Il "peso" della Resistenza
Mi è capitato, qualche tempo fa, di discutere con un mio collega di Resistenza, partigiani ecc., e di sentirmi dire (un ritornello piuttosto usuale in una certa parte politica) che l'importanza della Resistenza, qui intesa come importanza militare, nella guerra di liberazione è stata praticamente insignificante, se non nulla, e che senza l'intervento alleato non avremmo mai vinto. Non è così, naturalmente, e chiunque abbia letto qualcosa ad esempio di Cesare Pavese, ma anche di altri, sa benissimo che quando gli alleati varcarono la linea del Po, molte delle grandi città del nord come Milano, Torino e Genova, erano già state liberate dai partigiani.
Mi è venuta in mente questa cosa mentre ascoltavo Alessandro Barbero parlarne nei primi dieci minuti dell'intervento che ripubblico qui di seguito, dove si confuta, documenti storici alla mano, la teoria dell'irrilevanza militare della Resistenza. Ma la parte interessante sta nel concetto che, indipendentemente dalla peso militare nella liberazione, la Resistenza è stata importante per il suo valore morale e d'immagine per il nostro paese, perché ha rappresentato quella parte d'Italia che non si è genuflessa alla dittatura nazifascista ma ha preso le armi e l'ha combattuta.
Ma Barbero lo spiega molto meglio di me.
Commenti
Ricordo ancora, ero in prima superiore, la mia prof di psicologia e il suo distribuire libri di storia, suoi personali, che raccontavano altro da quel che credevo di sapere. Leggendoli, mi pareva di commettere un sacrilegio. Anche quella della professoressa Lamberti è stata Resistenza.
Ciao Andrea, post interessante.
In ogni caso, sia come sia, sono contento che ci sia stata e che abbia collaborato con gli alleati.
Ciao Sari, grazie.
Lessi illo tempore, 'Il sangue dei vinti...
L'ho poi sempre tenuto d'occhio G.P. e non mi ha meravigliato quando ha fatto comunella con Feltri e Belpietro.