giovedì 26 agosto 2021

Ti prendo e ti porto via


Dopo le prime trecento pagine mi sono reso conto che questo libro l'avevo già letto, anche se, pur sforzandomi, non riesco a ricordare quando. Credo sia la prima volta che mi capita di leggere un libro già letto in passato e di accorgermene solo verso la fine. Probabilmente dipende dal fatto che, invecchiando, la memoria tende a giocare questi scherzi; ma può dipendere anche dal fatto che leggendo decine e decine di libri all'anno, qualcuno può capitare di dimenticarselo, specie se magari alla prima lettura non è risultato essere particolarmente interessante. Oppure può dipendere da tutte queste cause messe insieme. Boh, non lo so.

Comunque, questo romanzo mi è piaciuto. L'ho trovato realistico e attuale, molto diretto e con pochi fronzoli. È un libro che indaga gli abissi in cui può cadere l'animo umano, abissi in cui si può precipitare crescendo, come Pietro, il ragazzino 12enne protagonista, in un piccolo e chiuso paesino, con una madre in costante crisi di nervi e un padre alcolizzato e psicopatico. È un romanzo sulla disperazione e la disillusione, crudo, pessimista, con un linguaggio spesso diretto ed esplicito, quasi brutale, un romanzo da evitare se si amano i lieto fine, anche se, alla fine, tutto sommato un semi-lieto fine c'è.

Non ricordo le impressioni che mi fece quando lo lessi la prima volta (d'altra parte, se ho dimenticato di averlo letto, un motivo c'è), ma quest'ultima lettura non credo mi lascerà indifferente.

3 commenti:

giorgio giorgi ha detto...

Forse quando l'hai letto la prima volta non eri forte psicologicamente come ora e te ne sei tenuto inconsciamente un po ' lontano e l'hai un po' rimosso. Di abissi c'è ne sono tanti in giro, te lo dico per esperienza, e molto spesso dove sono invisibili e non te li aspetteresti proprio. Estinta roba riuscire ad accettare che esistono e che puoi guardarli senza scappare via!

giorgio giorgi ha detto...

È tanta roba riuscire...

Andrea Sacchini ha detto...

Sì, immagino sia un lavoro immenso riuscire a guardarli e a lavorarci su. Francamente, spero di non dover mai essere costretto a scoprire quanto.

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