementare e una seconda media. Difficilissimo, oggi, trovare un guizzo di genialità compositiva o dei testi che catturino l'attenzione, che sorprendano, che stupiscano. È tutto così scontato, prevedibile. Boh, chissà, forse perché ormai la musica non ha più niente da dire o forse - più probabile - perché il pubblico non pretende ormai più di tanto. 

In ogni caso, tornando appunto a Sanremo, Claudio Cicolin, musicista e insegnante, ha analizzato i pezzi di quest'anno dal punto di vista della qualità musicale e compositiva di ognuno di essi, e c'è ben poco che brilli in questo senso.


venerdì 10 febbraio 2023

Bambini e genitori (omosessuali)

Qualche giorno fa la ministra Eugenia Roccella ha dichiarato che un bambino deve avere una mamma e un papà "perché lo dicono tutti gli psicologi". Su La Stampa di oggi (10.2.2023) risponde alle parole della signora Roccella David Lazzari, docente universitario, psicoterapeuta e presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, il quale fa presente alla signora dalla mente arcaica che quarant'anni di studi e ricerche in questo senso hanno inequivocabilmente dimostrato che è la qualità dei rapporti affettivi che incide sul benessere psichico dei bambini, non il sesso di chi li accudisce e li segue. 

Lo so, mi ripeto, ho già scritto altre volte di questo argomento, ma un conto sono le chiacchiere da bar, un altro conto è la visibilità mediatica delle parole di un ministro, che in virtù della carica che ricopre dovrebbe accantonare, quando parla, ignoranza e pregiudizi e riportare ciò che dicono gli studi, le ricerche e i dati empirici.

 


Giorno del ricordo (in prospettiva)

giovedì 9 febbraio 2023

Ambivalenze

Stavo pensando che il festival di Sanremo, essendo stato creato dagli uomini, è ambivalente esattamente come chi l'ha creato. Gli uomini hanno per natura questa ambivalenza, sono capaci di creare cose bellissime e allo stesso tempo sono capaci di concepire i peggiori orrori. Per natura essi, gli uomini, non sono né buoni né cattivi, ma sono l'una e l'altra cosa a seconda del contesto in cui si trovano. Questa ambivalenza ce l'ha anche Sanremo, è capace di cose altissime, come Benigni che spiega la Costituzione, e di spettacoli come quello offerto da Blanco.

domenica 5 febbraio 2023

Corpo e soldi

Mi è capitato nel flusso di YouTube questo video e mi ha incuriosito. Ho così scoperto che su internet c'è una cosa chiamata Onlyfans in cui gli utenti sono disposti a pagare per vedere foto e video di parti di ragazze, con un preciso tariffario. La ragazza intervistata da Cruciani nel video, ad esempio, per mostrare seno e piedi, le due parti del corpo più richieste dai suoi fans, guadagna più di 100.000 €/anno. 

Riflettevo su questa cosa e pensavo a come oggi non ci sia più niente che non abbia un corrispettivo in denaro, né il corpo né, tanto meno, i sentimenti (trasmissioni come quelle della De Filippi e altri non sono che pura mercificazione dei sentimenti).

Non voglio fare il moralista, intendiamoci - credo che ognuno sia libero di usare il proprio corpo come crede, anche per farci soldi - solo non riesco ad abituarmi a questa cosa per cui non esiste più niente di materiale o immateriale che oggi non abbia una contropartita in denaro. Tutto qua.

Let it be


Ieri, mentre strimpellavo al pianoforte Let it be, mi chiedevo se la mother Mary citata nella canzone indicasse la vergine Maria, come l'impostazione del testo lascerebbe supporre. Ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che Paul McCartney scrisse questo pezzo quando ormai i Beatles erano definitivamente in rotta. La mother Mary citata nel brano si riferisce a un sogno, fatto da Paul, in cui sua madre, Mary Mohin, gli diceva di lasciare che le cose andassero come dovevano andare, che tutto alla fine sarebbe andato bene.

Le cose, poi, sono andate come sappiamo, e solo McCartney sa dire se bene o male.

Buona domenica.

sabato 4 febbraio 2023

Alcune cose dette da Andreoli


Vittorino Andreoli ha senz'altro il dono della originalità e anche della stravaganza, se così si può dire. I suoi capelli bianchi e lunghi e le ciglia foltissime, che danno la (falsa) impressione di trovarsi davanti a un 83enne un po' trasandato, ne fanno uno di quei personaggi che riconosci subito. Cioè, tu lo vedi e dici: Ma quello è Andreoli! Tra le tante cose che mi hanno colpito di lui, la maggiore è sicuramente la vivacità e la lucidità. Ha tenuto un'ora e mezza di lezione con una verve e una energia che, forse, molti docenti universitari con metà dei suoi anni non hanno più.

Come avevo scritto in un post precedente, sabato scorso ho assistito a una sua interessantissima conferenza alla Biblioteca Malatestiana di Cesena. Mentre parlava ho preso un po' di appunti. Impossibile riportare tutto, e comunque gran parte delle cose che ha detto sono allargamenti di concetti che un anonimo lettore di questo blog ha riportato nei commenti qui e qui.
 
Personalmente, tra le tante cose che ha detto, mi ha colpito la sua convinzione secondo cui, oggi, si tende a psichiatrizzare tutto e troppo, anche in ambito scolastico e giovanile, e questa cosa detta da uno psichiatra fa sicuramente un certo effetto. Un adolescente ha un problema? Subito dallo psicologo! Perché? Un adolescente non ha un babbo, una mamma, un nonno con cui parlare, prima di andare da uno psicologo? Il dialogo nelle famiglie che fine ha fatto? È stato per caso esautorato dai cellulari dietro cui si nasconde ogni familiare? Fa riflettere questa cosa, se ci si pensa. Tramite le chat e i social parliamo per ore con perfetti sconosciuti che magari stanno dall'altra parte del mondo e non parliamo più all'interno della famiglia. 

Molto interessante, poi, l'analisi dei fenomeno novax e dei negazionisti del covid visti da un punto di vista psichiatrico. Alla luce della psiche, chi nega l'evidenza, come appunto i novax che negano l'utilità dei vaccini o addirittura i negazionisti del covid, cioè quelli che pensano che la malattia non esista, dà sfogo a un bisogno difensivo. È una persona che ha paura, e per eliminare la paura elimina quelle che secondo lei ne sono le cause, arrivando fino al punto di negare la razionalità. Questa analisi non vuole naturalmente essere una forma di giustificazione delle idee di queste persone, è appunto solo una analisi che spiega questi comportamenti dal punto di vista della nostra psiche.
 
Meritano un cenno anche alcune considerazioni sulla vecchiaia, argomento particolarmente caro al relatore, come si intuisce. La nostra civiltà, nell'arco di nemmeno due generazioni, ha raddoppiato la lunghezza della vita. Ancora nel primo dopoguerra l'aspettativa media era di poco superiore ai quarant'anni, oggi è quasi ottanta. Il problema è che adesso siamo pieni di vecchi e non sappiamo cosa farcene, e se in terapia intensiva c'è un solo respiratore ci si domanda: lo diamo a un giovane o un vecchio? Beh, i protocolli prevedono di darlo a un giovane. Ma è la domanda a essere sbagliata, dice Andreoli, perché in una società sana, attenta e progredita ci dovrebbero essere respiratori per tutti, giovani e vecchi. Ma il problema dell'invecchiamento esiste ed è oggi drammatico, e le considerazioni di Andreoli mi fanno venire in mente quanto dice Umberto Galimberti, e cioè che in realtà la tecnologia e la scienza medica non hanno allungato la vita, ma hanno allungato la vecchiaia. È una provocazione, naturalmente, ma che serve a fare riflettere su questi problemi.
 
Alla fine della conferenza mi sarebbe piaciuto andare dal professore e stringergli la mano, perché io mi sento sempre riconoscente nei confronti delle persone che sanno e che aiutano a pensare e a capire le cose, ma c'era ressa e ho lasciato perdere. Magari la prossima volta.

Seal Driver

Ieri ero in giro in macchina e ascoltavo i Jethro Tull. Tra le tantissime canzoni che si potrebbero citare come esempi della geniale creatività di Ian Anderson c'è sicuramente Seal Driver, contenuta in quello scrigno di perle che si chiama The broadsword and the beast, pubblicato nel 1982. Ci sono alcune peculiarità che rendono questo pezzo meritevole di entrare nel novero di quelli più rappresentativi della cifra stilistica della band capitanata da Ian Anderson. 

Una di queste peculiarità riguarda la parte di basso. In questo pezzo, ma in generale in tutto l'album, questo strumento, generalmente relegato a eseguire parti di sottofondo e di mero accompagnamento, viene elevato quasi al rango di strumento solista, come si evince già dall'incipit del pezzo, dove un pregevolissimo riff si adagia su un bellissimo ed evocativo tappeto sonoro realizzato da sintetizzatori. Ma in tutta la canzone il basso è protagonista, e qua e là fa capolino in maniera evidentissima, accostandosi fino quasi a integrare la linea melodica vocale o strumentale di strofe e intermezzi. 

Altra peculiarità del brano è il bellissimo assolo di chitarra elettrica che esplode tra la seconda e l'ultima strofa. Assolo che presenta alcune particolarità degne di nota. La prima è che è suonato in tempo ternario. Mentre il pezzo è fino a lì tutto in tempo binario (presumibilmente un 4/4), Ian Anderson spiazza l'ascoltatore e infila questo assolo su un tre tempi. Geniale e di grande effetto. Qui c'è da segnalare un tocco di grande raffinatezza stilistica che manda in sollucchero chi ascolta: la ripetizione della prima parte dell'assolo fatta una terza sopra. In pratica, terminata la prima parte, l'assolo viene ripetuto sovraincidendo la medesima melodia suonata una terza sopra rispetto alla fondamentale e fondendo insieme le due parti. Da brividi! 

Merita sicuramente una menzione, oltre all'assolo, anche l'intermezzo di sintetizzatori e pianoforte che segue, i quali eseguono una musica evocativa, cupa, che genera quasi suspence e che ricorda le colonne sonore di quei film drammatici e carichi di tensione che fanno sobbalzare gli spettatori sulla sedia. Poi tutto si placa all'improvviso, come una quiete dopo la tempesta. Il tempo torna a essere binario e regolare e parte l'ultima strofa, che sostanzialmente è stilisticamente uguale a quella di apertura. 

Il pezzo si chiude quindi sfumando, riproponendo il riff di basso su tappeto sonoro di sintetizzatori che apre la canzone. Ecco, direi che per capire chi e cosa sono i Jethro Tull, canzoni come questa sono imprescindibili.

 

venerdì 3 febbraio 2023

Le forme del male

Quindi, ricapitolando, una nave umanitaria, la Geo Barents, di Medici senza frontiere, salva dei disperati alla deriva in mezzo al Mediterraneo. Invece di accompagnarli al porto sicuro più vicino, come ogni legge del mare e ogni legge di buon senso prevedono, viene obbligata da direttive governative a dirigersi a La Spezia (avete presente, no, dove si trova La Spezia?). Una volta arrivata qui, dopo giorni di navigazione e inutile sofferenza inferta ai poveretti, cento minori non accompagnati vengono caricati su dei pullman e trasferiti a Foggia (avete presente, no, dove si trova Foggia rispetto a La Spezia?).
Ecco, questa è una delle tante dimostrazioni di quante forme può assumere il male.

giovedì 2 febbraio 2023

È rimasto solo Bergoglio

È rimasto solo il papa a denunciare lo sfruttamento economico dell'Africa, altre voci autorevoli non ce ne sono, o almeno io non ne sento. Il colonialismo territoriale nel continente africano è finito già da qualche tempo, è rimasto quello economico. Che poi colonialismo economico è un modo di dire gentile per indicare ruberie e sfruttamento, spesso minorile, come quello dei bambini che in Congo, dove è il papa in questi giorni, scavano sottoterra, in miniere precarie e improvvisate, per estrarre il prezioso cobalto che serve per le batterie dei nostri cellulari; oppure i bambini sfruttati e schiavizzati nella raccolta del cacao in Costa d'Avorio per la nostra cioccolata. 

Ecco, queste cose non le dice nessuno, non sta bene che si sappia che continuiamo imperterriti a depredare quelle terre, che poi come si fa a lamentarsi dei migranti che vengono qua da noi? Per fortuna c'è ancora il papa a dirlo. Almeno di questo gli si renda merito.

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...