Comunque, questo romanzo mi è piaciuto. L'ho trovato realistico e attuale, molto diretto e con pochi fronzoli. È un libro che indaga gli abissi in cui può cadere l'animo umano, abissi in cui si può precipitare crescendo, come Pietro, il ragazzino 12enne protagonista, in un piccolo e chiuso paesino, con una madre in costante crisi di nervi e un padre alcolizzato e psicopatico. È un romanzo sulla disperazione e la disillusione, crudo, pessimista, con un linguaggio spesso diretto ed esplicito, quasi brutale, un romanzo da evitare se si amano i lieto fine, anche se, alla fine, tutto sommato un semi-lieto fine c'è.
Non ricordo le impressioni che mi fece quando lo lessi la prima volta (d'altra parte, se ho dimenticato di averlo letto, un motivo c'è), ma quest'ultima lettura non credo mi lascerà indifferente.
Forse quando l'hai letto la prima volta non eri forte psicologicamente come ora e te ne sei tenuto inconsciamente un po ' lontano e l'hai un po' rimosso. Di abissi c'è ne sono tanti in giro, te lo dico per esperienza, e molto spesso dove sono invisibili e non te li aspetteresti proprio. Estinta roba riuscire ad accettare che esistono e che puoi guardarli senza scappare via!
RispondiEliminaSì, immagino sia un lavoro immenso riuscire a guardarli e a lavorarci su. Francamente, spero di non dover mai essere costretto a scoprire quanto.
EliminaÈ tanta roba riuscire...
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