domenica 22 agosto 2021

L'amico

Lo scorso weekend è tornato qua un amico che è via da vent'anni, forse anche di più, e che una volta abitava qui vicino a casa mia. Ogni tanto si fa vedere, poi se ne va di nuovo. Abbiamo trascorso tutta l'infanzia assieme ed eravamo legatissimi. Solo a scuola non siamo stati insieme perché lui ha un anno meno di me. Poi, una volta cresciuti, ognuno ha imboccato la propria strada e ci siamo persi di vista. 
 
Dopo le medie lui iniziò a lavorare facendo il piastrellista, mestiere che gli insegnò suo padre. Se ne andò presto, suo padre, ma ormai il mestiere il mio amico l'aveva imparato e cominciò a cavarsela da solo. All'età di vent'anni, più o meno, raccolse le sue cose e si trasferì a Dubai, negli Emirati Arabi, dove vive ancora oggi. All'epoca là era tutto in espansione, c'era una specie di boom economico che ricordava un po' quello dei nostri anni Sessanta. Non fu difficile per lui, che ha sempre avuto una certa intraprendenza, mettere a frutto il mestiere che gli aveva insegnato suo padre. Iniziò a lavorare sotto una ditta, poi, piano piano, riuscì a mettersi in proprio e a fare successo. 

Qualche anno fa, durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti, ha conosciuto una ragazza originaria della Nigeria che fa la hostess per una compagnia aerea degli Emirati Arabi. Si sono sposati e oggi hanno una bellissima bambina mulatta di cui non ricordo il nome. Ogni tanto questo mio amico, che praticamente vive sugli aerei tra gli Emirati Arabi e gli Stati Uniti, torna qua al paesello a trovare gli amici d'infanzia. Ma non spessissimo, a volte tra un suo ritorno e l'altro passano anche anni, e ogni volta ci racconta cosa fa, cosa succede dall'altra parte del mondo, nei posti dove vive e lavora. E io, che sono nato qui e ho trascorso tutta la vita senza quasi mai mettere il naso fuori dal mio paesello, non so mai cosa raccontargli.

17 commenti:

  1. Be'.. fagli leggere il blog, perché di cosa da raccontare ne hai un bel po' invece.. ;)

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  2. Bravo Franco, sottoscrivo il tuo commento. Il mondo è diviso in due parti, una interiore e l'altra esteriore e chi non va in giro per il mondo fuori può farlo nel mondo che c'è dentro di lui, che non è meno interessante dell'altro...

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    1. Parte della mia soggettività è nelle cose scrivo qui, e mi viene abbastanza naturale esternarla. Può sembrare paradossale, ma provo molta più ritrosia a farlo parlando personalmente con le persone. Devo essere molto in confidenza con un altro, per farlo, e con questo mio amico, perso di vista molti anni fa, quel tipo di confidenza è ormai andata perduta.

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    2. Per parlare con qualcuno della propria interiorità ci vogliono delle condizioni, non lo si può fare con tutti. Soprattutto bisogna che l'altro abbia il desiderio di ascoltarci, che gli faccia piacere, che sia davvero curiosi di conoscerci, che non giudichi e che rispetti la nostra diversità, che non pensi che quello che vale per lui debba valere anche per noi, altrimenti non ha senso. Perché ci esponiamo molto di più a parlare di quello che c'è dentro di noi che non a parlare degli Emirati Arabi o in Nigeria.

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  3. Uno come te che non sa cosa raccontare..?
    Dai, impossibile crederci!
    Stavolta hai voluto essere veramente pessimista con questo post🤗

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    1. Il sottotitolo del blog non è casuale, in fondo :-)

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  4. Pienamente d'accordo con Franco e con Giorgio, sulla vastità di un mondo interiore che non si finisce mai di esplorare, e naturalmente anche con Max...
    Io da tempo si può dire che non viaggio più, ma penso che sia nel girare il mondo che nello stare a casa ci siano, anche solo banalmente e praticamente, molti aspetti positivi e altrettanti negativi.
    Comunque proprio stamattina la mia passeggiata è stata rovinata dalla visione di una di quelle orribili navi-grattacieli-alveari da crociera che stava attraccando, e magari sarò in qualche modo razzista ma ho qualche dubbio che quel tipo di turisti, o almeno la maggior parte di loro, alla fine della crociera possa dire di conoscere i luoghi del mondo toccati con il mostro galleggiante (scusate lo sfogo, ma ogni volta è un pugno negli occhi e nello stomaco, per tacer dei polmoni a causa dell'inquinamento, ben visibile peraltro dal colore di quel che usciva dal fumaiolo).

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    1. Credo, se la memoria non m'inganna, che sia stato Guccini a distinguere tra turisti e viaggiatori. Non sono i primi che conoscono veramente i posti in cui vanno, nonostante tendano e rivendicare questa loro conoscenza, ma i secondi.

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  5. Evidentemente la tua vita doveva svolgersi al paesello e va bene così. Il tuo carattere, le tue disposizioni, i tuoi valori ti hanno forse legato indissolubilmente al tuo luogo di origine.
    Si può avere una vita molto intensa anche senza spostarsi da una parte all'altra del globo, quando l'esistenza interiore è ricca di pensieri, immagini, fantasie, voglia di imparare, curiosità. ;)
    Ciao, Andrea.

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    1. Diciamo che io sono un tipo di viaggiatore particolare: viaggio coi libri. Francis de Croisset diceva che lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno, se non ricordo male. Io un treno lo potrei anche prendere, ma in fondo non è male neppure viaggiare coi libri.
      Ciao Romina :-)

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  6. Avete fatto percorsi diversi,il tuo assomiglia più al mio, forse perchè di quello che vediamo ogni giorno, non ci stanchiamo mai.

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    1. Probabilissimo. Io, ad esempio, sono legatissimo al luogo in cui vivo: Santarcangelo, le colline su cui vado a camminare.
      Posti che amo e che non mi stancano mai.

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  7. Nell'epoca del turismo di massa, il tipo del vero viaggiatore è raro. "La vera meta è il viaggio", dice sempre un mio amico scrittore. Spostarsi da un aeroporto a un albergo,per poi chiudersi in un museo, è viaggiare? "I confini della tua anima non troverai mai per quanto tu possa viaggiare", commenta Eraclito. Insomma chi è il vero viaggiatore? Colui che profondamente sperimenta le voragini che sono in lui. Ciao, Andrea.

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    1. "La vera meta è il viaggio", un concetto ribadito più volte anche da De André, il quale, in Khorakhané, scriveva: "Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare".
      Ciao, Ettore.

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  8. C'è dunque molto più senso del viaggio nel tuo vagabondare per le colline di Santarcangelo, nell'erranza letteraria che elimina ogni confine pretestuoso per ritrovare l'unità.

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