lunedì 21 febbraio 2022

Padova

Ieri e sabato io e signora siamo stati a visitare Padova. Ogni volta che esco dal mio piccolo paese di campagna, dove siamo quattro gatti e più o meno ci conosciamo tutti, e vado in una grande città rimango sempre stupito, stupito piacevolmente, dalla grande varietà di umanità che vi si può incontrare. Certo, si sa che è così, si sa che a Padova non ci sono più solo padovani, a Milano non ci sono più solo milanesi, a Bologna solo bolognesi, a Rimini solo riminesi e così via, ma un conto è saperlo e un conto è vederlo e trovarcisi in mezzo. E a me piace vedere nello stesso posto il musulmano che dietro la sua bancarella al mercatino dell'usato tira fuori il suo tappeto, lo stende, vi si inginocchia girato verso La Mecca e prega recitando nenie incomprensibili assieme al cristiano che, nella basilica di sant'Antonio, si inginocchia anche lui e prega il suo dio con nenie altrettanto incomprensibili (le prime su un piano linguistico-concettuale, le seconde solo concettuale). E lo dice uno che non prega nessun dio. In generale, mi piace che le città siano oggi diventate un grande melting pot di culture, origini, religioni diverse (a New York il 55% dei suoi quasi nove milioni di abitanti è di origine straniera, ad esempio). Mi piace perché dall'alba dei tempi è così che le civiltà sono nate, progredite e si sono arricchite reciprocamente. Tutte le grandi civiltà sono storicamente nate sui porti o sui grandi snodi continentali come la via della Seta, luoghi dove genti diverse si incontravano; non ho notizie di civiltà nate sulle cime delle montagne. Poi, certo, non sono così ingenuo da pensare che il suddetto melting pot non sia anche foriero di problemi di tutti i tipi, spesso immani, da gestire.

I padovani sono cordiali, gentili, ma quando è ora non te le mandano a dire. Mi è capitato ad esempio di essere apostrofato a voce alta con l'epiteto "somaro", declinato naturalmente nella parlata locale che qui non posso riproporre, dopo aver imboccato inavvertitamente un senso vietato, in pieno centro, per un errore del navigatore della macchina. Ma ci sta (mia moglie ci è andata giù ancora più pesantemente, per dire). Come ogni grande città, anche Padova cerca di risolvere come può (spesso male) i suoi problemi più visibili. Davanti alla basilica di Santa Giustina, ad esempio, due vigili urbani cercavano con ben poca diplomazia di allontanare un mendicante che se ne stava seduto tranquillamente sulla scalinata davanti all'ingresso, senza importunare nessuno. Non importunava nessuno però non stava bene che fosse lì, il decoro prima di tutto, anche prima del paradosso insito nel fatto che un mendicante venga allontanato dal luogo in cui si venera un tizio che i mendicanti li aveva gerarchicamente messi in cima a tutto. Ma si sa che le amministrazioni comunali a queste cose non badano.

Le attrazioni artistiche principali della città siamo riusciti a vederle, l'unico grosso dispiacere è non essere riusciti a visitare la Cappella degli Scrovegni coi suoi celebri affreschi di Giotto, capolavori indiscussi dell'arte occidentale, ma bisognava prenotare e io non lo sapevo. Ho cercato comprensione tirando fuori tutta la mia leggendaria arte affabulatoria e, armato di quella, spiegando al funzionario all'entrata che venivamo dalla lontanissima (lontanissima, vabbe'...) provincia di Rimini apposta per vedere gli affreschi; ho cercato di fare leva sul suo senso di comprensione. Niente da fare: la fiducia nell'efficacia della mia arte affabulatoria ne è uscita fortemente ridimensionata.

La basilica di sant'Antonio era affollatissima. D'altra parte è molto bella, ricchissima di storia, ma mentre la visitavo non potevo fare a meno di chiedermi perché in luoghi come le basiliche, e in generale le chiese, non è obbligatorio accedere col green pass. Lo vogliono in musei, cinema, negozi, pizzerie, ristoranti, bar e chi più ne ha più ne metta, ma nei luoghi sacri no, pure se si verificano assembramenti a volte maggiori che negli altri luoghi menzionati. Una possibile risposta, comunque, ce l'ho. 
 
Una nota divertente. Dentro la basilica, seguendo un percorso delimitato da transenne, è possibile vedere le reliquie contenenti la lingua di sant'Antonio. Narra la leggenda che nel 1263, in occasione della riesumazione del cadavere del santo allo scopo di traslarlo in un sepolcro più dignitoso, nello specifico la parte terminale della basilica all'epoca in costruzione, ci si accorse che, mentre il resto del corpo era ormai ridotto in polvere, la lingua, "benché fosse stata sotto terra per trentadue anni, era cosí fresca, rossa e bella, come se il padre santissimo fosse appena morto". La preziosa reliquia, chiamata la "Lingua incorrotta di sant'Antonio", fu quindi posta nel reliquiario che è ancora oggi meta di pellegrinaggio. Bene. Davanti a noi, in fila, c'era una coppia di una certa età, verosimilmente marito e moglie. Lui teneva in mano l'opuscolo contenente la storia della lingua incorrotta e la spiegava alla moglie. Al termine della spiegazione, alzando gli occhi dall'opuscolo e guardando la teca con la preziosa reliquia, dice: "Mah, sarà anche una lingua incorrotta, ma non sarà mai come la tua!"

Divertentissimo sipario su questi due giorni a Padova.

8 commenti:

leggerevolare ha detto...

Le gite nelle città d'arte sono sempre cibo per l'anima ... Elisa

alberto bertow marabello ha detto...

Ti ringrazio per aver definito padova una grande città 😀
Comunque è una cittadina ben frequentata. l'avere un'università frequentata da molti studenti "foresti" ci ha aiutato molto ad aprire un po' cuoricino e testolina. Per la cappella degli scrovegni, invece, sei quasi stato fortunato: ci si sta dentro così poco che quando ne esci è quasi più la frustrazione che il senso di bellezza

Andrea Sacchini ha detto...

Verissimo.

Andrea Sacchini ha detto...

Il mio paesino conta 5000 abitanti, qualsiasi altro che ne abbia un numero maggiore a me viene sempre da definirlo "grande città".
Comunque, ci voglio tornare. Andare a Padova e non vedere la Cappella degli Scrovegni è come andare in Vaticano e non visitare San Pietro :-)

blogredire ha detto...

Abito in provincia di Padova e almeno una volta l'anno me la visito in bici,bellissima.
La Cappella degli Scrovegni è una roba pazzesca,peccato che non si possano fare foto ma ci sta...

Andrea Sacchini ha detto...

Mi hai convinto ancora di più a tornarci.

Franco Battaglia ha detto...

Adoro Padova! E la Cappella degli Scrovegni l'ho trovata meravigliosa! (e non che a Roma, a Cappelle, possiamo lamentarci..). Bellissimo considerarla una "grande città".. e trovare difficoltà in auto nel centro.. noi ce la siamo girata a piedi in lungo e in largo comodamente (cose impensabili a Roma..).
Però è vero che ognuno fa raffronti a seconda delle fortune (o sfortune, appunto) sul dove risiede.. spritz al Pedrocchi, quartieri magnifici (ghetto ebreo col suo acciottolato..), e poi canali, porticati, piazze incredibili che si accavallano, storia che incanta.. davvero una delle città più belle d'Italia per noi.. e molta invidia per Alberto! ;)

Andrea Sacchini ha detto...

Beh, anche a noi ce la siamo girata a piedi, ovviamente. Ma dovevo comunque trovare un parcheggio :-)

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