domenica 13 febbraio 2022

La lettera scarlatta

 


Mi stupisce sempre, ogni volta che leggo un classico, notare le differenze stilistiche tra la prosa di questi ultimi e quella della narrativa contemporanea. La prosa della narrativa contemporanea è in genere più "veloce", immediata, il susseguirsi degli eventi, delle situazioni e dei dialoghi è più rapido, probabilmente specchio della veloce e rutilante società contemporanea influenzata dalla rapidità di internet e dei social. I classici, invece, sono più "lenti"; le descrizioni, i dialoghi e le situazioni hanno un più ampio respiro, fino a volte a eccedere in ridondanze e ripetizioni - chi ha letto libri come ad esempio Il conte di Montecristo sa cosa voglio dire.

La lettera scarlatta fu pubblicato per la prima volta nel 1850 ed è un classico della letteratura statunitense. È ambientato nella Nuova Inghilterra puritana e arretrata del XVII secolo e narra le vicende di Hester Prynne, una ragazza accusata di adulterio che, secondo le leggi religiose di quei tempi, venne condannata inizialmente alla gogna e poi a trascorrere il resto della sua vita con lettera A rossa cucita addosso al vestito, a simboleggiare pubblicamente la sua condizione di donna adultera. È un romanzo storico, abbastanza scarno di dialoghi e con pochi personaggi principali, che ha il merito di descrivere con una certa precisione che cos'è stato il puritanesimo e le derive a cui possono condurre il fanatismo religioso e l'ignoranza. 

Piccola curiosità: dal tenore dello scritto si evince chiaramente l'avversità dell'autore del romanzo verso il puritanesimo e le sue leggi, avversione che portò lo scrittore, Nathaniel Hawthorne, ad aggiungere una lettera al suo cognome per modificarlo. Il cognome originario della famiglia di origine, infatti, era Hathorne, privo della "w", la quale fu aggiunta dallo scrittore a simboleggiare il distacco da un suo predecessore, John Hathorne, che fu uno dei giudici del tristemente famoso processo alle streghe di Salem.

4 commenti:

sinforosa c ha detto...

Adoro questi classici e sovente li ho riletti e sempre con piacere.
sinforosa

Andrea Sacchini ha detto...

Io, per quanto riguarda i classici, ho parecchie lacune, e infatti mi sono ripromesso di inserirne ogni anno qualcuno tra le mie letture.
Questo devo dire che mi è piaciuto.
Ciao sinforosa.

Caterina ha detto...

Sapevo dell’aneddoto del cognome dell’autore. Ho letto questo libro non molto tempo fa e non mi ha colpito per niente. In effetti hanno pesato i pochi dialoghi e l’assenza di episodi coinvolgenti e decisivi, di quelli che danno una svolta alla trama. Sembra di non entrare mai nel vivo della storia, forse perché l’autore è interessato più a descrivere negativamente il Puritanesimo e la sua epoca buia.

Andrea Sacchini ha detto...

Si, può darsi. Vero è, comunque, che spesso l'autore si dilunga eccessivamente in descrizioni di stati d'animo e in speculazioni psicologiche che appesantiscono lo scritto.
Nel complesso, comunque, come dicevo a sinforosa, a me è piaciuto.

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