Come è noto, la stampa, i giornali, le imprese editrici, sono in (gran) parte finanziati dallo stato tramite l'erogazione di fondi pubblici, i cosiddetti fondi per l'editoria, risorse senza le quali la maggior parte dei giornali che troviamo sui banchi delle edicole sarebbero costretti a chiudere baracca e burattini.
In realtà, inizialmente, le cose stavano molto diversamente rispetto a oggi. Il finanziamento pubblico nasce nel 1981, quando, tramite l'approvazione di un'apposita legge, si è deciso di dare un aiuto economico ai giornali di partito - e solo a quelli - molti dei quali a rischio chiusura per problemi economici. L'intento iniziale, quindi, poteva, diciamo così, essere anche accettabile. Il problema, classico esempio di come funzionano le cose in Italia, è che col passare degli anni, attraverso una serie più o meno lunga di leggi e leggine su misura, di questo finanziamento pubblico si sono appropriati anche gli editori privati e i grandi gruppi editoriali italiani: RCS, Sole24Ore, Espresso-Repubblica e altri.
E, naturalmente, pure l'entità di questi finanziamenti si è nel tempo dilatata, tanto da raggiungere cifre tipo queste e situazioni al limite dell'assurdo (e della vergogna) come quelle denunciate da Report in questa puntata del 2006. Ora, si può discutere finché si vuole della libertà di stampa e dell'indipendenza dell'informazione in Italia, ma bisogna sempre fare i conti col fatto che i giornali sono finanziati dallo stato (col beneplacito del governo). A tal proposito, ricordo che - ne parlavo giusto ieri - nel ddl Sviluppo appena convertito in legge sono stati stanziati per questo scopo 140 milioni di euro per il biennio 2009-2010.
In questo panorama desolante si inserisce però una piacevole novità, della quale, probabilmente, molti di voi saranno già al corrente: esce l'Antefatto. Di solito non è mia abitudine fare pubblicità, ma vale la pena segnalare la nascita di questo nuovo quotidiano (qui c'è il blog), che da settembre sarà in edicola, perché sarà l'unico che vivrà di vita propria. A decidere infatti della sua sopravvivenza o meno saranno gli stessi lettori in misura degli abbonamenti sottoscritti e delle copie vendute in edicola. Niente finaziamenti pubblici, né dallo stato, né dalle banche, né tanto meno dai partiti, come si legge in questa pagina del suo sito. Se vende sopravvive, altrimenti muore.
Vedremo alla prova dei fatti se sarà veramente così. Mi sembra comunque una piacevole novità.
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