mercoledì 25 agosto 2021

Era il più tranquillo

Non ho mai amato particolarmente i Rolling Stones. Sì, ho un paio di cd, conosco i loro classici, ma niente di più. Però Charlie Watts mi è sempre piaciuto. Come personaggio, dico. Lui, di quella banda di masnadieri tutta droga, sesso e rock'n'roll era il più tranquillo, sul palco e fuori. Lui faceva il suo mestiere come un buon artigiano, senza eccessi e senza scalmanarsi. Un lavoro abbastanza sottotraccia ma importantissimo. Se vi è capitato di vedere qualche loro concerto su YouTube, o, se avete avuto la fortuna, dal vivo, vi sarete accorti che mentre sul palco succedeva il finimondo, lui se ne rimaneva tranquillo al suo posto, senza scomporsi più di tanto. Certo, era un batterista, ed è noto che i batteristi non possono correre di qua e di là per il palco, ma sono vincolati ai loro tamburi, a differenza del cantante, del chitarrista o del bassista, che col loro strumento a tracolla possono andare più o meno dove vogliono. 

Ma la "tranquillità" di Watts era testimoniata anche dal kit con cui suonava. Un kit minimale e sempre uguale: cassa, rullante, tom, timpano, charleston, crash e ride. I fondamentali. Stop. Laddove gran parte dei batteristi delle più blasonate rock band odierne e passate hanno quasi sempre sfoggiato batterie tipo Titanic, con talmente tanti pezzi che chi c'era dietro scompariva e veniva da chiedersi come facesse con le bacchette ad arrivare dappertutto. Watts era l'opposto: lui giganteggiava e la batteria, minimale, era lì al suo servizio. Probabilmente anche perché Watts veniva dal jazz, dove conta molto la sostanza e molto poco l'apparenza. Dava l'idea di uno che col rutilante e sfavillante mondo del rock, e tutto ciò che gli ruota attorno, non c'entrasse niente. Era sposato dal 1964 ed è rimasto a fedele a sua moglie fino alla morte, a riprova che, forse, con quel mondo lì non c'entrava effettivamente niente.

8 commenti:

  1. Neanche io mai impazzito per i Rolling Stones, e faccio fatica a considerare Watts tra i primi dieci al mondo, ma sul fatto che fosse il meno pazzoide del gruppo, concordo appieno.
    p.s. io amo Terry Bozzio alla batteria. Uno che invece può suonare un miliardo di elementi, tom tom a semitoni, e piatti a non finire; uno step oltre il battersita che "tiene il ritmo", ma che inizia ad essere uno che crea armonie.

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    1. Mah, sai, le classifiche in genere lasciano il tempo che trovano, anche perché sono soggettive e ognuno si fa la sua. Terry Bozzio è stato un capostipite e migliaia di batteristi si sono ispirati a lui.
      Io, però, ho sempre diffidato un po' di chi esibisce batterie spropositate. I grandi virtuosi della batteria, da Gene Krupa a Buddy Rich a Vinnie Colaiuta e altri non hanno mai ostentato batterie astronomiche, ma hanno sempre espresso il loro virtuosismo su batterie "normali".
      La genialità e il talento non dipendono dal numero dei pezzi di una batteria, ma da cosa questi genî riescono a tirare fuori anche da batterie come quella di Watts.

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  2. Da grande ascoltatore di rock ma non da esperto aggiungo un batterista a me caro: John Densmore dei Doors.

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    1. Non lo conosco, ma approfondirò, sono curioso.

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  3. Mio padre è un superfan dei Rolling Stones sin dagli anni sessanta. Keith Richards è uno dei suoi idoli. Era molto triste oggi quando mi ha parlato di Watts perché si è lasciato andare nel suo fiume di ricordi e fallimenti

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    1. Mi spiace. Succede, quando un personaggio a cui siamo legati se ne va: riaffiorano ricordi, situazioni, cose vissute, belle o meno belle che siano.

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  4. Fra la famosa sfida (inventata) fra Stones e Beatles, ho sempre preferito i Beatles, comunque C. WATTS era un Capo alla batteria. Ti confermo che un buon batterista anche di punk non ha bisogno di tanto per suonare, forte, piano o dedicato.

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    1. Anche io ho sempre preferito i Beatles, più musicali, più sofisticati, più melodici.
      Questione di gusti, ovviamente.

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